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Continua la caccia ai crypto-evasori negli Stati Uniti

5 anni fa
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Qualche giorno fa riportavamo una notizia proveniente dagli USA. La community americana delle criptovalute, infatti, si è ribellata all’annuale data di pagamento delle tasse. Inizialmente sembrava fosse semplicemente un gesto di sfida, che ha portato migliaia di persone a confrontarsi su Twitter e Reddit per capire che fare dei profitti realizzati investendo nell’economia decentralizzata. Adesso, però, le istituzioni più importanti del sistema fiscale statunitense ammettono le loro colpe.

Ormai la data per la presentazione della dichiarazione dei redditi è passata, con non poche critiche. Nei prossimi mesi vedremo se seguiranno delle multe alle persone accusate di non aver pagato le tasse sulle plusvalenze ottenute con le crittomonete, ma per il momento ci limitiamo a raccontare i curiosi fatti avvenuti fino a questo momento.

Il Congresso non sa cosa dire

Il Congresso degli Stati Uniti, l’equivalente del Parlamento italiano, oggi ha inviato una lettera all’IRS. L’Internal Revenue Service si occupa di verificare che i cittadini americani paghino le dovute imposte, essendo di fatto un po’la nostra Agenzia delle Entrate. In questa lettera si legge un chiaro invito a definire, una volta per tutte, quali siano le procedure corrette per riportare i profitti ottenuti dal trading e dagli investimenti in criptovalute. In poche parole, chi fa le leggi ha chiesto ai suoi cittadini di pagare le tasse senza dire né come né quanto pagare.

Il passo indietro del Congresso è una vera e propria ammissione di colpa. Dopo le notizie che riportavano una sanguinosa caccia agli evasori, ora si legge che manca una regolamentazione della materia. Fa un po’sorridere, considerando che gli americani hanno già dovuto presentare le loro dichiarazioni e non possono più modificare quanto spedito. Probabilmente questo gesto porterà ad un’amnistia nei confronti dei possibili evasori, in vista magari di regole più chiare per il prossimo anno. Sta di fatto che quanto avvenuto fino ad ora è piuttosto imbarazzante per le maggiori istituzioni del sistema fiscale della nazione più potente al mondo.

Ora c’è da aspettarsi che l’IRS crei un pool di esperti che diano delle linee guida in materia, eventualmente da passare poi al Congresso affinché siano convertite in una riforma. Riforma all’interno della quale potrebbero essere incluse tante altre novità importanti sulle crypto, dal momento in cui sempre più influenti politici americani chiedono che venga definita una politica federale utile per tutti i governatori dei singoli stati.

Non è facile come sembra

Fin dagli albori di Bitcoin e delle altcoin c’è stato qualcuno che ha provato ad utilizzarle come metodo per evitare il tracciamento dell’identità a fini fiscali. Non è un caso che il deep web sia completamente regolato dagli scambi fatti in queste valute, permettendo ad importanti somme di denaro di confluire nell’acquisto di qualsiasi cosa in qualsiasi parte del mondo. Gli speculatori non sono grandi conoscitori dei protocolli informatici, ed in particolare chi fa uso di un exchange senza mascherare la propria identità è molto facile da rintracciare.

Il fatto è che gli speculatori non hanno né i capitali né le conoscenze dei grandi player del settore. Parliamo di persone e società che hanno seguito l’evoluzione delle criptovalute fin dal 2009 e sono perfettamente in grado di rendere la vita impossibile a chiunque provi a tracciare le loro transazioni. Qualsiasi normativa in merito rischierebbe comunque di non funzionare, per quanto al momento evadere le tasse su questi strumenti possa portare a 500.000 dollari di multa e fino a 5 anni di reclusione.

Alessandro Calvo

Web editor dall'età di 16, non manca occasione di cavalcare i trend dell'innovazione. Nella vita studia Economia e, privatamente, approfondisce i meccanismi blockchain in cui crede molto.

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