Delle crisi, avevamo detto, non si butta via niente, un po’ come accade per il maiale. Dopo 20 miliardi (stima assolutamente per difetto) di dollari di liquidazioni, c’è chi ha deciso di organizzare attacchi a nuovi e vecchi concorrenti. Questo per approfittare dello stato di scarsa lucidità nel quale versa – senza dubbio alcuno – quasi il 100% dei partecipanti a un mercato che si è liquefatto nella notte di venerdì.
Dietro la retorica solo apparentemente neutrale che sta occupando i social ci sono attacchi mirati, più o meno organizzati, più o meno trasparenti e il più delle volte obliqui. Per farci però un’idea di chi ne stia approfittando per sbarazzarsi di eventuali concorrenti, sarà il caso di mettere qualche puntino sulle proverbiali “i”. A partire dai depeg che depeg non erano nel caso di Ethena USDe.
La luce della verità e la tenebra del black marketing
I principali player del mondo crypto non si sono mai risparmiati colpi bassi. La competizione – se così vogliamo chiamarla – è da sempre condita di FUD e portata avanti da player chiave che spesso non hanno alcun rispetto della propria audience.
Questo, aggiunto alla tendenza del crypto pubblico a schierarsi come se si trattasse della squadra del cuore, contribuisce a un quadro dove informarsi diventa difficile, dove ogni condivisione rischia di alimentare i piani di altri e dove ognuno è pedina di qualcun altro.
1. No, Ethena USDe non ha “depeggato”
Il depeg è semplice da capire: quando un asset dovrebbe seguire il prezzo di un altro e invece smette di farlo, si ha un depeg. Caso tipico del passato: USDC, che aveva riserve in dollari da Silicon Valley Bank (banca che stava fallendo), perse su tutti gli exchange la parità con il dollaro. In aggiunta, dato che parte delle riserve erano in una banca in fallimento e che non aveva più liquidità, sì, potevamo parlare di depeg in quanto Circle (che gestisce USDC) non sarebbe mai stata in grado di rimborsare eventuali richieste di cambio da USDC a dollari veri.
Altro caso: l’attacco condotto contro USDT di Tether. Era il 2023, pare si trattasse di un attacco combinato e USDT perse la parità con le altre stablecoin anche su Curve. Tether però continuò a offrire il cambio 1:1 con il dollaro, quindi fu improprio parlare di depeg.
Caso del weekend: USDe di Ethena ha perso la parità su quasi tutti gli exchange (a causa di volatilità di mercato). Su Binance è arrivata a valere addirittura solo 0,65$. Un depeg? Anche in questo caso no, perché Ethena ha continuato a offrire senza problema alcuno cambio 1:1 contro il sottostante. È stato un problema legato alla liquidità legata a certe coppie su certi exchange. Certamente non un problema non imputabile a Ethena.
2. Ethena USDe è una stablecoin… fino a un certo punto
Siamo stati tra i pochissimi a livello mondiale a segnalare subito che dichiarare USDe una stablecoin fosse un’eccessiva semplificazione. Dietro USDe c’è in realtà un trade che punta a sfruttare la tendenza dei funding rate dei contratti futures perpetual che favoriscono gli short rispetto ai long (i long il più delle volte pagano una percentuale ricorrente agli short, appunto).
Il prodotto è ben congegnato e anche in momento di crisi non teme granché di perdere granché il controvalore a garanzia. Ma si tratta comunque di qualcosa di molto diverso dalle stablecoin con riserva.
3. La DeFi è spesso meno DeCentralizzata di quanto si pensi
Tanti protocolli DeFi si sono comportati meglio del previsto anche perché hanno dei sistemi integrati (talvolta piuttosto grezzi, ma funzionano) per evitare quanto capitato principalmente su Binance.
Nel caso di USDe, diversi protocolli non permettono la libera fluttuazione del prezzo, ma assumono – tramite codice – che il valore di 1 USDe sia costante a 1 USD.
In realtà è più complicato di così, perché Ethena offre rassicurazioni costanti, tramite PoR, a tali protocolli. Tuttavia è una soluzione grezza, ma migliore di quella di lasciar fluttuare il prezzo di un asset che non può essere infinitamente liquido, almeno su certe piazze.
Chi però ritiene la DeFi come il trionfo della matematica dovrà ricredersi: c’è tanto che è implementato per evitare che i numeri facciano… il loro disastroso corso.
4. La liquidità non può essere infinita
Non esiste una liquidità infinita. La liquidità in ogni dato momento è finita, nel senso che ha una grandezza massima specifica. Più token sono listati sugli exchange, più quella liquidità si deve distribuire.
Dalla performance del grosso delle altcoin di seconda, terza… ultima fascia è chiaro che tanti scambi stiano in piedi soltanto fino a quando i market maker hanno la forza di tenerli in piedi. In eventi come quello di venerdì, tale liquidità non è sufficiente per permettere una riduzione della leva su tutto il mercato in modo ordinato.
5. Anche una leva 2x è eccessiva
Data la possibilità di eventi estremi – come quello di venerdì – la leva deve essere considerata come potenzialmente eccessiva sempre.
Sul tema torneremo a breve anche in relazione alla finanza tradizionale, perché una semplice leva 3x ha recentemente portato alla liquidazione di un ETF su titoli… della TradFi.
Il nostro consiglio è quello di stare sempre molto attenti a esporvi, anche su asset apparentemente solidi. La costruzione di un portafoglio non può prescindere dal mettersi al riparo da certi eventi. Utilizzare leva su asset così volatili vuol dire aprire una breccia nelle mura che dovrebbero difendere noi stessi.
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