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Bitcoin: dito medio dallo Sri Lanka !| “Con BTC si peggiora la crisi”

Tim Draper ci ha provato, ma è tornato a mani vuote. No a Bitcoin per salvare lo Sri Lanka dalla crisi.
1 anno fa
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Tim Draper, noto miliardario del settore, ci ha provato. Arrivato in Sri Lanka, paese massacrato da una crisi economica e monetaria, ha proposto Bitcoin come panacea di tutti mali. Magari sognava un nuovo El Salvador, e invece se n’è tornato a casa con un due di picche, per non dire un dito medio. La proposta di Draper è stata infatti respinta con fermezza dalle massime autorità dello stato insulare.

Autorità che hanno detto di avere ben altri strumenti per raggiungere i loro obiettivi, e che hanno ignorato qualunque tipo di proposta Tim Draper avrebbe avanzato nel corso di un incontro durato 30 minuti o poco più. C’è da intristirsi? Probabilmente no. Ma c’è sicuramente da imparare qualcosa, anche per il futuro.

Bitcoin continua nel frattempo a muoversi all’interno del range solito degli ultimi giorni. E qualcuno con il fiuto per il lungo periodo potrebbe anche pensare di guardare oltre. $BTC è disponibile anche su eTorovai qui per ottenere il tuo conto gratuito e di prova – per un intermediario che continua ad offrire un ambiente sicuro e affidabile per fare trading, anche di breve periodo.

Sri Lanka: no a Bitcoin

No, non sarà un altro El Salvador. Lo Sri Lanka risponde con un dito medio, per quanto metaforico, alla proposta che è stata avanzata da Tim Draper, che da tempo si batte per la causa di Bitcoin e che trovandosi nel paese massacrato dalla crisi economica ha ben pensato di proporre alle massime cariche dello stato la sua ricetta. Questo almeno secondo quanto riportato da Bloomberg, che ha dettagli piuttosto succulenti sulla vicenda.

Non lo accetteremo.

Questo il primo laconico commento della Banca Centrale dello Sri Lanka, che almeno a sua detta avrebbe altri modi – e questioni più pressanti di cui occuparsi. Per poi aggiugnere per bocca del Governatore Weerasinghe:

Non vogliamo rendere la crisi peggiore introducendo Bitcoin.

E con le pive nel sacco Tim Draper ha dovuto guadagnare la porta, per quanto convincente a molti sarebbe sembrata la sua arringa a difesa di Bitcoin. O meglio, un pitch che voleva proporre al paese di sfruttare l’occasione epocale di una crisi per fare la cosa giusta.

Capirete che…

Non sono stati dello stesso avviso i papaveri della banca centrale di un paese dove i soldi non valgono quasi più nulla e dove l’uscita dal tunnel della crisi non è ancora neanche all’orizzonte.

Ma è qualcosa di cui dobbiamo necessariamente preoccuparci? A nostro avviso no. E come El Salvador non cambierà granché le sorti di Bitcoin, così non lo faranno certi rifiuti. Rifiuti che poggiano sulla paura della perdita di un monopolio e di un privilegio che nessuno lascerebbe senza colpo ferire.

La situazione di El Salvador è particolare

Quello che intendiamo dire con questo è che El Salvador aveva già perso da tempo il suo monopolio sull’emissione della moneta all’interno del suo territorio. Nel paese infatti si utilizza come valuta avente corso legale il dollaro USA. Il che vuol dire che i capoccia di El Salvador non hanno alcun potere sull’emissione di tale moneta. E che si sorbiscono l’inflazione senza ottenerne i benefici.

Situazione molto diversa in Sri Lanka, dove il governo e più in generale lo stato hanno, per interposta Banca Centrale, ancora il potere di governare la massa monetaria. Non che abbiano fatto questo gran lavoro, ma è comunque comprensibile che non vogliano rimettersi a Bitcoin, che certi giochetti non permette.

Avranno ragione loro? La riposta giusta, almeno a parere di chi vi scrive, è un sonoro chissenefrega. Non passerà dagli stati l’adozione di Bitcoin. E speriamo non passi dall’imposizione del corso legale, un’autentica beffa per una valuta nata libera e che libera vuole affermarsi.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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