Non sei pronto per quello che sta per accadere e probabilmente non lo è nessuno. La lettera di Larry Fink agli investitori ha sollevato un polverone principalmente perché ha indicato in Bitcoin una minaccia per il dollaro. C’è però tanto altro in quella lettera di cui si è parlato poco, complice una stampa economica – mainstream e non – che non sembra avere grande contezza di come funzionino i mercati e del perché la sfida che ha lanciato Fink all’organizzazione dei mercati attuale è da prendere molto sul serio.
Larry Fink si sente sul promontorio dei secoli, guarda con sovrano disprezzo all’organizzazione dei mercati di oggi – ha parlato di era del fax – e ricorda un po’ un noto (e trapassato) procuratore del calcio in un’altrettanto nota polemica sulle infrastrutture di certi mercati.
Cambierà tutto – fosse anche soltanto perché c’è la volontà di farlo da parte di BlackRock, volontà che ha un impatto sul mondo che ci circonda di una certa portata. C’entreranno crypto e blockchain? Sembra di sì. Non è amore, ma convenienza, ci dicono dalla regia. Ma alla fine non cambierà granché.
Quanto tutti parlano della stessa cosa, le possibilità che lo si faccia a sproposito è molto alta. Larry Fink ha un progetto, lo ha già raccontato in pubblico più volte e ora lo ha comunicato anche ai suoi investitori.
Il denaro del mondo si muove in canali che sono stati costruiti quando nei trading floor si urlavano gli ordini e le macchine del fax sembravano rivoluzionarie.
Per quanto con più aplomb, non può che ricordarci un certo procuratore, che con toni meno garbati, ebbe a dire lo stesso sul calciomercato italiano.
Battute a parte, Larry Fink è tremendamente serio. Vede in Bitcoin un potenziale asset rifugio dalle intemperie monetarie. E vede nella tokenizzazione degli asset la soluzione a tutti i problemi.
Sono due parole complicate, ignorate dai più. Ok che gli ordini viaggiano alla velocità della luce in borsa. C’è però poi chi, a fine giornata, deve preoccuparsi di far combaciare i conti tra chi ha venduto, chi ha comprato e spostare anche i soldi. È un compito titanico (che su diverse piazze avviene ancora T+3, ovvero a 3 giorni dalla negoziazione), ha dei costi esorbitanti e tiene anche il capitale bloccato. Larry Fink non ne può più:
Ogni azione, ogni obbligazione, ogni fondo, ogni asset può essere tokenizzato. Se saranno tokenizzati, rivoluzioneranno gli investimenti. I mercati non dovranno chiudere. Le transazioni che impiegano oggi dei giorni sarebbero completate in secondi. E miliardi di dollari che sono bloccati in attesa di ordini che vanno in completamento potrebbero essere reinvestiti nell’economia, generando più crescita.
NYSE e NASDAQ, come il grosso delle borse mondiali, chiudono nel weekend e poi ci si risente il lunedì. Con un mercato tokenizzato, dove il settlement e la clearance saranno onchain, non ci sarà bisogno di chiudere, mai. Sabato notte, domenica mattina, domenica pomeriggio mentre si guarda la squadra del cuore: trading sempre, a qualunque ora e senza stop.
Tutto questo parlare di tokenizzazione ha fatto sfregare le mani a chi ha investito nei principali protocolli DeFi, ma anche in blockchain di infrastruttura come Ethereum o anche Solana, che sembrerebbero essere tra le più lanciate per questo tipo di attività.
Tuttavia ci sono da fare elle precisazioni:
In tanti in passato, tra i grandi gestori di fondi e tra le banche d’affari, hanno partecipato a programmi per la creazione di blockchain private, e non pubbliche. Gli esperimenti non sono mai andati un granché – mancava forse il giusto ambiente… culturale? – e BlackRock, ad esempio, ha deciso di fare diversamente con il suo primo fondo tokenizzato, scegliendo Ethereum e altre reti. Nulla però ci garantisce che si continuerà sulle blockchain pubbliche.
A favore delle blockchain pubbliche c’è l’enorme liquidità che è già presente onchain in protocolli come AAVE, ma anche Maker e Curve. Cosa sceglieranno i grandi gestori? Di ripartire da zero oppure di andare dove il denaro già c’è e i pipe, i canali, i tubi, funzionano già?
Probabilmente gli investitori normies continueranno a accedere ai mercati tramite broker – senza sapere nulla o quasi di quello che avviene dietro le quinte. Dopotutto, chi conosce il giro che deve fare il proprio ordine prima di potersi dire effettivamente concluso oggi? Nessuno. E probabilmente nessuno lo saprà quando si passerà alla tokenizzazione.
No, difficile che sarà un veicolo per l’adozione del mondo crypto in quanto tale. Oggi miliardi di persone usano un sistema operativo basato su Linux, che è Android, senza averne assolutamente idea.
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Vedi Commenti
Caro Flink hai preso una colossale cantonata. Hai comperato Bit e Cripto hai preso fuffa. Almeno chi ha il $ ha in saccoccia NASDAQ, S&P 500,mica il niente che hai te.
Siiiiiii mi mancavano questi commentiiiiiiii
È da due anni che siete tutti muti (durante un x4), tornate fuori a un -30%... siete uno spasso :D
Bitcoin ha tutte le caratteristiche per essere un potenziale asset rifugio ma il mercato sta dicendo altro e al mercato attualmente va bene così