Chiunque abbia mai messo piede nel fantastico mondo web3 avrà sicuramente avuto a che fare con i bridge per muovere i propri fondi tra le varie blockchain esistenti. All’inizio questo passaggio può sembrare difficoltoso, vista la presenza di molte infrastrutture differenti, spesso incompatibili l’una con l’altra.
Non esiste infatti un bridge universale per tutti gli scambi blockchain, almeno per ora, e dobbiamo adattarci in base ad ogni necessità scegliendo la piattaforma più adeguata. In realtà però è tutto più semplice del previsto.
Cerchiamo di sdoganare una volta per tutte il tema dei bridge, spiegando per filo e per segno come funzionano e quali sono i più efficaci in base alla rete che stiamo utilizzando.Tutti i dettagli di seguito.
I bridge sono delle applicazioni del settore web3 che permettono di trasferire i propri fondi da una blockchain all’altra. Per intenderci, non possono essere utilizzati ( e non servono) sugli exchange centralizzati come Binance e Coinbase, ma solo tramite wallet privati non custodial.
Forse non tutti lo sanno ma ogni criptovaluta si trova in una precisa rete, come ad esempio Ethereum, Arbitrum, Solana e BNB Chain, dove vigono regole proprie
Ogni blockchain si presenta infatti come un ecosistema isolato, dove possono essere scambiate determinate monete e dove ci sono standard tecnici precisi. Non si può ad esempio inviare crypto da Ethereum a Solana con un semplice trasferimento, proprio perché incompatibili a livello di linguaggio strutturale. Per questo motivo, quando bisogna passare da un ecosistema ad un altro, c’è da utilizzare un bridge.
Metaforicamente possiamo considerare un bridge con un’autostrada che collega due città differenti ( blockchain), con le auto (tokens) che la utilizzano per viaggiare. Non tutte le autostrade giugnono alla stessa destinazione, anche se tutte portano a Roma ( Ethereum), e c’è da scegliere quella più adatta e con il tragitto più breve in base alle proprie preferenze.
Nel vasto panorama blockchain esistono diverse tipologie di bridge che sfruttano tecnologie cross-chain differenti per eseguire gli scambi tra due ambienti non compatibili. A livello tecnico quando si utilizzano questi protocolli l’asset originale viene bloccato o burnato sulla chain di partenza e viene ricreato sulla chain di destinazione. Il processo non è però sempre uguale per tutti i bridge, perché dipende dalla tecnologia sottostante
Alcuni utilizzano meccanismi di messaggistica cross-chain, dove si attiva una forma di comunicazione attraverso un layer capace di fare da intermediario. In altri casi i bridge possono essere custodial, nel senso che gli spostamenti sono gestiti da un ente centralizzato. Oppure ancora possiamo trovare piattaforme completamente trustless, dove viene eliminata completamente la componente di fiducia.
La tecnologia LayerZero, che si basa su una forma ibrida ( trust-minimized), rappresenta quella più utilizzata in assoluto. Si affida a due componenti esterne note come “oracle” ( chainlink o altri provider) e relayer( gestito da terze parti) che comunicano tra di loro. Dal suo lancio ha permesso di trasferire oltre $50 miliardi in asset tra più di 120 blockchain differenti. Oltre 300 applicazioni supportano questo standard di messaggistica cross-chain per alimentare i propri servizi interoperabili.
Passiamo ora alla parte più operativa e vediamo come sfruttare al meglio i vari bridge in base alle blockchain di partenza e destinazione. Se dobbiamo partire da Ethereum, abbiamo una vasta scelta che dipende soprattutto dalle caratteristiche della rete finale ( EVM, non-EVM). Per esempio, se dobbiamo arrivare a Polygon o BNB Chain, possiamo sfruttare bridge come Orbiter Finance. Invece per muoverci su altri ecosistemi non EVM come Solana dobbiamo passare necessariamente per bridge più elaborati come Debridge, Wormhole o Meson.
In alcuni casi, tendenzialmente quando il prezzo del gas su Ethereum è molto alto ( potete controllarlo su Etherscan) potrebbe convenire passare per un CEX. A volte infatti le commissioni per utilizzare uno smart contract salgono a prezzi esorbitanti, spesso quando c’è molta congestione di rete. In quei casi è più consigliabile trasferire su un exchange che supporta prelievi verso la chain di destinazione ( controllarlo prima) ed eseguire il passaggio senza un bridge web3.
Spostarsi tra i layer-2 di Ethereum è generalmente molto facile con i bridge: infatti ogni blockchain secondaria ad Ethereum, come Arbitrum, Base, Optimism, Blast, Abstract, Linea, Unichain ecc., presenta una propria piattaforma nativa dove eseguire questi trasferimenti.
Di norma queste sono le soluzioni più sicure, nonché talvolta quelle più vantaggiose a livelli di costo. Alcuni ecosistemi in questo momento, come Linea, permettono trasferimenti nativi gratuiti, pagando di tasca loro le commissioni cross-chain.
In alternativa ci sono molte altre soluzioni come Orbiter, Across, Hyperlane, Symbiosis, Rhino.fi, Interport Finance, Celer Bridge, Debridge. Qui è anche possibile passare da L2 ad L2, come nell’immagine sotto da Scroll ad Ink, cosa c’è difficilmente accade per i bridge nativi.
Le opzioni di movimento diventeranno sempre più vaste in questo contesto, considerando la visione dell’ecosistema Ethereum di aprirsi ad un interoperabilità massima tra i vari layer che la compongono.
Potremmo star qui a parlare per ore di quale sia il bridge più adatto per ogni possibile combinazione tra 2 blockchain, ma sarebbe totalmente superfluo. Infatti, capendo il meccanismo che è alla base di queste piattaforme, possiamo intuire da soli quale sia la soluzione più efficace per ogni tipo di spostamento. La chiave è sapere che tipo di asset vogliamo trasferire, su quale rete ci troviamo e dove vogliamo arrivare. Una volta chiariti questi tre elementi, diventa molto più semplice identificare il bridge giusto.
Per una classifica completa dei bridge in circolazione possiamo affidarci a DeFiLlama. Sulla voce “Chains” troviamo tutte le blockchain supportate da ogni applicazione.
Qui c’è però da fare attenzione perché non tutte le combinazioni sono disponibili ( ad esempio su Stargate non si può passare da Ethereum ad Avalanche). In altri casi potrebbe essere necessario fare uno swap da ETH a USDC, o viceversa, per abilitare il trasferimento.
ALCUNE PICCOLE TIPS: Se volete semplificare il tutto, ci sono dei bridge che sono “universali” e consentono di muoversi tra un numero enorme di blockchain. Anche se i costi di commissioni potrebbe risultare più elevati ( si parla di poche unità di dollaro) questo vi risparmierà molto tempo e salute mentale.
I migliori per ampiezza di scelta sono: Meson, Wormhole, Interport Finance e Debridge. Oppure ancora utilizzare un aggregatore come Bungee protocol, che analizza in tempo reale i percorsi disponibili e seleziona automaticamente quello più conveniente in base a costo, velocità e compatibilità.
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