Non tutti lo sanno ma molte coins dell’attuale fornitura circolante di Bitcoin sono andate perse ed oggi risultano impossibili da recuperare.
Questo perché nei primi anni dal lancio del protocollo, la criptovaluta era ancora poco conosciuta e molti l’hanno utilizzata come se fosse un gioco senza valore. A distanza di anni gli stessi che non hanno salvato le chiavi private dei propri wallet o che hanno perso l’accesso ai fondi, oggi si mangiano le mani.
In questo articolo facciamo una panoramica delle monete che, secondo i dati on-chain, sembrano perse e di quelle tecnicamente non possono essere più spese. Infine una rassegna dei casi più iconici di persone che hanno ammesso di aver commesso un errore milionario perdendo i propri Bitcoins.
Dal lancio del protocollo Bitcoin nel lontano 2008 ad oggi ne sono successe di tutti i colori: hack milionari, hard disk finiti nella spazzatura, password dimenticate, e interi exchange scomparsi nel nulla. Per molti utenti custodire i propri Bitcoin ed evitare che nel corso degli anni siano andati persi o rubati è stata davvero un’impresa.
Soprattutto nei primi anni, era facile che qualcuno avesse acquistato le monete (per gioco) e poi se ne fosse dimenticato, senza salvare le chiavi private di accesso. A maggior ragione perché all’epoca, oltre ad esser vista come una valuta da nerd, Bitcoin era scambiata solo a poche unità di dollaro. Oggi potrebbe sembrare un’eresia ed uno spreco materiale non prendersi cura di cotanta ricchezza ma molti anni fa nessuno si poteva minimamente immaginare BTC a $100.000.
In quegli anni pionieristici, esistevano addirittura dei faucet Bitcoin, ovvero siti web che regalavano piccole quantità di BTC gratuitamente a chiunque ne facesse richiesta, proprio per incentivare la diffusione del protocollo. Bastava inserire il proprio indirizzo e, con un semplice click, si potevano ricevere anche 5 o 10 BTC, cifre che oggi valgono centinaia di migliaia, se non milioni, di dollari.
Capite bene che, agli albori di questa rivoluzione, poteva capitare che qualcuno si procurasse qualche unità di Bitcoin senza poi metterle in sicurezza. Molti utenti se li sono dimenticati in un vecchio computer o in un hard disk, ora inaccessibili a causa di guasti, formattazioni o semplicemente perché non si ricorda la password del wallet. Ad ogni modo, il risultato è che una parte della supply circolante di Bitcoin, risulta ora persa per sempre, o più tecnicamente “non spendibile“.
Partiamo dall’analisi dei dati che evidenziano quanti Bitcoin sono andati persi in modo dimostrabile, e che sicuramente non potranno essere più utilizzati. Prendiamo in esame la metrica di Glassnode “BTC: Provably Lost Supply”, che ci indica l’ammontare di monete irrecuperabili, che per caratteristiche tecniche, non possono più essere spese.
In particolare rientrano in questa categoria tutti i Bitcoin che si configurano come risorse non riscosse dai miners. In pratica sono quei BTC che, pur essendo stati tecnicamente “minati”, non sono mai stati assegnati a un indirizzo valido. Il grafico tiene conto poi delle coins inviate a degli indirizzi di burn, ovvero indirizzi a cui chiave privata non ha alcun proprietario dimostrabile, e di quelli inviati a opcode di script “OP_RETURN”.
La maggior parte dei Bitcoin persi attraverso uno di questi mezzi, risalgono al periodo compreso tra dicembre 2013 e maggio 2014, Giusto per fare un esempio, il 29 aprile 20214 sono stati bruciati deliberatamente ben 282,7 BTC. In totale ad oggi, come mostrato nel grafico, ben 3.386 BTC risultano matematicamente impossibili da spendere, per un controvalore attuale di $286 milioni.
C’è però un’altra interpretazione dei dati on-chain che ci mostra una quantità ben maggiore di Bitcoin determinati come persi. In questo caso, con la metrica “BTC: Probably Lost” Supply ci riferiamo a quelle monete cosiddette “zombie” che sono rimaste inattive da luglio 2010, sin dal giorno del lancio del primo exchange per il trading di BTC. Queste monete non sono perse in modo assolutamente certo, ma è probabile che lo siano.
Il malloppo ammonta a 1.456.454 BTC, circa il 7,3% della sua supply circolante, per un valore di $122 MILIARDI. Una cifra enorme che, tra l’altro, non viene movimentata da anni, rafforzando la tesi secondo cui quei bitcoin potrebbero essere persi. Non vuol dire che non potrebbero essere spesi in futuro, ma è molto probabile che quelle chiavi private siano state perse e che le monete non siano spendibili.
C’è da considerare anche che una bella fetta di quei bitcoin probabilmente persi appartiene al buon Satoshi Nakamoto, circa 1 milione di BTC. Quelle coins non sono state mai mosse sin da quando sono state minate tra il 2009 ed il 2010, ed è altamente improbabile che possano tornare attive proprio ora.
Tra i Bitcoin probabilmente persi, oltre a quelli Satoshi, ci sono anche quelli di una serie di persone che hanno ammesso pubblicamente di aver perso le chiavi dei propri wallet. Ne è un esempio la famosa storia di James Howells, ingegnere informatico britannico che nel 2013 gettò via in una discarica a Newport un hard disk contenente le chiavi di circa 8.000 BTC, pari a $670 milioni.
Un’altra storia bizzarre è quella di Stefan Thomas, ex CTO di Ripple, che nel 2011 ricevetta circa 7.000 BTC, pari a $586 milioni come premio per la creazione di un video educativo su Bitcoin. Quelle monete sono state custodite sul portafoglio Ironkey, noto per la sua sicurezza poiché cancella tutti i dati al suo interno dopo aver sbagliato per 10 volte consecutive la password di accesso. Indovinate un po? Stefan ha già errato 8 tentativi, gliene rimangono due.
Altri casi emblematici di maxi Bitcoin persi coinvolgono utenti anonimi: uno raccontò nel 2010 al forum BitcoinTalk di aver usato un floppy disk, per salvare le chiavi di 2.000 BTC. Lo stesso si è poi rotto a distanza di poco tempo, impedendone il recupero. Situazione simile per l’utente noto con il nickname di “Cryptohypnotic” che nel 2012 scrisse di aver lasciato 500 BTC in un SSD, poi danneggiato irreparabilmente. Infine, un terzo utente disse su Reddit di aver formattato accidentalmente l’hard disk contenente 100-500 BTC, senza alcun backup.
Non manca neanche il mistero: molti Bitcoin “persi” appartengono al caso dell’exchange QuadrigaCX, dove con la presunta morte del CEO, si stima siano scomparsi 76.000 BTC. In molti sospettano che la morte sia stata inscenata.
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