Il mondo stablecoin è senza dubbio uno dei fenomeni finanziari più dominanti ed interessanti dell’ultimo decennio. Un settore in continua espansione con davanti a sé molte opportunità di crescita, che introduce un piccolo tassello di innovazioni alla volta. Tutto il mondo ( fatta eccezione solo per l’arretrata BCE) , compresa l’agenzia SEC negli Stati Uniti, concorde nelle potenzialità e nei vantaggi che apporta la tecnologia stablecoin. Ne abbiamo discusso in parte anche durante la nostra live YouTube di ieri sera: Se te la sei persa, sinceramente non so cosa tu stia aspettando.
Tra le novità introdotte dal potente settore stablecoin, oggi approfondiamo quella che è la componente degli yield-bearing assets. Non è in realtà una categoria nuova del mercato crypto, ma sicuramente una di quelle che più sta crescendo e sta attirando grossi capitali da tutto il mondo. Vediamo in questo articolo di cosa si tratta.
Come si può intuire dal titolo, le monete yield-bearing rappresentano una particolare nicchia delle stablecoin, che consentono di generare un reddito passivo. Come? Semplicemente detenendole in portafoglio, senza doverle impiegare manualmente su pool DeFi o piattaforme CeFi. Tutto avviene automaticamente, i proventi generati da questi asset vengono distribuiti direttamente agli holders.
Come le tradizionali stablecoin agganciate ad una valuta fiat, anche le yield-bearing riflettono il valore di un asset sottostante, che nella maggior parte dei casi risulta essere il dollaro statunitense. Il vantaggio è che producono uno yield che generalmente va dal 3% al 15% APY, senza passare per operazioni di farming. A questo punto viene spontaneo chiedersi “come fa una moneta a “fruttare” da sola, senza dover far nulla”? Esistono tendenzialmente 4 meccanismi che lo permettono.
– Copertura delta-neutral
Queste stablecoin impiegano strategie di arbitraggio o copertura su mercati derivati, mantenendo un’esposizione neutra al prezzo dell’attività. Il rendimento arriva dalla differenza tra funding rate e yield generato on-chain dal sottostante
– Buoni del Tesoro tokenizzati
Asset sono garantiti da titoli di Stato USA custoditi off-chain. Il rendimento proviene direttamente dagli interessi maturati dai Treasury, distribuiti agli holder tramite aumento del prezzo o processo di rebase.
– Prestiti su protocolli DeFi
Qui i fondi sono impiegati in strategie di lending su protocolli DeFi. Gli interessi maturati vengono reinvestiti o distribuiti ai detentori in modo automatico.
– Staking dei validatori
Il rendimento proviene dall’attività di staking su blockchain PoS: i capitali sono messi al lavoro tramite validatori, e generando yield sostenibile on-chain.
Attualmente il panorama delle stablecoin yield-bearing conta decine di monete differenti, che variano in termini di rendimenti offerti, adozione e categoria di appartenenza. Per un rapido sguardo, possiamo prendere in considerazione l’infografica pubblicata recentemente dall’account X “PinkBrains”, che mostra un quadro completo gli asset principali di questo ecosistema.
Guardando più da vicino possiamo però distinguere quelle che sono le stablecoin yield bearing più forti e con più capitalizzazione di mercato a sostegno. La più importante è sicuramente sUSDe del protocollo Ethena, con una fornitura circolante di $3,5 miliardi. I possessori di questo asset sinteitco ottengono rendimenti catturati dal funding rate dei perp di BTC ed ETH. Al secondo posto c’è sUSDS, dell’ecosistema Sky, che con $2,5 miliardi fornisce uno yield passivo dalle commissioni dei borrow per la controparte USDS.
Al terzo posto si posiziona SyrupUSDC del protocollo Maple Finance, con un circolante di $694 milioni. Anch’essa ottiene un reddito basato dall’autocompound di USDC presso protocolli di lending come Aave, Morpho e Pendle. Al quarto posto invece si posiziona USDY, stablecoin RWA di Ondo Finance, con $580 milioni, che fornisce un guadagno agli holders direttamente dai Treasury bills statunitensi. Infine completa il quadro delle top 5 la moneta USDO, del progetto Open Eden, con un’esposizione di $285 milioni. Anche qui il tasso è garantito dai bond USA grazie ai titoli del tesoro tokenizzati.
Il settore delle stablecoin yield-bearing, seppur non sia proprio una novità di questo ciclo ma di origine più datata, ha conosciuto un’espansione straordinaria soprattutto negli ultimi due anni. Complice il ritorno di tassi d’interesse favorevoli nell’economia tradizionale e una trasformazione dei protocolli DeFi, questi asset hanno visto fluire un gran numero di capitali on-chain a partire dal 2024.
Lo possiamo vedere dalla chart di The Block, che mostra un’accelerazione del trend proprio dopo l’ingresso sul mercato di sUSDe di Ethena. Ora la nicchia vale quasi $8 miliardi di dollari, mentre alla fine del 2023 contava appena $1,2 miliardi. Facciamo presente come il grafico qui sotto non tiene conto di alcuni asset come sUSDe ( ma solo della precedente sDAI prima del rebanding a Sky Protocol), ma comuqnue è indicativa della fase di crescita che è in corso.
Ricordiamo che nonostante un panorama molto stimolante ed un futuro florido all’orizzonte, anche le stablecoin yield-bearing presentano dei rischi. Ci sono pericoli legati ai contratti intelligenti DeFi e criticità nella presenza di intermediari di terze parti che in alcuni casi, come gli asset RWA, devono garantire il rendimento eseguito off-chain. C’è da considerare inoltre che i rendimenti offerti potrebbero ridursi in futuro con il calo dei funding rate e con un auspicabile taglio dei FED fund rates. Oggi sono comunque una componente fondamentale dello spazio decentralizzato.
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