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Bitcoin e cripto legali in Russia | Ma per gli exchange cambierà…

2 anni fa
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Il Ministero delle Finanze l’avrebbe alla fine spuntata. Vi abbiamo già raccontato su Criptovaluta.it delle cripto a Mosca e della lotta piuttosto arcigna tra ministero e banca centrale che stava tenendo banco.

Con il ban ormai completamente fuori discussione, si è affacciata una proposta di legge che potrebbe cambiare in modo importante le carte in tavola nel paese. No, non si parla di rendere le cripto legal tender, ma di avere un framework per quanto possibile chiaro per operare.

Una buona notizia per il settore anche in termini di reach, sulla quale possiamo investire con eTorovai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il top del FINTECH – intermediario che ci permette di investire sul top del mercato cripto anche con strumenti molto avanzati.

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In Russia saranno legalizzati i pagamenti in cripto: cosa cambia nel paese

Una buona notizia in termini di reach per l’intero comparto, anche se nella legge (che deve essere ancora approvata) ci sono anche altre questioni, relativamente stringenti, che riguardano exchange e altri operatori del settore. Ma procediamo con ordine.

Il ministero delle Finanze di Mosca sembrerebbe aver vinto la battaglia contro la banca centrale, con la seconda che aveva esercitato pressioni piuttosto importanti per portare il Cremlino al ban totale di Bitcoin e del resto del comparto. La vittoria sarebbe simboleggiata dal draft che è stato pubblicato da Kommersant.

Da un lato si renderebbero legali infatti i pagamenti in cripto (senza però alcun obbligo di accettarli da parte degli esercenti o delle imprese), dall’altro si offrirebbe nel paese per la prima volta un framework legale entro il quale muoversi, tanto per gli exchange, quanto per i comuni cittadini e anche i miner.

  • Le regole per gli operatori? Piuttosto stringenti

Per quanto riguarda gli operatori ci saranno delle regole relativamente stringenti. Gli exchange dovranno avere un capitale sociale di almeno 30 milioni di rubli (al cambio attuale circa 3,3 milioni di euro), mentre chi vorrà gestire delle piattaforme di trading dovrà averne più del triplo. Somme importanti che stanno già causando qualche protesta nel paese, dato che con barriere di ingresso così importanti soltanto i grandi gruppi che operano nel paese sarebbero in grado di continuare.

In aggiunta ci sono anche delle regole molto restrittive per quanto riguarda AML (le norme anti-riciclaggio) e KYC, ovvero il gruppo di norme che puntano all’identificazione del cliente. Ultima norma che riguarda gli exchange riguarda l’obbligo, se la legge dovesse passare, di avere una presenza legale nel paese, ovvero una filiale che sia incorporata secondo le leggi di Mosca.

Non è soltanto una questione di pagamenti: è un compromesso

Un compromesso che dovrebbe placare le ansie della banca centrale russa e permettere comunque anche a chi fa mining di operare, sebbene con registrazione in apposito albo e tutta una serie di obblighi legali.

Con qualcuno che afferma che un recinto così restrittivo potrebbe addirittura spingere in molti a spostarsi verso i DEX o su exchange che, de facto e de iure, diventeranno illegali all’interno del territorio russo in assenza di registrazione.

Un compromesso chiaro dunque tra Ministero delle Finanze e Banca Centrali, a quanto pare con il beneplacito di exchange molto rilevanti sul piano internazionale, a patto ovviamente che si torni a breve ad una sorta di normalità nei rapporti con la Russia.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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