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Strategy rischia di FAR CROLLARE BITCOIN? In realtà il problema TRUFFA è altrove (ma sempre a Wall Street)

Arrivano gli scammer, quelli veri. Strategy rischia di farci FALLIRE tutti?
1 mese fa
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Quanto siamo a rischio per colpa dei mercati tradizionali? Riprendiamo un discorso già aperto ieri e che da tempo spaventa i più avveduti. La corsa importante (e sbilanciata) di diverse società quotate verso Bitcoin e crypto può diventare un problema? C’è il caso principe, quello di Strategy, e ci sono tanti piccoli casi, che sono ancora meno stabili ma che hanno detenzioni di dimensioni tali da impensierire certamente di meno.

Una premessa prima di arrivare al cuore della questione: per ora di problemi evidenti non ce ne sono, se non per chi ha deciso di investire in società barcollanti che stanno cercando il tutto per tutto investendo in BTC e crypto (non è il caso di Strategy).

Di rischi tuttavia ce ne sono – seppur difficili da individuare – sia sul breve che sul medio e sul lungo periodo. Ne abbiamo parlato in dettaglio già qui sul nostro Magazine – e oggi affronteremo la questione dal lato della sostenibilità.

Quanto è sostenibile la strategia di Strategy?

Ci sono diverse domande sulla strategia di Strategy per accumulare Bitcoin. E ci sono altrettante risposte, quasi tutte sbagliate.

Il prezzo medio di carico: il prezzo medio al quale Strategy ha comprato Bitcoin è completamente ininfluente. Strategy può rimanere sotto per periodi molto lunghi senza che ne risenta la sua solidità.

Strategy deve pagare interessi (modesti) oppure dividendi (sui quali ha ampio controllo o comunque capacità di rinviarli). Finché sarà in grado di rifinanziarli a mercato, a prescindere dal valore di Bitcoin in quel momento.

Il valore di Bitcoin può avere un impatto sull’appetibilità della strategia di Saylor? Certamente sì. Tuttavia il prezzo medio di carico è un problema che non esiste. E che non deve essere tenuto in considerazione quando si valuta la sostenibilità del debito (poco in realtà) che l’azienda ha contratto.

Tra le altre cose va sottolineato come le ultime raccolte di capitale siano tutte avvenute tramite l’emissione di azioni speciali – che danno diritto a dividendi più corposi – oppure tramite emissione di azioni ordinarie. La situazione sul fronte Strategy è dunque tranquilla.

Cosa potrebbe succedere se: immaginiamo che Saylor ad un certo punto di questa sua avventura non sia in grado di rimborsare i creditori (situazione residuale, dato che gli stessi hanno anche la possibilità di convertire i bond in azioni). Cosa succederebbe? Nel peggiore dei casi una vendita minima di Bitcoin per far fronte alla parte di interessi da pagare. Nel caso in cui non dovesse riuscire a rifinanziarsi con nessun metodo, una vendita più corposa. Tuttavia sono, lo ripetiamo ancora una volta, possibilità residuali.

A essere maggiormente a rischio sono gli azionisti di $MSTR, che possono essere diluiti e poi diluiti ancora nel caso in cui la strategia di accumulo del capitale di Saylor non dovesse mostrarsi come sostenibile sul medio e lungo periodo.

I problemi sono eventualmente altrove

Ne abbiamo già parlato sul Magazine ma vale certamente la pena di tornare sul tema, dato che proprio poche ore fa un altro gruppo, questa volta in Europa, ha annunciato un piano ambizioso per raccogliere capitale e acquistare fino a 1 miliardo di euro in Bitcoin.

Si tratta di Vanadi Coffee, micro cap quotata in Spagna che gestisce 5 punti vendita secondo AlicantePlaza e che non è esattamente un gigante delle borse. Anzi, il gruppo non ha in programma di essere profittevole prima del 2027, ha rivisto al ribasso le sue proiezioni anche di espansione e non sembrerebbe essere esattamente un’azienda in grado di raccogliere più di 1 miliardo di euro a mercato. Ci riuscirà? Vedremo.

C’è una certezza però in quello che è un momento molto tumultuoso all’incrocio tra società della finanza tradizionale e dei mercati classici e mondo Bitcoin. È la certezza che in molti stanno utilizzando la grande attenzione intorno a Bitcoin per farsi un po’ di pubblicità e per spingere società che si occupano di tutt’altro ad assumere un ruolo più o meno rilevante all’interno dell’ecosistema.

Non tutte ci riusciranno, alcune hanno il puzzo della truffa (non è il caso di Vanadi, ma di altre negli USA) e il nostro consiglio è quello di rimanere il più distanti possibili dalle azioni di questi gruppi. Bitcoin attira su di sé un’attenzione che nessun altro asset è in grado di attirare. Qualcuno, tra i soliti furbacchioni, sta cercando di farsi ricco alle vostre spalle e con le vostre tasche.

E imparare a separare le imprese legittime – come Strategy o Twenty One Capital da quelle che non lo sono. Se il market cap è basso, se non avete mai sentito nominare la società che si sta lanciando in Bitcoin, è certamente più prudente rimanerne il più possibile lontani.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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