Secondo quanto è stato riportato da The Block, la massima autorità fiscale di Hong Kong ha confermato la volontà di estendere il regime di favore per fondi privati e family office anche agli investimenti in criptovalute. Un regime di favore che metterebbe questa categoria di asset a pari delle altre, favorendone con ogni probabilità l’appetibilità da parte di questo tipo di operatori.
A parlare è stato Christopher Hui, che è Segretario per i Servizi Finanziari e del Tesoro – all’interno della Hong Kong Fintech Week. E di novità positive, in quella che è una delle piazze finanziarie più importanti al mondo anche per il mondo crypto, ce ne sono altre.
Ci sarebbe infatti la volontà da parte del governo di espandere il regime di licenze e di avere dunque più exchange che sono in regola e possono operare nella città stato. Un approccio che è molto diverso da quello della Cina e – se vogliamo – anche da quello italiano – dove invece si sta tentando di alzare la tassazione proprio per scoraggiare questo tipo di investimenti.
In realtà non nuovissima, perché è da tempo che la città stato punta ad una maggiore apertura verso il settore Bitcoin e crypto. Questa volta però – per quanto non sia ancora nero su bianco – si vuole fare di più.
Lo stesso regime di tassazione di favore su certi investimenti per i fondi privati e anche per i family office verrà esteso, secondo quanto viene confermato da Christopher Hui, anche al settore BTC e crypto.
Qualcosa che sarà decisivo per aprire il mondo crypto anche ad investitori qualificati e che però magari ne erano rimasti lontani proprio per un regime di tassazione meno favorevole.
L’intento sarebbe quello di avere un mercato più libero e funzionale, portando più operatori internazionali del mondo crypto a aprire a Hong Kong, chiaramente in modo compliant con le regole che il paese si è dato proprio a tema crypto.
Hong Kong, come altre giurisdizioni, punta dunque a diventare hub almeno regionale per il mondo Bitcoin e crypto, vocazione probabilmente naturale di una piazza che ha già un’enorme rilevanza per i mercati tradizionali.
Un passo in avanti importante mentre in Europa tira invece aria di stretta. Non solo in Italia, ma anche nei Paesi Bassi e in altre giurisdizioni che stanno cercando di scavalcare in senso peggiorativo quanto fissato dal MiCA.
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