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Stablecoin AUD su Ethereum e Avalanche | Banche private contro CBDC

1 anno fa
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Mentre le banche centrali si sfregano le mani in attesa dell’arrivo delle CBDC, le banche private australiane sembrano essere di altro avviso – e lanciano la loro sfida a quello che dovrebbe essere, un po’ ovunque, il futuro del denaro. Un’altra banca privata australiana, la National Australia Bank, ha infatti annunciato il proprio progetto per la creazione di uno stablecoin basato appunto sul dollaro australiano.

Non si tratta della prima volta che il pubblico australiano viene messo davanti ad un progetto del genere, anche se si tratta di una relativa novità su scala globale, per un settore, quello degli stablecoin, che torna ciclicamente ad occupare le cronache specializzate e meno specializzate.

Si tratta anche di una buona notizia per i network coinvolti, che saranno Ethereum e Avalanche, sui quali possiamo investire anche con la piattaforma Capital.comqui puoi testare l’offerta del BROKER GRATIS – che ci permette di aggiungere al nostro portafoglio tanto $AVAX quanto invece $ETH. Una scelta relativamente curiosa di network, della quale parleremo in questo approfondimento.

National Australia Bank lancia il suo stablecoin

Anche se il nome potrebbe far intendere qualcosa di diverso, in realtà National Australia Bank o NAB è una banca privata, tra le prime quattro del paese per volumi e per numero di clienti. Il gruppo ha appena annunciato un progetto per uno Stablecoin che replicherà sui mercati cripto il prezzo del Dollaro Australiano. Un token che verrà emesso sia secondo gli standard di Ethereum, sia invece secondo gli standard di Avalanche.

Un’altra banca privata

Non è la prima banca dell’Australia di una certa rilevanza a lanciare un servizio del genere. Già qualche tempo fa ANZ aveva proposto un progetto del genere, che avrebbe visto il coinvolgimento di Fireblocks.

Si tratterà di un token con riserva, come prevedibile dato il coinvolgimento di una banca, che con ogni probabilità proverà ad offrire soluzioni alternative e più indipendenti rispetto alle CBDC alle quali starebbe già lavorando la banca nazionale australiana.

Una situazione però rara, se non unica. In Europa di prodotti del genere, gestiti da banche di questo livello, non ce ne sono e non sembra che ce ne saranno. Negli USA esiste l’esperienza di Circle, che però non sembra avere le caratteristiche per prendere effettivamente piede come mezzo di pagamento urbi et orbi.

Staremo a vedere se l’esperienza australiana potrà fare da pilota anche per altre realtà geografiche, in una competizione reale per gli stablecoin che coinvolga anche istituzioni che con il denaro hanno maggiore esperienza.

Gli stablecoin rimangono un business molto interessante

Nonostante non si possa procedere allo stesso modo del denaro classico per le banche, che grazie alla riserva frazionaria hanno maggiore libertà di utilizzo dei depositi dei clienti, gli stablecoin rimangono un business molto lucrativo e interessante, che con ogni probabilità riuscirà ad attirare le attenzioni di gruppi che con il mondo cripto non hanno nulla a che fare.

I miliardi di depositi, anche se poi da investire in titoli a bassissimo rendimento, sono una torta troppo golosa da lasciare a startup e società che con il mondo bancario c’entrano poco o nulla.

Staremo a vedere quali saranno le evoluzioni di questo specifico esperimento. Curiosa la presenza, tra i network supportati, di Avalanche, che sta vivendo una settimana sulla cresta dell’onda. Dall’accordo con Amazon, che poi proprio accordo non era a tante altre iniziative che hanno fatto tornare prepotentemente questo network nella discussione pubblica.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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