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Banca d’Italia con Singapore e Corea | Ecco il denaro digitale…

Anche Banca d'Italia nello studio di Singapore per il PBM, denaro legato a determinati usi.

Una nuova collaborazione tra Autorità Monetaria di Singapore, Banca d’Italia e Banca di Corea, con la partecipazione anche di diversi soggetti privati alla ricerca di nuove modalità di implementazione del denaro come lo conosciamo, e che forse a qualcuno dei nostri lettori non piacerà.

Non si parla più strettamente di CBDC, ma di Purpose Bound Money, all’interno di quello che è un paper/caso studio che non mancherà di suscitare polemiche, data anche la rilevanza dei soggetti coinvolti. L’obiettivo è quello di studiare delle modalità di emissione di voucher o comunque di denaro legato a determinate condizioni di spesa, che possono essere temporali, legali o anche geografiche, qualcosa che non sostituirà, chiaramente, il denaro classico e che sembrerebbe essere destinato, almeno per il momento, solo al mercato privato.

Lo studio ha visto la partecipazione anche della nostra Banca d’Italia e sarà oggetto di una breve presentazione all’interno di questo nostro approfondimento.

Quando il denaro non è più fungibile: Purpose Bound Money

Il paper è breve e con nu po’ di attenzione e di studio può essere letto anche da chi non ha grandi conoscenze tecniche. Il problema che si vorrebbe risolvere è quello di avere denaro sì programmabile, ma che possa essere poi reso fungibile e che non causi eccessiva frammentazione nel mondo dei pagamenti.

Un denaro, il PBM, che avrà un po’ la funzione che oggi viene destinata ai voucher o alle carte regalo: tramite il ricorso a smart contract può essere infatti emesso con determinati requisiti di spesa. Da quelli temporali (deve essere speso entro un tot) a quelli geografici (può essere speso solo all’interno di determinate giurisdizioni) a quelle legate ai merchant.

Una volta speso, questo denaro su due livelli tornerebbe ad essere… denaro normale, all’interno di un più ampio movimento di digitalizzazione del denaro.

L’idea è certamente interessante anche per i soggetti privati, tant’è che l’esperimento ha visto anche la partecipazione di Amazon, così come di diverse banche private, a partire da JP Morgan.

Per il momento, almeno stando a quanto si può leggere sul paper, non sembra ci siano possibilità di applicazione in campo pubblico.

Denaro programmabile: qualcuno è contro

La programmabilità del denaro tokenizzato è un tema del quale si discute in modo piuttosto acceso tra gli appassionati di criptovalute e appunto di denaro. Rendere il denaro non fungibile perché destinato a determinate spese, a determinate aree geografiche o a determinati programmi, potrebbe sbloccare nelle mani dell’emittente un potere che forse oggi sono in pochi a poter immaginare.

Un denaro che è anche revocabile da remoto – e che apre a tutta una serie di preoccupanti potenziali conseguenze, anche in termini di libertà politica per gli utenti.

Per ora non sembra che l’idea di questo PBM sia destinata al settore pubblico, ma dato il coinvolgimento anche di IMF, che in passato aveva confermato la sua attenzione per certe tecnologie proprio per spingere i cittadini verso comportamenti virtuosi, è più che ragionevole avere qualche dubbio.

La sensazione è che con le CBDC e con la tokenizzazione del denaro, ovvero con il passaggio da un sistema basato su database di flussi ad un incapsulamento del denaro stesso in gettoni digitali, siamo soltanto all’inizio. Il limite, trattandosi di denaro digitale, è soltanto la fantasia.

Fantasie che però per i più affezionati ad un denaro libero da influenze politiche, hanno la forma di un incubo.

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