Siamo a un punto di svolta. Non è detto che a guadagnarne saranno gli investitori arrivati nel mondo crypto per tempo – ovvero in anticipo sul resto del mondo – ma potrebbe comunque essere un ottimo segnale. Sono diversi i grandi gruppi della finanza tradizionale che ormai hanno sposato la causa della blockchain. Quasi tutte negli USA, ma come vedremo nel corso di questo approfondimento, non è necessariamente un problema.
Sul tema si sono espressi recentemente in tanti, da Mark Wilson di Goldman Sachs a Paul Atkins di SEC: il mercato dei capitali si sposterà – tutto? – onchain. E la cosa potrebbe cambiare non solo il modo in cui investiamo, ma anche cosa consideriamo essere un buon investimento o meno.
C’è ancora tanto lavoro da fare
Mark Wilson di Goldman Sachs è stato piuttosto cristallino sul tema:
Nonostante ci sia tanto lavoro da fare, la possibilità di portare il mercato dei capitali USA sulla blockchain sta diventando sempre più chiara.
Non è un parere da poco. Anche perché dovrà essere aggiunto a quanto avvenuto nel corso degli ultimi giorni da parte di diversi dei top player del mondo finanziario.
- Nasdaq
Nasdaq ha inviato a SEC una richiesta per la tokenizzazione delle azioni della borsa che controlla. Sarebbe la borsa più importante al mondo a finire onchain (anche se non sappiamo tramite quale protocollo), aprendo così all’arrivo anche di tutti gli ingranaggi di liquidità che ruotano intorno a quello specifico gestore.
- Galaxy ha lanciato le proprie azioni onchain
Galaxy ha tokenizzato le proprie azioni: non è certamente l’azienda più rilevante degli USA, ma ha rapporti con tutti i grandi player anche della finanza tradizionale – e ha mostrato che si può già fare quanto in tanti considerano essere un sogno futuro.
- Gli exchange si stanno dando da fare
Da Kraken a Bitget, passando per tanti altri top player, si sta cercando di mostare quanto più utile e efficiente sarebbe fare trading di azioni e di altri titoli direttamente online.
Quali chain ne beneficeranno?
Difficile dirlo per adesso. Per ora le più lanciate sembrano essere la solita Ethereum, che essendo la più liquida e quella con lo standard maggiormente utilizzato, ha certamente maggiore facilità nell’imbarcare eventuali investitori e gestori; poi c’è Solana, che anche grazie all’ufficio di lobby aperto negli Stati Uniti avrà certamente un ruolo di grande rilevanza in questo movimento.
Ci sarà poi da vedere quali tra le altre saranno utili per la causa e riusciranno a ricavarsi un posto al sole. Noi abbiamo già parlato in passato di Avalanche – di diversi dei layer 2 su Ethereum e anche di Ripple (che però per ora si sta muovendo principalmente fuori dagli USA).
Rimarrà da valutare la posizione dell’Europa. I mercati sono frammentati, i regolatori tanti e il MiCA non si è occupato granché della questione. Sarà difficile recuperare un gap già importante, per quanto già diverse banche private hanno mosso passi nella tokenizzazione dei bond, anche in tempi non sospetti.
E per gli investitori?
Abbiamo sempre sostenuto che si tratterà di una question principalmente di infrastruttura, che ai clienti finali non verrà mostrata.
Probabilmente più che di domanda effettiva per i token delle blockchain sopracitate, sarà una questione che riguarderà più la pubblicità. Se Nasdaq dovesse scegliere una precisa blockchain, tanti altri arriveranno a rimorchio, facendo circolare nome e credibilità lì dove conta di più.
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MA ANCHE… chainlink !!!
Leggendo l’articolo noto che tra le chain citate manca il progetto che considero più indispensabile: Chainlink.
Se Ethereum è la spina dorsale, Chainlink è il sistema nervoso che connette il mondo reale con la blockchain.
Oracoli decentralizzati, proof of reserve, dati finanziari on-chain: senza di esso la tokenizzazione non avrebbe basi solide.
È probabile che nei prossimi anni vedremo ETH e LINK marciare insieme come pilastri del nuovo mercato dei capitali.
✒️ KAELIS – Analisi Operativa