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Crisi stablecoin si trasforma in crisi EXCHANGE | Si salva solo…

12 mesi fa
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Tether ha recentemente superato la soglia degli 83 miliardi di capitalizzazione, soglia importante non solo perché riporta sopra i suoi massimi storici in piena bull run nel 2021, ma anche perché è in forte controtendenza rispetto al resto del mercato stable, che invece è in caduta libera dal marzo 2022.

Non è però soltanto una questione di marketshare e di chi sta vincendo la lotta tra stablecoin. La questione riguarda molto da vicino il funzionamento del mercato crypto, i profitti dei suoi principali operatori e anche il futuro di questo mercato. Dati alla mano, abbiamo deciso di approfondire ulteriormente la questione, per capire cosa sta succedendo e come potrebbe impattare sul mercato.


Investi nel mondo crypto? Dovresti conoscere bene il funzionamento degli Stablecoin e anche il perché del loro ruolo centrale. Probabilmente c’è qualcosa che ancora non sai. Noi abbiamo preparato un’indagine completa che ti permetterà di conoscere sia la vera importanza degli stablecoin, sia diversi retroscena che cambiano il mercato.


Tether: è dominio totale. Ma per il settore stablecoin non ci sono buone notizie

Da una parte c’è Tether, che ha ufficialmente superato la soglia degli 83 miliardi di capitalizzazione, il che vuol dire 83 miliardi di dollari versati nelle sue casse e messi a frutto investendo in titoli a breve scadenza. Il boom di Tether ha avuto dei riflessi importanti anche per i profitti conseguiti dall’azienda che lo gestisce, ormai superiori a quelli di diverse banche di grandi dimensioni. Tutto bene dunque sul fronte Tether, che poi è anche il fronte Bitfinex.

La situazione è però radicalmente diversa se dovessimo guardare al mondo stablecoin nel suo complesso. I dati sono impietosi: calo verticale dallo scorso marzo che non accenna a rallentare per intensità. E che potrebbe causare più di qualche problema sia al mercato crypto, sia invece a diversi player.

  • Un primo dato: mai recuperato quanto liquefatto con UST

Il primo dato che possiamo ricavare è che la liquefazione di UST, più rapida della sua incredibile crescita, è stata una condanna fine pena mai per il mondo degli stablecoin. Nessuno è stato in grado di sostituirsi e di assorbire il cap interessante di UST, che era però anche legato a rendimenti fantascientifici su Anchor.

UST in verde – dati The Block
  • Un secondo dato: USDC

USDC, che è maggiormente legato al mondo della DeFi rispetto al suo principale concorrente, almeno in via relativa, sta continuando a perdere marketcap, senza che siano prospettive di inversione sul breve periodo.

USDC, in rosso, in entrambi i sensi

La stessa Coinbase, nell’ultimo documento condiviso con gli azionisti, ha confermato di aspettarsi per i prossimi trimestri introiti ridotti in parallelo con il calo di cap di USDC.

I dati più interessanti

Ci sono poi altri dati interessanti che riguardano Tether. Il suo cap su Ethereum – ovvero per la versione del token su standard ERC20, è sì cresciuta da inizio anno, ma di “soli” 4 miliardi di dollari. Nello stesso periodo su rete Tron il token USDT è cresciuto di circa 9 miliardi. Il grosso della crescita fatta registrare è dunque su TRC20.

In blu Tether su Tron, in rosso su Ethereum

Domani proveremo a trarre delle conclusioni su questo curioso andamento sul nostro Magazine, al quale vi consigliamo già di iscrivervi da ora per non perdere il prossimo numero.

Perché è un problema per il mondo crypto?

Per due ordini di motivi. Il primo è che il calo di cap degli stablecoin vuol dire capitali in uscita dal settore e minore liquidità anche sugli exchange. Una situazione che va ad aggiungersi e ad essere complementare con l’abbandono di importanti market maker, anche per pressioni di carattere legale.

La seconda è che per gli exchange, alcuni dei quali puntano proprio sugli stablecoin per integrare gli introiti, si preannunciano tempi molto duri. I volumi di scambio sono al minimo, e rinunciare anche soltanto in parte a quanto rendono gli stable può diventare, nel giro di pochi mesi, un problema.

Un angolo che affrontiamo qui su Criptovaluta.it ormai da settimane e che presto diventerà oggetto di discussione pubblica. Sì, serve un inversione del trend per tornare a un mercato in salute e che continui a crescere. Quando arriverà?

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

Vedi Commenti

  • Chi è che fa il mercato? Non certo la gente comune ma i medi/grossi capitali, gli investitori istituzionali e tutto ciò che gli gira intorno.

    I piccoli (che sono in numero enormemente maggiore e complessivamente potrebbero in teoria fare la differenza) in pratica x la grande maggioranza le crypto non se le filano proprio e rimangono ancorati alla finanza tradizionale, principalmente per 2 motivi:
    1) sebbene in campo finanziario, è ancora roba da esperti di informatica e dove c'è da smanettare, i più si tengono alla larga.
    2) le varie vicissitudini, gli scandali, le notizie di truffa, le azioni di ostruzionismo istituzionale ecc. imprimono sul mondo crypto una pessima nomea; non importa se le truffe esistono anche e in misura maggiore nella finanza tradizionale, questo modo fa più scalpore, senza contare gli hype, i titoloni allarmistici ecc.

    Quindi il punto 2) rafforza il punto 1) e fa si che la stragrande maggioranza dei piccoli se ne stia lontana.

    Questo non è di per se un male, anzi, in una fase altamente sperimentale di questo settore finanziario, è positivo perché limita l'espansione dei rischi e dei danni correlati, stimola gli sviluppatori a fare sempre meglio per attirare l'interesse delle masse fornendo più efficienza e sicurezza,

    Ha come effetto negativo il fatto di consentire mano libera alle cosiddette balene che fanno il bello e il brutto tempo ma è un piccolo prezzo da pagare.

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