Nel continuo contrasto al riciclaggio internazionale di denaro sporco, la criptovaluta è probabilmente uno degli anelli più deboli. Così, almeno, la pensa Izabella Kaminska in questo editoriale sul Financial Times, che rammenta come le crypto possano essere utilizzate per poter ricevere dei fondi da fonti sconosciute e anonime in tutto il mondo, rendendo così molto più difficile cercare di tenere fuori dai giri di denaro i proventi di attività criminali.
Se tuttavia fino ad oggi è stato relativamente complicato trasformare le criptovalute guadagnate illegalmente in uno strumento di acquisto economico, considerato anche che relativamente pochi commercianti accettano la criptovaluta, le cose potrebbero presto cambiare, risparmiando la seccatura ai male intenzionati di dover ricorrere agli exchange per poter convertire la propria valuta digitale in valuta fiat.
Quello che è un grande beneficio per tutti i consumatori onesti potrebbe dunque tramutarsi in una ghiotta opportunità anche per quelli meno virtuosi. E, in tal senso, l’ultima collaborazione avviata da Visa con Coinbase al fine di creare una carta di pagamento basata sulle criptovalute, potrebbe prestarsi a questo fine.
Visa ha infatti annunciato di voler lanciare una carta in valuta digitale per consentire a tutti i suoi utenti di spendere i fondi presenti sul wallet criptovalutario, in tutti i Pos in cui Visa è accettata. Ovvero, praticamente ovunque. Considerato poi che il plafond può arrivare a 10.000 o 20.000 sterline a seconda del profilo di cliente, e che lo stesso quotidiano finanziario paventa dubbi sulle possibilità di Coinbase di adempiere efficacemente a quanto previsto dalle normative anti-riciclaggio e di identificazione della clientela sembra fare il resto.
A guardare la parte oscura della medaglia, prosegue poi il Financial Times, questo potrebbe voler dire che chiunque abbia un account su Coinbase abbia anche i mezzi potenziali per ricevere pagamenti da una fonte illegittima con una barriera minima, o nulla. Naturalmente, dal canto suo Visa afferma di aver sottoposto questa nuova partnership a un esame “avanzato” e ha respinto ogni illazione dichiarando che la stessa Coinbase è regolamentata dalle autorità statunitensi.
Insomma, la tanto auspicata apertura dell’ecosistema criptovalutario al mondo dell’economia reale non accoglie unanimi consenti. E voi che cosa ne pensate?
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