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Ora basta! I BIG vogliono un mondo crypto di GIARDINI RECINTATI

È ora forse di fermarsi. Ognuno vuole il suo giardino recintato, che va contro la filosofia stessa della DeFi.

Non siamo consulenti di nessuno. E mai ci permetteremmo di consigliare a società quotate come comportarsi durante la recente corsa al mondo crypto. Una corsa che passa dagli investimenti diretti (come quelli delle treasury), ma anche dalle stablecoin. Tutti vogliono la loro: l’anno scorso, fiutando l’affare prima di altri, ci ha provato PayPal.

Poi sono arrivate in ordine sparso tante diverse aziende del mondo dei pagamenti che fu: Deutsche Bank ha lanciato una stablecoin tramite una sua controllata. Santander starebbe considerando evoluzioni dello stesso tipo e – è notizia della scorsa settimana – ci starebbe provando anche Western Union.

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Quest’ultima storia è di gran lunga la più emblematica. Perché abbiamo davanti una società che è stata di gran lunga la più colpita dall’apertura degli USA al mondo delle stablecoin. Questo sarà un approfondimento destinato non solo a chi conosce il mondo crypto, ma anche a chi vuole capire di più sul perché le stablecoin sono così centrali in tutte le discussioni che riguardano i moderni sistemi di pagamento.

Cosa sono le stablecoin e perché tutti le vogliono

Le stablecoin sono delle criptovalute con valore ancorato al dollaro USA, all’euro o ad altre valute classiche.

Questo ancoraggio (il peg, in inglese) viene garantito da riserve. Tether e USDC, i due principali attori di questo settore, lo garantiscono con titoli di stato e – nel primo caso – con altri investimenti relativamente sicuri.

Tali emittenti di stablecoin non sono opere pie. Al contrario, sono società che guadagnano miliardi raccogliendo gli interessi sulle loro riserve. Quando acquisiscono dollari per emettere nuovi token, li investono in titoli di stato USA che in questa fase storica rendono parecchio.

  • Perché sono così richieste?

In principio perché avevano una forma che permetteva di utilizzarle nella finanza decentralizzata e anche perché versare denaro normale agli exchange crypto era difficile.

Era molto più comodo farlo con le stablecoin – che comunque venivano cambiate ovunque 1:1.

  • Perché sono così popolari ora?

Perché in tanti, in particolare nei paesi emergenti, le utilizzano per difendersi dall’inflazione. Altri le utilizzano per pagamenti trans-nazionali (spostarle costa pochissimo). Altri ancora continuano a usarle per il trading crypto.

Gli USA hanno recentemente approvato una legge che ne fissa i canoni, che evita di ammazzare il settore e che ha reso questo comparto molto più attrattivo per banche e vecchi gestori di sistemi di pagamento.

La preistoria di Western Union

Western Union utilizza sistemi antiquati e costosi per spostare il denaro da una parte all’altra del mondo. Il problema di fondo è che c’è da gestire una quantità enorme di contante – che deve essere talvolta anche fisicamente spostato – e che il denaro digitale tra le diverse giurisdizioni viene comunque spostato tramite banca.

Costi stellari, per offrire un servizio praticamente in tempo reale, molto gettonato anche perché i destinatari di certi trasferimenti non hanno accesso a conti bancari.

Le stablecoin risolvono questo problema. Se un emigrato invia denaro a casa in forma di stablecoin, chi lo riceve non avrà grandi difficoltà a convertirlo in valuta locale. Nei paesi emergenti il cambio da stablecoin a contante è molto diffuso, con costi comunque molto inferiori rispetto a quelli di Western Union.

Tant’è che la vittoria di Trump – dalla quale è conseguita la vittoria del mondo crypto e delle stablecoin, ha portato il titolo di Western Union a perdere quasi il 20% da inizio anno, con la flessione del titolo che si è accentuata proprio con il progredire del GENIUS ACT, ovvero la legge USA che ha di fatto integrato il mondo stablecoin nella vecchia finanza e economia dei pagamenti.

La trovata (non) geniale di Western Union: una stablecoin propria

Mentre la minaccia delle stablecoin turba i sonni della dirigenza di Western Union, il CEO si presenta da Bloomberg e racconta della volontà del gruppo di valutare l’emissione di una propria stablecoin. Sarebbe un notevole caso di due piccioni con una fava:

  • Meno dipendenza dal sistema bancario;
  • Strumento per combattere quelle stablecoin che stanno togliendo sonni e profitti;

Sembrerebbe una buona idea, se non fosse che il mondo stablecoin, come quello del software, non ama particolarmente avere 200 versioni dello stesso prodotto, soprattutto se poi alcune di queste arriveranno in ritardo rispetto ai leader.

La volontà di difendere il proprio recinto

Queste avventure – che finiranno per costare tanto alle aziende che le tentano – hanno un’origine comune, che è nell’avidità che porta poi a difendere il proprio recinto costi quel che costi.

Chiaramente è difficile che Western Union si presenti da sola con i libri in tribunale perché il suo business model ha sempre meno senso. Ed è chiaro anche che il gruppo non fallirà a breve.

Tuttavia, è opinione di chi vi sta scrivendo, non sarà la creazione di una nuova stablecoin a risolvere i problemi del gruppo.

Anche un gigante dei pagamenti puramente digitali come PayPal sta facendo enorme fatica a far utilizzare il proprio PYUSD. Con i tassi di interesse che si presuppongono in calo tra 2025 e 2026, la questione guadagnare dalle riserve diventa inoltre una torta molto meno accattivante. Una torta molto meno… remunerativa.

Tutto questo mentre ci sono soluzioni già pronte, già diffuse, già con prodotti integrati e che possono pagare anche rendimenti per il solo fatto di aver commercializzato il prodotto. Vedi il caso di Circle con Coinbase, con l’exchange crypto che riceve quasi il 100% degli interessi maturati dalle riserve di Circle ma su token emessi tramite Coinbase.

La tecnologia – soprattutto quando diventa diffusa – tende a diventare un monopolio, scelto anche per effetto network. Pensare che Western Union possa effettivamente guadagnarsi un posto al sole semplicemente per essere stata parte dell’industria dei pagamenti per decenni è semplicemente assurdo.

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