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Stop a trading crypto e Bitcoin in Danimarca | Ordine per le banche!

In Danimarca arriva lo stop per il mondo crypto. Le banche come Saxo non possono investirci direttamente, anche se...
2 anni fa
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Niente crypto, siamo danesi. Nel piccolo paese europeo è FSA, la CONSOB locale, a intervenire e a proibire a Saxo Bank di interrompere ogni attività di trading nel mondo crypto e al tempo stesso di liberarsi delle sue dotazioni. Tutto questo mentre la banca afferma che tali attività erano utilizzate principalmente per coprirsi da rischi derivanti da altre attività.

Non potrà più essere però questo il caso, dato che in seguito alla decisione di FSA, Saxo Bank dovrà liberarsi di queste dotazioni e non potrà più continuare a fare trading, almeno fino all’entrata in vigore del MiCA, con FSA che ha sottolineato come fino a quella data, per la quale mancano ancora più di 12 mesi, le attività sulle criptovalute devono considerarsi come non regolamentate.

Un colpo duro per il mercato? Neanche troppo: parliamo comunque di attività minime e che non avranno alcun tipo di impatto immediato sul mercato. Tuttavia è una mossa di FSA che farà riconsiderare la bontà del MiCA, che nell’Europa delle 30 giurisdizioni diverse sulle cripto arriverà a normalizzare (e a riconoscere) il settore e anche a proteggerlo dalle decisioni di qualche zelante regolatore locale.

Ordine di cessazione di tutte le attività

L’ordine è chiaro: non si può fare trading se si è una banca in Danimarca. Chiaramente non sui mercati classici, ma su quello di Bitcoin e delle criptovalute. È questo il messaggio che FSA, la locale autorità di vigilanza sui mercati, ha rilasciato per Saxo Bank. Messaggio al quale, chiaramente, si associa anche un ordine di interrompere ogni tipo di attività in tal senso.

Il trading di Saxo Bank sui crypto asset per i propri bilanci ha avuto luogo per la copertura dei rischi in connessione all’offerta di altri prodotti finanziari. Tuttavia, questo non cambia il fatto che questa attività in quanto tale non è permessa per le istituzioni finanziarie danesi. Il trading non regolato in criptovalute può creare sfiducia nel sistema finanziario e FSA ritiene che sarebbe infondato legittimare tali attività.

Questo il messaggio di FSA al quale è seguita la risposta di Saxo Bank:

Naturalmente prenderemo in considerazione la decisione di FSA e dopo averla analizzata vedremo come rispondere. Riguardo a ciò, abbiamo detenuto una quantità davvero limitata del nostro portafoglio in criptovalute, soltanto al fine di avere copertura una parte ridotta dei rischi associati con l’offerta di servizi nel settore. La vasta maggioranza di questa esposizione è mitigata attraverso prodotti regolamentati e scambiati su mercati regolamentati. Pertanto la decisione di FSA avrà un impatto minimo sul nostro business e i nostri clienti non subiranno alcuna conseguenza.

Una situazione per Saxo paradossale

Di cosa parla Saxo?

Parla del fatto che anche le attività sulle criptovalute sono avvenute in larga maggioranza tramite prodotti regolamentati (gli ETF, con ogni probabilità) e che dunque la decisione, almeno vista così su due piedi, sembrerebbe essere più di facciata che con effetti concreti.

Staremo a vedere cosa risponderà la banca, per una mossa che con il MiCA alle porte sembrerebbe essere in controtendenza rispetto al trend europeo. Che le autorità locali stiano facendo pesare, fino all’ultimo giorno utile, un potere che stanno per perdere?

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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  • al punto in cui siamo, si fa prima a elencare gli stati in cui sono ancora permesse.

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