Si torna a parlare di tassazione crypto – per quanto a migliaia di chilometri da casa nostra. Nota positiva: la scelta della camera dell’Ohio, che decide su questioni statali e non federali, ha preso la decisione giusta. È stata infatti approvata una legge che renderà non tassabili le transazioni sotto i 200 dollari in criptovalute.
Al contrario, in Italia, abbiamo perso qualunque tipo di protezione per chi spende Bitcoin o crypto – che ora si trova, anche nel caso in cui dovesse pagare una birra o un pacchetto di gomme – a dover fare calcoli complicati, compilare riquadri, e infine a partecipare all’inferno delle dichiarazioni fiscali.
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Cosa ha deciso l’Ohio?
La House of Representatives dell’Ohio ha approvato una legge che favorirà i pagamenti in criptovalute e Bitcoin. Sarà infatti – dopo l’ok del Senato – possibile pagare fino a 200$ in unica soluzione senza che la transazione abbia rilievo fiscale. In altre parole: se spendi fino a 200$ non dovrai tenere traccia delle eventuali plusvalenze e non dovrai neanche pagarci le tasse.
È una norma che assomiglia a quanto avevamo in Italia prima dell’ultima riforma. In Italia c’era una soglia di gain fino a 2.000€ che non era tassabile. Non benissimo, ma comunque meglio di quanto accade oggi.
- Perché è una buona norma?
Perché restituisce alle criptovalute una dimensione che non solo il legislatore, ma anche tanti appassionati hanno dimenticato. È la dimensione di Bitcoin e crypto come strumenti di pagamento e non solo asset da investimento.
È infatti estremamente irragionevole ritenere che chi abbia poche centinaia di euro sia un investitore. Ma non per una questione di tasse e di dare al Fisco, ma piuttosto perché la dichiarazione è così complicata da essere molto più onerosa del pagamento della tassa stessa, soprattutto quando si tratta di pochi euro di dovuto.
- Perché importarla in Italia?
Perché se l’Italia vuole fare sul serio a sostegno della libertà di scegliere il mezzo di pagamento che si preferisce, non si può ostacolare l’utilizzo di Bitcoin o del resto del mondo crypto con una tassazione che non è diversa da quella delle azioni, dei futures e degli altri asset. Ma, ancora una volta, per le complicazioni della dichiarazione e non soltanto per il dovuto.
Ora tocca al Senato, e speriamo che faccia scuola
La speranza è che l’organizzazione fiscale degli altri paesi, Italia compresa, guardi all’esperimento dell’Ohio. Questo ovviamente se non prevarranno volontà prevaricatrici della libertà del cittadino di utilizzare il canale che si preferisce.
La cosa – aggiungiamo con un pizzico di vis polemica – dovrebbe interessare anche BCE, correttamente preoccupata dal dominio dei canali USA per i pagamenti digitali. Non si può costringere la popolazione a usare – per vantaggi fiscali – ad utilizzare certi strumenti per poi lamentarsi dei risultati.
Le tecnologie ci sono – e forse lasciare spazio al mercato e non sempre alla concertazione politica può essere una vita d’uscita più rispettosa della lunga tradizione di libertà sulla quale si fonda l’Europa.