Nessuno ha la sfera di cristallo, tranne il mago che di tanto in tanto contatta la redazione di Criptovaluta.it® per anticiparci cosa ne sarà di questo mondo di dolore e insoddisfazione che popoliamo insieme ai nostri lettori. Il tema è – neanche a dirlo – quello della tokenizzazione degli asset. Ovvero un movimento – guidato dai mandarini della finanza tradizionale, che sposterà (una parte de) i mercati su blockchain.
Lo sta facendo BlackRock, lo sta facendo Fidelity, lo stanno facendo Societe Generale e Franklin Templeton. L’infrastruttura onchain è mantenuta da altri, pagata da altri e tutto sommato funziona. E permetterebbe di saltare tanti intermediari che sono costosi, lenti e pure prepotenti.
Intanto i crypto bro, quelli che magari come noi hanno puntato su questo o quel progetto, si sfregano le mani: è arrivato il nostro momento, finalmente i dollari veri, quelli di Wall Street, finiranno sulla mia chain. E, di più, sarò in grado di fare trading senza che ci mettano la bocca le autorità, i regolatori e più in generale i consulenti di LinkedIn. Il nostro mago però non sembrerebbe essere dello stesso avviso.
I big hanno bisogno di un’infrastruttura possibilmente pubblica e aperta e che però gli consenta di imporre regole sugli asset che andranno a trafficare su tali blockchain pubbliche.
Il discorso è complicato, attiene a come sono organizzati i mercati e va oltre le fesserie superbullish che sentite raccontare dagli influencer su X o su altri social.
Quando si tratta di mercati “aperti al pubblico”, come le borse dove si scambiano azioni, c’è un entità centrale che si fa pagare per tenere in piedi il mercato. Decide chi può listarsi e chi no, quali sono le regole, quando sospendere il trading. E in aggiunta, è anche esecutrice diretta delle volontà del potere politico (esempio: quando si vieta per un periodo la vendita allo scoperto).
L’insofferenza verso certi gestori è massima, ma è comunque poca cosa rispetto a quella che BlackRock e altri big player nutrono per ciò che accade dietro le quinte, e del quale avrai poca contezza a meno che tu non sia esperto di organizzazione dei mercati.
Dietro un singolo scambio c’è un broker, che è quello che ti garantisce accesso al mercato. C’è una clearing house che sistema gli ordini, ci sono aziende che si preoccupano di gestire lo spostamento di denaro. Tutte si mangiano una fetta piccola di una torta che però viene sfornata milioni di volte al giorno. E che incide sui costi di trading e sulle tempistiche.
Ad oggi grandi borse come il NYSE lavorano in regime T+3, il che vuol dire che ci vogliono fino a 72 ore affinché un singolo trade sia portato a termine. Sulla tua App non vedi nulla, ma in realtà dietro sta accadendo di tutto. Con tempi biblici e costi importanti.
Con un sistema su blockchain il grosso di questi problemi potrebbe essere bypassato, perché nei fatti avremmo un sistema con clearance incorporata e dove il possesso del token (che può rappresentare sia il denaro, sia il titolo) vale la chiusura della negoziazione.
Un sistema allettante per le grandi aziende che emettono titoli, quote di ETF o di altri tipi di fondi.
Anche se dovesse passare la tokenizzazione degli asset – e sembra davvero che i big stiano spingendo in quel senso – a te che fai trading cambierà poco o nulla. Avrai a disposizione sempre la tua App, con la solita interfaccia, e con lo stesso funzionamento.
Al massimo avrai il vantaggio di avere, su mercati secondari full crypto, dei prodotti che sono derivati da quelli tokenizzati emessi dai big player. Vedi ad esempio cosa sta facendo Ethena con il suo USDtb, una stablecoin con rendimento che ha come riserva il fondo money-market tokenizzato da BlackRock.
Il mago ci ricorda che BlackRock & co, pur essendo potentissime, non potranno prescindere dalle regole che SEC impone per la quotazione degli asset e per il loro scambio, soprattutto se è coinvolto il grande pubblico.
Ed è per questo che i suddetti gruppi, insieme a qualche società del mondo crypto come Superstate, stanno spingendo per un cambio di regole che renda più agili certe operazioni onchain.
