Abbiamo imparato a conoscere Vivek Ramaswamy durante la campagna elettorale di Donald Trump. Dopo la vittoria delle elezioni è stato anche al fianco di Elon Musk, salvo poi farsi da parte. Chi investe in Bitcoin e crypto si interesserà però delle ultime evoluzioni della traiettoria orange-pillata di Ramaswamy.
Da sempre sostenitore di Bitcoin, ha recentemente avviato un’impresa, Strive, che ha come obiettivo quello di… accumulare Bitcoin. Seguirà però – dopo il merge con Asset Entities – anche su Bitcoin distressed, ovvero quelle legittime proprietà di Bitcoin che però si trovano in condizioni momentanee di irrecuperabilità.
Un esempio? 75.000 Bitcoin che sono legalmente proprietà di chi è stato coinvolto nel caso Mt. Gox. L’idea di fondo sarebbe acquistare quei claim e poi attenderne la possibilità di esercitarli. Per chi ha paura dello scarico a mercato di tali Bitcoin una volta che torneranno nella disponibilità dei legittimi proprietari, è una buona notizia. E spieghiamo perché.
Strive – che è una società di gestione di asset appunto fondata da Vivek Ramaswamy – sta valutando la possibilità di acquisire claim su Bitcoin sotto stress, ovvero diritti su Bitcoin che non è chiaro se, come e quando potranno essere esercitati.
Questo emerge da un filing a SEC – che conferma l’avvio di una partnership strategica con il gruppo Castell Advisory. Obiettivo è quello di individuare claim su Bitcoin sotto stress – ovvero il cui esercizio è incerto – come quelli di Mt. Gox.
In breve per chi non conoscesse come funzionano suddetti claim: immaginate di avere un tot di BTC da recuperare da un fallimento come quello di Mt. Gox. Il vostro diritto ai vostri Bitcoin esiste, ma non è detto che possa essere esercitato e soprattutto non è detto che possa essere esercitato al 100% (potrebbe essere il caso di un recupero soltanto parziale).
Tali diritti si possono cedere – e di fatto vengono ceduti. E ci sono società che li comprano a un prezzo scontato. Se il recupero andrà a buon fine, ci avranno guadagnato. Altrimenti invece ci si potrebbe rimettere qualcosa. È un’attività rischiosa, ma sono molte le società strutturate che lo fanno (è successo ad esempio con i SOL di FTX in vesting) e che conviene a tutti i soggetti coinvolti.
Chi non vuole aspettare ha liquidità subito, le società che possono aspettare, se la cosa andrà a buon fine avranno degli ottimi ritorni.
Perché i Bitcoin in questione potrebbero finire nelle casseforti di società ben strutturate e che non avrebbero interesse a reimmetterli immediatamente sui mercati.
Staremo a vedere: potrebbe essere un’evoluzione molto interessante, che eliminerebbe una fonte di preoccupazione (in genere ingigantita dai social) per il prezzo di BTC.
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da un punto di vista del rischio che questi BTC siano venduti una volta tornati in mano ai legittimi proprietari o a chi ha acquistato il credito personalmente ritengo sarebbe meglio farli tornare ai legittimi proprietari.
Uno perchè mi fido poco delle aziende, che possono fare in dieci minuti una inversione ad U, due perchè confido nelle capacità di holding di gente che aveva la vista lunga già anni e anni orsono (pur lasciando i propri BTC su un exchange, errore madornale). Tre perchè è impossibile che tutti i creditori vendano appena ricevuti i propri BTC, magari qualcuno lo farà certo, ma non tutti; per un'azienda che si vede arrivare 100 milioni avendoli pagati 40 milioni un anno prima la tentazione di vendere tutto è forte.
Ma, come sempre, chi vivrà vedrà!