Non è necessariamente un’agenda e non è necessariamente un attacco organizzato. La narrativa però ci è sfuggita dalle mani – e quello che era un tempo considerato un sistema monetario libero, indipendente e neutrale oggi viene descritto – anche dagli appassionati – come poco più di un asset. Parliamo di Bitcoin e delle sue ultime evoluzioni – con la questione oro digitale che non solo è diventata maggioritaria, ma che è a tutti gli effetti l’unica della quale si parla.
ETF, società che comprano milioni se non miliardi in BTC, consulenti finanziari, advisor, società che offrono custodia per suddetto oro digitale: il coro canta tutto la stessa canzone. E noi, colpevolmente, siamo rimasti in silenzio. È di 5 attacchi a Bitcoin, che lo rendono insipido e tutto sommato gestibile e digeribile anche da chi lo ha sempre voluto morto che vogliamo parlarvi in questo approfondimento.
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La questione è complessa. E lo è perché i 5 attacchi dei quali parleremo in questo approfondimento hanno l’apparenza di essere dei favori, sostegno alla causa di Bitcoin. Operazioni che non devono essere ostacolate, ma che non possono essere al tempo stesso il nostro punto di arrivo.
Suonerà a tanti come una sonora bestemmia, ma la parte rivoluzionaria di Bitcoin non è l’essere prodotto, al massimo e alla fine della sua vita, in 21 milioni di unità. C’è lì fuori una quantità enorme di asset finiti, che non hanno però tutte le altre caratteristiche di Bitcoin. Non sono asset impossibili da confiscare, non sono asset che possiamo spendere a distanza con un click, non sono asset che possono essere scambiati senza censura.
È chiaro dunque già da questa breve digressione che in realtà non si tratta soltanto di un asset finito e con una politica di emissione predeterminata. C’è molto di più. Ma di quel molto di più si parla molto meno.
Il che è legittimo e rispecchia appieno la natura libera di Bitcoin. C’è chi vuole comprarlo per cercare qualche gain. Legittimo. Così come è legittimo vedere Larry Fink di BlackRock parlare, in mondovisione, di un asset che è un’assicurazione contro politiche fiscali dissennate e contro la sfiducia che si può avere verso le istituzioni.
Ancora una volta: sì, è parte di Bitcoin e sono narrative che anche i bitcoiner più duri e puri hanno utilizzato negli anni. Non possono però essere l’unica faccia della medaglia che raccontiamo.
Perché sono così popolari? Perché sono innocue. Il vecchio mondo del denaro e dei mercati controllati può ben sopportare un asset limitato e finito. Difficilmente potrà sopportare, senza rendersi conto che dovrà cedere un po’ di potere, un sistema finanziario davvero libero.
C’è un altro problema. Tendiamo a subire le narrative dei nemici di Bitcoin e delle istituzioni. E tendiamo a ritenerle così valide da rispondere nel modo in cui è innocuo rispondere. Quando accusano Bitcoin di essere uno strumento di evasione delle sanzioni, o valuta utilizzata soltanto per il malaffare.
Rispondere che non è vero che Bitcoin è utilizzato anche – come d’altronde dollaro, euro e le altre valute – per il crimine è una fesseria. Che racconta una storia facile da attaccare. Tutto il denaro – guardate anzi la sfilza di multe comminate alle banche – è usato anche per traffici illeciti. E lasciarsi trascinare in questa discussione la dice lunga su quanto siamo in controllo (non lo siamo!) della narrativa.
Il 99% di noi è entrato in Bitcoin attirato da ritorni che altrove sarebbero stati fantascienza. Non c’è nulla di male e non c’è nulla di cui vergognarsi. Tuttavia Larry Fink di BlackRock ha ricordato, per quanto tra le righe e in modo il più possibile digeribile per i padroni del mondo monetario, anche altro.
Ci ha ricordato che Bitcoin è (anche, aggiungiamo noi) una scommessa sulla sfiducia che abbiamo verso certe istituzioni. Sfiducia che forse non è mai stata alta come oggi. E a meno di non pensare che tutti siano diventati matti, qualcosa di rotto nel vecchio mondo fiat deve pur esserci.
E forse assicurarsi – anche per le altre caratteristiche di Bitcoin, non è poi un’idea così malvagia. Per farlo però, difficile che sia utile parcheggiando capitale in un ETF o mettendo i propri BTC in custodia altrove.
È un vettore di attacco utilizzato da tanti nemici di Bitcoin, che in passato lo hanno utilizzato per proporre il loro fork e oggi invece lo utilizzano per neutralizzare sempre quella seconda faccia della medaglia che invece è l’unica che può cambiare il mondo.
Spendete Bitcoin, ricevetelo in pagamento. Anche se dovesse essere più scomodo a causa di leggi fiscali folli per il loro funzionamento. Se si vuole sostenere una rivoluzione, dovremo essere pronti a far fronte a qualche inconveniente.
Servirà tutta la nostra forza, tutto il nostro coraggio, tutta la nostra voglia di far vedere a tutti, anche ai più scettici, che un altro mondo è possibile. E se non dovessimo farcela, se Bitcoin dovesse diventare l’ennesimo oro, ma questa volta digitale, potremo comunque dire di averci provato con tutte le nostre forze. Che è comunque una posizione migliore nella quale trovarsi rispetto a quella di chi, nicchiando, dice che tanto non si può cambiare nulla e quindi non valeva la pena provarci.
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