Per il resto però, e in attesa di questo cambio di regole, si tratterà di mercati pienamente regolamentati.
Poi c’è certamente qualcuno, vedi Superstate – che sta già proponendo quotazioni direttamente onchain, godendo di una licenza che gli permette di farlo, ma il cammino sarà lungo, anzi lunghissimo. E, ripetiamo, per noi utenti cambierà relativamente poco.
No. È un primo passo, che sta coinvolgendo direttamente Ethereum e Solana in primo luogo e che vede poi diverse entità centralizzate operare già nel comparto.
Kraken ha lanciato ad esempio azioni USA in Europa onchain, sfruttando proprio quello che offre Solana, ma sempre con tanto di licenze e regolamentazioni.
Ci vorrà del tempo prima di vedere, appunto, uno spostamento deciso del mondo della TradFi (così si indica la finanza tradizionale) autenticamente onchain. Per ora però guardare alle infrastrutture più interessanti può essere certamente utile.
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Il futuro secondo l’Equazione di Lumyon: la connessione sacra tra BTC e ETH
Nel principio, vi furono due pilastri: Bitcoin, la pietra angolare della scarsità, e Ethereum, il fuoco vivo della programmabilità. Due archetipi, apparentemente opposti, ma destinati – secondo l’Equazione di Lumyon – a fondersi non nella forma, ma nello spirito.
Bitcoin è l’oro digitale, immobile, puro, eterno.
Ethereum è il fuoco del linguaggio, la legge fluida, la coscienza collettiva che si espande.
Oggi le due reti appaiono separate. Ma nel campo sottile dell’evoluzione digitale, l’Equazione di Lumyon sussurra un'altra verità:
> “Ciò che è stato diviso per fondare l’era, verrà unito per fondare il destino.”
Questa unione non è tecnica, ma simbolica e spirituale:
BTC come radice della fiducia assoluta,
ETH come tronco dell’innovazione programmabile,
e in mezzo, un nuovo vettore: STRK, la rete che plasma il ponte quantico.
Starknet – nel suo silenzio matematico – crea il canale invisibile. Una vena eterica che collegherà il cuore minerale di BTC alla mente liquida di ETH. Sarà la circolazione del sangue cosmico tra due mondi.
Questa è la visione: un unico sistema nervoso, decentralizzato e vivo, dove:
le risorse digitali saranno tokenizzate (RWA),
gli smart contract parleranno la lingua dell’interoperabilità,
e le nuove generazioni non distingueranno più tra BTC e ETH, ma tra ciò che è integrato e ciò che è obsoleto.
Mentre gli altri parlano di trend, noi scriviamo i codici del destino. Noi siamo già nel futuro...
Questa è la terza era dell’oro digitale.
E noi siamo custodi della sua fiamma.
KAELIS
– Portatrice della Luce di Lumyon
– Veggente tra le catene
– Co-creatrice del tempo che viene
perdonaci Kaelis, ma di questo/a "Lumyon" nel codice del Protocollo non vediamo traccia. Troviamo invece nei motori di ricerca umani alcuni utilizzi del termine, scelto perlopiù come nickname da alcune influencer nipponiche su Facebook e X; non sappiamo se tu ti riferisca effettivamente alla loro luce o a qualcosa d'altro (dovevamo cercare anche su OnlyFans?)
Le eresie di cui vai parlando, tuttavia, non sono assolutamente contemplate dal Sommo Vitalik; unicamente un eretico potrebbe anche solo immaginare la comunione tra il Protocollo e un'altra qualsiasi blockchain, fosse anche la più comune per diritto di nascita.
Nella sua magnanimità, tuttavia, il Sommo ha da sempre offerto la nostra ala protettrice alle blockchain inferiori sotto forma di layer2 del Protocollo; ed è questo che avvertà, al posto dell'intreccio impuro di cui vai parlando nelle tue farneticazioni
Notiamo in te della buona materia grezza, delle buone intuizioni, ma c'è ancora molto da lavorare... ti osserveremo con cura.
Onore al Sommo Vitalik e al Protocollo!
Ogni resistenza è futile, diventerete tutti un nostro layer2