Sempre più università offrono ormai corsi che si occupano di blockchain. Una realtà in costante crescita soprattutto oltreoceano, dove le potenzialità di una tecnologia del genere sono state, ancora una volta, comprese con largo anticipo rispetto all’Europa.
Come biasimare d’altronde gli sforzi dei migliori atenei americani: le tecnogie blockchain e correlate valgono già 25 miliardi di dollari e tutto lascia intendere che per il futuro diventeranno di importanza ancora più cruciale.
Non solo corsi, perché prendendo ad esempio Stanford, possiamo registrare la nascita di un nuovo centro di ricerca che si occuperà esclusivamente di blockchain e delle sue possibili applicazioni.
Il centro di Stanford funzionerà da guida nella sperimentazione e nella ricerca di tutte le possibili tecnologie a ledger pubblico e con crittografia avanzata.
Anche Cornell, altra università che fa parte della prestigiosa Ivy League, ha recentemente inaugurato nuovi approfondimenti sul tema delle criptovalute e della blockchain – sono da poco attivi i corsi i “Antropologia della valuta” e “Introduzione a Blockchain, Cryptocurrency e Smart Contract”.
Discorso parzialmente simile in Cina, paese che comunque ha un sentimento ai limiti della schizofrenia per quanto riguarda blockchain e criptovalute.
Le autorità non appoggiano tali attività, ma nonostante proclami ripetuti e costanti, l’interesse del governo cinese per la tecnologia Blockchain è comunque sotto gli occhi di tutti.
Ne è testimonianza l’apertura, presso l’università di Fudan / Shangai, di un nuovo centro di ricerca che si occuperà appunto di individuare le opportunità offerte da questa tecnologia.
L’obiettivo? Quello di attrarre talenti che possano sviluppare app su Blockchain e rivoluzionare questo settore.
L’Europa si mostra ancora una volta fanalino di coda. Sono pochissimi i corsi attivati e praticamente nulli i centri di ricerca. E all’orizzonte nulla lascia pensare che ci sarà un cambio di marcia nel futuro prossimo.
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