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Ink, il layer-2 di Kraken annuncia il proprio token: ecco tutto ciò che devi ASSOLUTAMENTE sapere

Arriva l'ennesimo token di un layer-2: oggi tocca a Ink, soluzione sviluppata da Kraken, ma non è la solita moneta di governance con scarsa utilità.
2 giorni fa
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Nella giornata di ieri Ink, nome della soluzione layer-2 di Ethereum sviluppata dall’exchange di criptovalute Kraken, ha annunciato l’intenzione di lanciare un proprio token. Si chiamerà INK  in modo omonimo alla stessa rete su cui sarà costruito, ed avrà una supply massima fissa di 1 miliardo di unità, senza la possibilità di aumentare il limite in futuro. Parliamo di una risorsa che è stata pensata per migliorare la liquidità dei capitali on-chain ed unificare utenti, protocolli e costruttori attorno ad un unico spazio blockchain.

Kraken ha pensato anche ad un airdrop per il nuovo token, anche se, dalle informazioni che abbiamo a disposizione, non sarà la classica distribuzione tipica dei layer-2. Siamo di fronte alla solita moneta che dumperà pesantemente dopo il TGE o questa volta ci sono delle chance di una price action differente? Approfondiamo tutto il discorso di seguito.

Ink, il layer-2 di Kraken lancia la sua moneta: obiettivo potenziare i mercati on-chain

La Ink Foundation, organizzazione no-profit che si occupa dello sviluppo del layer 2 di Kraken, ha comunicato alla propria community di essere pronta a lanciare una criptovaluta nativa sul mercato. Si tratta della prima moneta ufficialmente legata all’exchange Kraken, anche se in modo indiretto, che a differenza di altre piattaforme competitor come Binance, Bitget o Kucoin non ha una propria risorsa interna. il token INK, da come riportato, avrà un’utilità diretta nel settore DeFi come booster per i money market on-chain.

Il fine ultimo della Foundation è quello di aggregare la community attorno a degli incentivi comuni, in grado di stimolare i mercati decentralizzati e portare nuovi capitali sulla propria infrastruttura. INK sarà impiegato in una vasta gamma di attività DeFi come scambi, prestiti e trading, con l’ecosistema che è ancora in fase di ampliamento. Non avrà invece alcune funzioni di governance, mentre le decisioni sul network rimarranno separate dal token.

Si punta tutto sull’utilità concreta, attorno ad un modello pensato per favorire l’utilizzo on-chain. Come scritto da Ink sul suo account X “No fluff, no governance theater”, lasciando pensare ad un qualcosa di diverso rispetto alla maggior parte dei token delle piattaforme layer-2, spesso criticati per il loro scarso valore intrinseco. Questa volta Kraken vuole fare sul serio, a partire dalla prima applicazione su cui debutterà INK.

INK Foundation annuncia un tokenFonte dati: https://x.com/inkonchain

Primo caso d’uso di INK con un protocollo di liquidità: c’è anche un airdrop in programma

Il layer-2 di Kraken lancerà il token INK attorno ad una prima utility diretta, tramite un protocollo di liquidità nativo della rete, basato sul progetto Aave. Ciò significa che sarà una piattaforma di lending e borrowing, costruita sulla base delle pool di Aave, ma distribuita sulla chain di Ink. Non è chiaro ancora che ruolo avrà il token sul money market e quali vantaggi offrirà all’utente finale, ma sappiamo che i primi utilizzatori potranno qualificarsi per un airdrop.

Anche qui non abbiamo molte info a riguardo, ma da come scritto dalla Ink Foundation, gli early users del protocollo saranno ricompensati con dei premi. Secondo questa logica prima dovrebbe sbarcare il token INK, e poi successivamente l’airdrop a chi lo utilizzerà per boostare i capitali on-chain.  Ci saranno anche ulteriori distribuzioni comunitarie in futuro, che saranno tra l’altro gestite da una sussidiaria legata a Kraken, potenzialmente retroattive o legate ad attività di farming future. Non c’è ancora nessuna timeline o roadmap, ma si pensa che la risorsa verrà ufficialmente aggiunta nelle prossime settimane.

Opportunità o solita trappola dei layer-2: conviene puntare sul nuovo token di Kraken?

Ora passiamo alla domanda verosimilmente più interessante ed interessata in merito al token INK: sarà un’opportunità speculativa o la solita exit liquidity per il team del layer-2? Per rispondere dobbiamo necessariamente fare alcune riflessioni ed ipotesi su dati ancora non disponibili. Innanzitutto sappiamo che la supply massima sarà di 1 miliardo, ma non è stata rivelata né la circulating supply né la tokenomics completa della moneta.

A primo impatto, la scelta di non airdroppare al TGE ( se davvero così sarà) potrebbe favorire una dinamica bullish dei prezzi, in modo esattamente opposto alla solita diluizione forzata dei token lanciati dai layer-2. Lo abbiamo visto con ZkSync, Scroll, Blast e molte altre reti secondarie di Ethereum: non ha mai funzionato questo modello speculativo, e le prima negoziazioni sono state sempre ribassiste.

Nel caso di Ink invece la situazione potrebbe essere differente, visto e considerando anche il piano di allegare un’utilità diretta al token piuttosto della semplice governance. Ad ogni modo mancano ancora troppe info per fare una valutazione completa. Dovremmo aspettare e provare a capire soprattutto 3 cose prima di decidere se vale la pena o meno pensarci:

  • supply circolante al lancio
  • distribuzione iniziale ( % airdrop, tempi di vesting ecc.)
  • FDV

INK sarà una risorsa importante del mercato crypto?

Difficile dirlo così su due piedi. I piani sono interessanti e si slegano dalle classiche distribuzioni fallimentari dei layer-2 che abbiamo assistito nel 2024, ma c’è ancora qualcosa che non convince. Kraken è uno dei player più storici del mercato crypto e sicuramente ha una sua componente di attrattività che stimolerà l’interesse per la nuova moneta. Più che altro, il problema è che INK è una chain ancora troppo piccola. Pensate che ha un TVL di soli $95 milioni, con un’attività che sembra ferma da ormai diversi mesi. Come piattaforma non guadagna molte fees e non ha una struttura competitiva con il resto del mercato web3.

Ink layer-2 TVLFonte dati: https://l2beat.com

Gli incentivi e i pretesti per far bene ci sono, ma dobbiamo riconoscere che comunque sarà un token di nicchia per un’infrastruttura che ha ancora molta strada da fare per arrivare al livello dei big del settore. Non ci aspettiamo una valutazione iniziale molto elevata, a ragion di logica potenzialmente inferiore ai $500 milioni. 

Alessandro Adami

Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", è un giornalista iscritto all'albo dei pubblicisti, esperto in materia di finanza decentralizzata ed applicazioni web3. Investe e segue da vicino gli sviluppi dei progetti Ethereum e Chainlink.

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