La legge non è quasi mai uguale per tutti. A ricordarcelo è quanto sta avvenendo in Cina – secondo quanto è stato riportato da Reuters – dove le autorità locali starebbero vendendo le crypto ottenute tramite sequestro, anche in assenza di disposizioni di legge chiare. Il trading in Cina sarebbe, almeno sulla carta, proibito.
Ci sarebbero discussioni ai massimi livelli del Partito per modificare la situazione sul piano legale o – direbbero i più cinici – per riportare la legge a rispecchiare quanto starebbe comunque avvenendo, anche contro la stessa.
Sempre secondo quanto riporta l’agenzia di stampa, infatti, le autorità locali starebbero utilizzando società private per disfarsi delle crypto che hanno accumulato tramite sequestri e all’interno di procedimenti penali, anche per fare cassa in un periodo relativamente difficile per le autorità locali in termini di finanze.
La situazione è interessante per almeno due aspetti. Il primo è che ci sarebbe una pressione di vendita relativamente costante su Bitcoin e crypto, data dalle vendite delle autorità locali cinesi che ne hanno accumulato in quantità. Il secondo è che, nonostante un ban molto duro sul trading di criptovalute, tanto per i privati quanto per il settore pubblico, in realtà le autorità locali avrebbero trovato un modo per… disfarsene.
Avrebbero fatto dunque di necessità virtù, andando a scaricare a mercato crypto e Bitcoin allo scopo di fare cassa, proprio mentre suddetta cassa versa in pessime condizioni.
Almeno a rimanere nel legale, le strade possibili sarebbero due: affidare la vendita a intermediari che non sono in Cina, oppure procedere all’accumulo. Tuttavia, anche il report di Reuters a riguardo sarebbe piuttosto fumoso, senza che ci siano poi ulteriori dettagli su quanto stia accadendo davvero. Quel che sappiamo – o che Reuters dice di sapere – è che in realtà le autorità locali starebbero vendendo a società private, contravvenendo a una legge che, a tutti, noi compresi, appare come più che chiara.
Non è chiara neanche la mole di crypto che sarebbero state sequestrate prima e vendute poi. L’unico numero che abbiamo tra le mani – e che è comunque molto importante – riguarda la quantità di crimini che sono stati compiuti con o tramite le crypto. Nel 2023, neanche l’anno più brillante per il settore, parliamo di circa 59 miliardi di dollari.
Molti di questi reati sono legati al riciclaggio, sempre secondo Reuters, e – aggiungiamo noi – avranno previsto, in tutti i casi finiti in tribunale, il sequestro degli asset digitali coinvolti.
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Il livello dell'informazione italiana sulle crypto sta tra penoso e imbarazzante
Per fortuna c'è un pubblico molto attento che passa le giornate sul web a raddrizzare certe storture