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Wall Street, Cracker Barrel e una LEZIONE per chi investe in Bitcoin e crypto

Una storia assurda da Wall Street ci dice che forse non siamo noi quelli sbagliati.

Lo potremmo chiamare vibe investing, ovvero investire a sentimento. Non è una cosa che si sono inventati quegli sconsiderati delle criptovalute. È qualcosa che in realtà esiste da tempo anche nella più seria delle borse mondiali, quella di New York. L’ultimo dei casi è quello del logo di Cracker Barrel, catena di ristoranti e souvenir americana che è una di quelle storie che – vivendo ai margini dell’impero – ci siamo fortunatamente risparmiati.

Il titolo ha recuperato oggi il 4,5% dopo che l’azienda è tornata sui suoi passi in merito al cambiamento del logo (storico) dell’azienda. Via l’anziano seduto al barile, simbolo troppo chiaro dell’America che fu, e via a un più inclusivo font vinaccia su ocra. A chi ha gestito il passaggio, non deve essere arrivata notizia del vincitore delle ultime elezioni in America. Caos sui social e il titolo, dopo che l’azienda ha cancellato il piano, che torna a ruggire. A livello fondamentale? Non è cambiato assolutamente nulla. Qualcosa che abbiamo visto accadere, mutatis mutandis, anche nel mondo crypto più e più volte.

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Vibe investing: ovvero investire a sentimento anche tra quelli con la cravatta

Se sei di quelli che prima di dormire non possono che leggere qualche pagina de L’investitore intelligente di Benjamin Graham, mentore anche di Warren Buffett, sei lì lì per finire in manicomio.

Da qualche anno ormai non conta più nulla: non contano i bilanci, non contano i ricavi e non contano i profitti. Si investe a sentimento, seguendo un po’ i trend sui social e narrative che definire fantasiose è un eufemismo.

Credevamo, noi del mondo crypto, di essere i depositari di questa modalità di investimento YOLO (si vive una volta sola) e invece i cari parenti che abbiamo a Wall Street ci ricordano, ancora una volta, che quando il gioco si fa duro… non c’è nessuno che possa batterli.

  • Il caso della settimana

Non è il boom di qualche meme token o di altrettanto improbabile criptovaluta. Non è il boom di Bitcoin (che non c’è stato) e neanche quello di Ethereum.

È il ritorno dagli inferi social di Cracker Barrel, catena di ristoranti che mai avrete visitato in vita vostra e che però è stata sulle prime pagine di quasi tutti i giornali.

Idea: cambiamo il logo per mandarlo più moderno e più – dicono gli arrabbiatissimiwoke. Sparisce un vecchio signore poggiato su un barile e arriva un logo in verità assai anonimo.

Apriti cielo: non si sono accorti che ha vinto Trump? Che l’America sta tornando grande? E che gli investimenti woke non hanno più ragion d’essere? E che esser associati a certe idee non funziona? Dalla presentazione del logo il titolo ha perso 8 dollari su 62$ di quotazione al 14 agosto. Oggi recupera quasi quelli livelli perché il vecchio logo… non si farà più.

  • Non è la prima volta

Matt Levine, che è di gran lunga il più acuto e lucido commentatore di cose economiche, già nel 2021 parlava dell’Ipotesi Elon Musk.

La finanza funziona adesso così: le azioni sono di valore non in relazione al loro cash flow, ma in base alla vicinanza a Elon Musk.

Era il 2021 e la cosa riguardava Game Stop (della quale il padrone di Tesla aveva twittato), ma anche Bitcoin e Dogecoin, altro vibe investing che aveva avuto enormi effetti più sulle crypto – notoriamente più volatili – che sull’azionario.

Al tempo fu data colpa agli sconsiderati delle criptovalute, ma a guardare appunto GameStop e anche le irragionevoli – da libro di testo – valutazioni di Tesla a fronte di profitti assai modesti (rispetto alla capitalizzazione), verrebbe da chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina.

Siamo sicuri di essere noi gli scriteriati? E perché siamo sempre noi a prenderci la colpa?

Cosa possiamo imparare sul tema, se investiamo in criptovalute

Nel mondo crypto (come nel mondo azionario) i fondamentali sono utili per capire a grandi linee la tenuta di un progetto sul lungo periodo, ma sul breve e sul medio sono sempre loro, le narrative, a tenere banco.

Narrative che vogliono dire, in modo più educato, le storie che riescono e riusciamo a inventarci su quel rivoluzionario protocollo, su quest’altro rivoluzionario token. E più in generale sui mali del mondo che il progetto che abbiamo scelto andrà a risolvere.

Qualche esempio?

È da un decennio più o meno che si sente di diversi progetti che dovrebbero rimpiazzare SWIFT. Ovvero che dovrebbero rimpiazzare grossomodo il funzionamento dei pagamenti internazionali. Ci siamo sempre sgolati su queste pagine a ricordare a tutti che la cosa non è possibile. Il progetto crypto che veniva più volte associato a certe rivoluzioni ha virato sulle stablecoin, ma ancora oggi a ogni notizia che cita SWIFT e la cripto in questione… i prezzi vanno alle stelle.

Altro esempio? Ci sono stati protocolli che pur cianciando di RWA avevano poco più di un pugno di asset sulla loro chain. Sono entrati prepotentemente prima in top 100 e poi in top 50. Narrativa forte, senza fondamentali, che per un po’ ha coperto d’oro chi ha capito la cosa più importante.

Ovvero la risposta alla domanda:

Vuoi avere ragione o vuoi guadagnare sui mercati?

Perché le due cose non sempre coincidono e probabilmente coincideranno, almeno sul breve periodo, sempre meno.

E in un contesto del genere, affidarsi alla solidità di una valuta che ha una politica monetaria fissa, che ha un codice analizzabile da tutti e che è protetta da enormi consumi di energia… potrebbe essere l’ultima ancora di salvezza in un mondo che – dicono in tanti – sta andando davvero a rotoli. Anche a Wall Street.

Con una nota finale: certi fondamentali continuano a servire. Stasera ci saranno le trimestrali Nvidia (qui tutti i dettagli) e c’è già chi è a caccia di ansiolitici per superare la serata.

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