Editoriale

Stampa italiana attacca stablecoin, crypto, Tether, Bitcoin e USDC: negli USA si prepara NUOVA CRISI GLOBALE

L'Inkiesta pubblica un approfondimento che confonde più che approfondire. Cerchiamo di recuperare il filo della verità.
3 settimane fa
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Sulle pagine de L’Inkiesta è stato pubblicato un articolo-attacco al mondo stablecoin. Si tuona dalle colonne digitali del popolare giornale: “Con le stablecoin, Trump sta preparando un’altra grande crisi finanziaria”. Dato che anche noi siamo più che preoccupati dalla possibilità di trovarci in braghe di tela, con una serie di fallimenti bancari a catena, e anche dal fatto che si stanno “ricreando le stesse condizioni che in passato hanno generato disastri”, siamo andati a leggere riga per riga, parola per parola, preoccupazione per preoccupazione quanto hanno da raccontarci Mario Lettieri e Paolo Raimondi.

Va fatta una premessa per chi non avesse voglia di leggere l’articolo de l’Inkiesta e la nostra risposta: non vi è una sola accusa fondata, ma una ricostruzione bizzarra della natura delle stablecoin e anche delle (non) regole che le normano ora e anche di quelle che le normeranno in futuro.

Da un pulpito certamente meno rilevante – e con firme che mai oserebbero paragonarsi con i mostri sacri che hanno scritto l’articolo di cui sopra – ci permetteremo da umili operai dell’informazione di provare a fare chiarezza.

Stablecoin: arriva un’altra crisi finanziaria

Catone, nel voler preoccupare a sufficienza i suoi concittadini, portò in Senato una cesta di fichi coltivati direttamente a Cartagine. Il messaggio era chiaro: Cartagine è così vicina da dover essere distrutta. E infatti, dopo una sceneggiata che farà scuola per politici e retori di ogni luogo e di ogni tempo, ottenne quello che voleva.

Peccato che oggi tale meccanismo venga utilizzato anche nel cosiddetto giornalismo, anche quando si mette l’abito buono dell’approfondimento. Scrivono Mario Lettieri e Paolo Raimondi che:

Se il progetto della Casa Bianca diventasse legge, le società che le emettono [le stablecoin, NDR] potranno utilizzarle per acquistare titoli del tesoro, ricreando le stesse condizioni che in passato hanno generato disastri.

Il progetto della Casa Bianca è il GENIUS Actqui il testo integrale della legge – un progetto di regolamentazione delle stablecoin.

Cosa sono le stablecoin? Sono delle criptovalute che mantengono il valore di 1$. Lo fanno – sarà il caso normato dal GENIUS Act – detenendo riserve in dollari oppure in titoli molto liquidi prezzati in dollari, tipicamente titoli di stato USA. Nota bene: lo fanno già – e questo sarà fondamentale per capire quanto fuori bersaglio siano gli attacchi del pezzo pubblicato da L’Inkiesta. Scrivono infatti i due:

Se approvato il GENIUS Act autorizzerebbe le società che emettono stablecoin a utilizzarle per acquistare titoli del Tesoro statunitensi. Si stanno, di fatto, ricreando le stesse condizioni che in passato hanno generato la grande crisi finanziaria.

È un angolo non solo curioso (vedremo poi la questione della grande crisi finanziaria, dato che ce ne siamo occupati di recente proprio su queste pagine), ma anche sbagliato.

  • Le emittenti di stablecoin acquistano GIÀ titoli del Tesoro USA

Sarebbe bastato andare sulla pagina Transparency di Tetherche puoi trovare qui – per accorgersi che la società principale di emissione di stablecoin compra già tanti titoli del tesoro USA.

Li compra e li mette poi in custodia da Cantor Fitzgerald, che è un Primary Dealer, ovvero possono operare direttamente sul mercato primario dei bond. Ad oggi, prima che la legge entri in vigore, Tether ha già decine di miliardi di dollari in bond USA. Gli è permesso, nessuno può proibirlo. Il principale rivale USDC? Dopo il crack di Silicon Valley Bank (del quale è stato vittima e non carnefice) ha tra l’80% e il 90% delle sue riserve in un fondo money market (e quindi che investe in titoli di stato USA) gestito da BlackRock. Anche qui siamo di fronte a informazioni pubbliche, qui sul sito di BlackRock, emesse con tutti gli obblighi previsti dalla legge.

Di cosa parla, sbagliando, l’articolo su L’Inkiesta? Parla di possibilità, invece sarà un obbligo. Nel Genius ACT si impone a chi emette stablecoin di tenere le proprie riserve in titoli di stato USA o in titoli cash-like oppure ancora in depositi bancari. È una norma a tutela della solvibilità e non che aumenta il rischio per i mercati.

  • Ma voi ci avete parlato di rischi

Vero. Ci sono dei rischi, ma vengono mitigati dal Genius ACT e non moltiplicati. Immaginiamo una situazione di stress dove il mercato crypto crolla e dunque c’è meno domanda per le stablecoin.

È ragionevole aspettarsi che in tanti chiedano la conversione. Questo, come correttamente riportato nell’articolo de L’Inkiesta, potrebbe portare a uno scarico di bond USA (per quanto per un ampio cuscinetto entrambi gli emittenti abbiano riserve cash). Parliamo di scarichi, nel peggiore dei casi, di qualche miliardo. Nella catastrofe più assoluta, di qualche decina di miliardi. Non esattamente qualcosa che dovrebbe impensierire il mercato – invero assai liquido – dei bond USA.

I rischi sono di molto maggiori in Europa, dove agli emittenti di stablecoin viene imposto – se della taglia di Tether o Circle – un deposito in banca del 60% delle riserve totali. Il lettore completi per esercizio il pensiero che segue: se arrivano richieste di prelievo per miliardi presso istituti che possono operare con una riserva del 10%, cosa accadrà? Quanto si riuscirà a contenere il problema se una banca dovesse affrontare un bank run indotto dalle crypto stable?

Un mercato che ha perso… quanto?

Le inesattezze che rendono la tesi indifendibile non finiscono qui. Si parla ad un certo punto di:

Per esempio, il mercato perse in poco tempo ben 2.000 miliardi di dollari, per poi recuperare. Oggi il valore del [sic] bitcoin ha raggiunto 110.000 dollari. Ma pochi mesi fa era crollato a 30.000.

Il poco tempo in questione fu di 6 mesi, da novembre 2021 a giugno 2022, e comunque fu in termini di capitalizzazione, un numero magico che in nessun universo di quelli possibili vuol dire denaro vero. Nel semestre precedente Tether perse qualcosa come 10 miliardi di riserve, perché il mercato crypto tirava molto meno. Non ci fu nessuno scossone da trasmettere ai mercati tradizionali, e se qualcuno si preoccupò oltremodo, certamente non fu a causa di stablecoin che hanno riserve 1:1.

Per quanto riguarda i “pochi mesi fa”. Bitcoin non vede i 30.000$ da ottobre 2023. Imprecisioni comunque di poco conto, rispetto a quella che abbiamo riportato poco sopra.

È chiaramente legittimo non essere d’accordo con le scorribande finanziarie del presidente degli USA nel mondo crypto. Sono irrituali e aprono a conflitti di interesse importanti. Questo però non può in alcun modo rendere una legge restrittiva rispetto allo stato attuale delle cose in un rischio per la stabilità finanziaria globale. Che nel caso in cui esista davvero, è più presente oggi che quando sarà eventualmente approvato il GENIUS Act.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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