Nuovo anno, nuove regole. Almeno nel Regno Unito, dove il governo ha appena pubblicato una serie di linee guida piuttosto complete, che si occupano di tutto o quasi quanto concerne il mondo Bitcoin e cripto. Almeno a grandi linee sembra che dalle parti di Londra si voglia andare oltre la caccia alle streghe che pur sta dominando lo scenario in altre parti del mondo.
E forse quel sogno di rendere il Regno Unito una sorta di hub internazionale per il mondo cripto potrebbe effettivamente iniziare a realizzarsi. Gli indizi – per quanto ben nascosti in 80+ pagine di documento – potrebbero anche esserci.
L’effetto che tali regolamentazioni avranno sul settore è tuttora incerto. Chi ritiene che possano dare una spinta in termini di legittimità all’intero comparto può investirvi anche con eToro – vai qui per ricevere un conto di prova sempre gratis – intermediario che ci propone 78+ crypto asset a listino e la possibilità di investire anche con strumenti avanzati sia di analisi sia invece per il trading automatico con il CopyTrader.
Dipende da come vogliamo interpretare il lungo documento pubblicato dal governo di Londra – più di 80 pagine dedicate a diversi aspetti del mondo cripto e della sua possibile futura regolamentazione. Chiamando, allo stesso tempo, esperti e privati alla consultazione – anche per capire fino ad dove dovrà estendersi tale regime, anche al fine di evitare reazioni eccessive, come invece [si stanno registrando in tante altre parti del mondo.
Un documento comunque dettagliato e, passateci il termine, sul pezzo, come ne vorremmo vedere di più almeno dalle parti nostre. Un documento che testimonia come, a prescindere poi da quali saranno le volontà politiche che prevarranno, ci sia stato quantomeno uno studio approfondito.
Sono i principi di sempre, almeno secondo quanto viene riportato dal documento. Gli stessi principi che hanno informato qualunque tipo di attività di regolamentazione per i mercati finanziari del Regno Unito.
Il governo UK dice di voler rimanere agnostico in termini di tecnologia, considerando però al tempo stesso se la tecnologia di base possa essere fonte di ulteriori rischi. Ad ogni modo, in assenza di rischi evidenti e ulteriori, ci si dovrà aspettare un regime simile a quello degli asset classici.
Ovvero senza reagire eccessivamente al fenomeno e concentrandosi sulle questioni più urgenti tra quelle che dovrebbero venire sottoposte a regolamentazione.
Sarebbe ideale avere un ossatura che permetta di essere agili e flessibili, anche per ulteriori interventi futuri che non snaturino l’essenza dell’impianto regolamentare.
Rimandando al documento ufficiale per approfondimenti più specifici, rimaniamo dell’idea che l’impianto parte, rispetto ad altri che abbiamo visto nell’UE o anche negli USA, da un approccio forse più razionale, con paletti importanti per l’azione del governo e senza alcun intento di demonizzazione.
Certo, siamo in una fase preliminare e che prevederà anche l’intervento di operatori del settore, almeno in termini di opinioni. Sembra però che si possa partire con il piede giusto, per quanto a molti – e spesso ragionevolmente – certi tentativi daranno l’orticaria.
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