Cinque snodi fondamentali dei mercati finanziari e dei pagamenti passeranno per le infrastrutture crypto. Fino a qualche settimana fa lo affermavano soltanto i sognatori più naive tra gli investitori e appassionati del comparto. Oggi sono in pochi a non crederci.
Nonostante qualche resistenza – soprattutto in Europa – il destino sembrerebbe essere già segnato. Con una questione aggiuntiva: questa volta non si tratta di hype da mozzarelle certificate onchain, ma di giganti del settore finanziario che hanno deciso che questa infrastruttura serve, è utile, è superiore a quella attuale e siccome la pagano gli altri…
Questo editoriale cercherà di fissare qualche punto e di indicare i binari lungo i quali correrà il futuro. Come tutto ciò che viene pubblicato da Criptovaluta.it®, anche questo approfondimento rimarrà perpetuamente online. Così da permettere a tutti di verificare le nostre affermazioni.
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5 chain, 5 token, 5 cambiamenti
Non è il 5-5-5 di Oronzo Canà, ma il frutto di ragionamenti che facciamo da tempo in redazione e che toccherà a me mettere nero su bianco. Senza fatica alcuna, perché sono ragionamenti che sono andati avanti nel tempo, che hanno ricevuto importanti conferme dai mercati e che siamo pronti a regalare al mondo (anche mettendo a rischio la nostra credibilità).
Il problema dei pagamenti è stato risolto
Primo punto: il mondo ha scelto il formato ideale dei pagamenti. È quello delle stablecoin: si spostano alla velocità della luce, sono solide, ora hanno anche leggi che obbligano gli emittenti a pratiche più sicure e trasparenti.
Circle, ma anche Tether, insieme a tanti altri gestori che emergeranno ora che ci sono regole più chiare. La tecnologia c’è, funziona meglio della miriade di database che non comunicano tra loro, sopra i quali è costruito il sistema di pagamenti di oggi.
Una bugia: non è vero che non c’è controllo statale. Non è moneta privata. Dietro ogni dollaro o euro delle stablecoin ci sono depositi, tra le altre cose ora regolati per legge sia negli USA sia in Europa.
Il Bastian Contrario: BCE, che ormai quasi da sola continua a insistere sull’Euro Digitale. Perderà.
Asset e titoli: sarà tokenizzato tutto
Sarà davvero tutto tokenizzato. Non lo diciamo noi, ma i pezzi da 90 di Wall Street. Anche qui il mondo blockchain ha avuto delle letterali praterie da conquistare. I sistemi che animano i mercati di oggi sono vecchi, costosi e lenti. E tengono tanto capitale bloccato.
Larry Fink aveva già avvisato i suoi clienti: è ora di rendere certi mercati più democratici. La blockchain – di Ethereum ma anche altre – è lo strumento per farlo.
Bugia: cambierà tanto per gli investitori. Non è vero. Il grosso del cambiamento sarà dietro le quinte e il grosso della popolazione mondiale neanche se ne accorgerà.
Bastian Contrario: ancora una volta l’Europa, dove in passato è stato detto di no e dove nel presente e nel futuro probabilmente si dovrà ricorrere allo strumento dei CFD… a loro volta tokenizzati.
Riserva di valore: c’è Bitcoin e poco altro
Anche qui ha vinto Larry Fink. È andato in giro vendendo Bitcoin come riserva di valore per il futuro, digitale e migliore dell’oro, una scommessa sulla sfiducia che il mondo ha dei governi e del loro modo di gestire le finanze pubbliche.
A guardare i numeri ha avuto ragione. C’è chi lo ritiene un incantatore di serpenti, chi un abile venditore, chi uno poco innamorato del settore. Poco male, non è quello che ci si deve aspettare da BlackRock.
Bugia: Bitcoin è anche altro. Non è soltanto una riserva di valore e già oggi è un sistema di pagamento resiliente, a basso costo e sicuro.
Bastian Contrario: tante banche stanno cambiando idea. Tuttavia sono ancora tante a analizzare Bitcoin tenendo conto soltanto letture passatiste. Ovvero quelle che ritengono Bitcoin poco più di un asset speculativo. O forse anche meno.
Infrastrutture centralizzanti piacciono
Sembrerà assurdo per un mondo che è nato per decentralizzare il denaro, ma la verità è che tutte quelle infrastrutture onchain che permettono una gestione minuziosa delle regole stanno avendo la meglio.
Le stablecoin possono bloccare fondi su richiesta dei governi – e per questo piacciono tanto.
Lo stesso sarà poi dei mercati degli asset tokenizzati: tutti quegli ecosistemi dove le regole possono essere inserite in uno smart contract e gestire il mercato in modo minuzioso saranno preferite. Oltre alla già citata Ethereum, da guardare anche Solana, così come Avalanche e altre della stessa risma.
Bugia: la decentralizzazione non vincerà. Tanti mercati rimarranno centralizzati, anche se l’infrastruttura sarà pubblica.
Bastian Contrario: tanti protocolli si ostinano a voler offrire repliche sintetiche di mercati tradizionali. Verranno schiacciati dai regolatori.
Comunicare è importante
Le chain non comunicano tra loro. Devono fare ampio ricorso a tutta una serie di strumenti per scambiare asset verso altri ecosistemi. Questo vuol dire che i protocolli di comunicazione saranno sempre più importanti.
Chainlink è uno degli esempi più fulgidi: non solo offre un servizio di oracoli, ma anche un protocollo di passaggio da chain a chain. C’è poi Wormhole, selezionato da diversi progetti di punta. Ne arriveranno altri.
Bugia: sarà tutto su una sola chain? Assolutamente no. C’è spazio per tante chain – e ciascuna sarà in grado di attirare diversi profili di emittenti.
Bastian Contrario: c’è chi ritiene che le blockchain siano troppo poco efficienti per gestire certi mercati. Non è vero. O meglio, non sono meno efficienti dei sistemi attuali.
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