La blockchain e le cripto al centro della politica. No, non la nostra, a quanto pare impegnata per ora più a tassare che a utilizzare, ma in Turchia, paese dove il comparto gode di una grande popolarità. Il teatro dello scontro sarà quello delle prossime elezioni presidenziali, che dovrebbero tenersi in giugno e che vedono da un lato il presidente uscente Recep Tayyip Erdogan e dall’altro una coalizione che raccoglie tutta o quasi l’opposizione.
Opposizione che, tramite il programma presentato dal CHP, il principale dei partiti di coalizione, guarderebbe con un certo interesse tanto alla blockchain quando alle criptovalute in quanto tali.
Un paese emergente e in crisi che guarda al settore, l’ennesimo, segno della grande appetibilità di quanto riportiamo ogni giorno su Criptovaluta.it. Un settore sul quale possiamo investire anche con Capital.com – vai qui per testarlo in DEMO GRATIS con capitale virtuale infinito – intermediario che propone accesso a tutti i migliori protocolli da investimento – anche con Analisi Tecnica inclusa e intelligenza artificiale.
La Turchia è un paese con un rapporto molto particolare con le criptovalute, con Bitcoin e con il mondo della blockchain in generale. Nonostante a più riprese il presidente in carica si sia espresso contro il comparto, in realtà l’accesso è piuttosto libero. E c’è anche un certo appetito della popolazione per questo tipo di asset, date anche le pessime condizioni in cui versa la lira turca.
Nel lungo, lunghissimo programma del CHP – che supera le 200 pagine, sono diversi i riferimenti a questo mondo. Dall’utilizzo della blockchain in ambito pubblico – sia in termini di catasto che di identificazione per i cittadini – alla volontà di tassare le criptovalute, o meglio, i guadagni conseguiti tramite trading.
Una posizione che non sappiamo se sarà raccolta dal partito attualmente al governo, l’AKP di Recep Tayyip Erdoğan, per un’elezione che sarà decisiva per i destini della Turchia, tanto politici quanto economici, e alla quale partecipano molti giovani e giovanissimi, in proporzione maggiore a quanto vediamo in Europa.
Per un paese, forse in pochi lo avrebbero immaginato, molto attento alle novità tecnologiche, più di quanto vediamo almeno dalle nostre parti. Vedremo se, quando e come tali propositi – nel caso di vittoria da parte dell’opposizione – saranno tramutati in realtà.
Vuoi perché le performance della Lira Turca sono quelle che sono, vuoi perché il paese è demograficamente molto più giovane dei nostri, vuoi perché c’è una grande spinta agli investimenti tecnologici… sta di fatto che in Turchia c’è molto che si muove in ambito Bitcoin e cripto, anche a livello pubblico.
E per quanto ci siano state dichiarazioni sapientemente ritagliate dai giornali europei, in realtà anche il governo in carica se n’è occupato pubblicamente senza essersi opposto con molta convinzione.
Staremo a vedere: e se la rivoluzione mediterranea a tema cripto partisse proprio da Ankara? Vi terremo aggiornati, in particolare se la coalizione che sostiene questo programma dovesse guadagnare il palazzo presidenziale.
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che Dio ci conservi Erdogan.