Secondo quanto è stato diffuso da Reuters, Bpifrance – Banque Publique d’Investissement – investirà in progetti crypto 100% francesi. La notizia non è certo rilevante per il capitale – parliamo di 25 milioni di euro – ma per la proprietà di suddetta banca di investimenti, che fa capo per il 50% delle quote alla Repubblica Francese e per l’altro 50% all’equivalente transalpino della nostra Cassa Depositi e Prestiti.
Una sorta di intervento pubblico nel mondo crypto, seppure a certe condizioni. Tra queste i progetti da sostenere, che devono essere francesi, e le dimensioni, perché si punterebbe su progetti di piccola taglia, che tali investimenti dovrebbero portare alla quotazione sugli exchange.
Una notizia certamente particolare che però conferma come nel settore pubblico sia fondamentalmente la Francia a guidare la troupe europea, con gli altri stati che si guardano bene dall’investire o anche soltanto dall’ignorare il settore – cosa che per i più cinici sarebbe infinitamente migliore di quanto imposto in termini di regole fiscali e non.
L’investimento sarà modesto. Si parla di circa 25 milioni di euro, che saranno spesi per le criptovalute meno conosciute che sono però nate e cresciute in Francia. L’obiettivo sarebbe quello di sostenere il settore crypto 100% francese, con fondi che saranno versati tramite acquisto di token, a quanto ci è dato capire.
Una sorta di riserva strategica in sedicesimo rispetto a quanto si prospetta(va) negli Stati Uniti. Reuters ha anche riportato il commento del vice Amministratore Delegato della Banca, Arnaud Caudoux:
Gli USTA stanno accelerando con la loro crypto strategia e dunque questo [il comparto crypto] diventa più importante.
Al commento di Caudoux ha fatto eco quello di Clara Chappaz, che ha la delega per il settore AI e Digital nel governo:
L’iniziativa di Bpifrance è un segnale forte della nostra determinazione nel rendere la Francia un paese di eccellenza per queste tecnologie.
Sembrerebbe di sì. Nelle ultime settimane si sono susseguiti commenti piuttosto preoccupati sulla possibile espansione del settore crypto in Europa, proprio dagli scranni più alti di BCE. Preoccupazioni per la perdita di sovranità monetaria, dicono da Bruxelles (e non solo), che dipenderebbero proprio dalla spinta che le crypto potrebbero ricevere sotto l’amministrazione Trump.
La risposta francese, a fronte delle resistenze europee, è per ora poca cosa. Vedremo se basterà per far cambiare direzione a un Europa che ora appare come in enorme ritardo rispetto agli Stati Uniti.
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