Le superpotenze mondiali USA e Cina competono aspramente su diversi ambiti da ormai decenni. Dalle tecnologie aerospaziali, allo sport, fino alle industrie e agli armamenti, senza escludere neppure l’oro digitale Bitcoin. Ebbene si, il mondo crypto rappresenta un tassello fondamentale per le strategie di supremazia dei due Paesi, viste le sue numerose implicazioni sul futuro dei pagamenti e della libertà a livello finanziario.
Ma chi tra tra i due possiede più Bitcoin e come li hanno accumulati silenziosamente negli ultimi anni? Quali altre Nazioni detengono quote importanti di BTC? Vediamo tutto nei dettagli di seguito
Negli ultimi anni, le superpotenze mondiali come USA e Cina hanno iniziato a guardare al mondo crypto e a Bitcoin non più solo come asset speculativi, ma come veri propri strumenti strategici in grado di influenzare gli equilibri globali. Questo perché gli asset digitali crittografici, visto la loro capacità di essere trasferiti in modo trustless senza intermediari, conferiscono grandi vantaggi ai Paesi che ne detengono il controllo.
In un panorama geopolitico sempre più dettato da tensioni commerciali, disporre di uno strumento pseudo anonimo in grado di essere utilizzato liberamente rappresenta un forte valore aggiunto. Per non parlare del fatto che Bitcoin sta diventando sempre di più capitalizzato, con performance che lo rendono appetibile per chi cerca di diversificare le proprie riserve strategiche.
Poi, più in generale le crypto consentono di emancipare interi Governi dalla subordinazione ad altri sistemi fiat, come ad esempio quelli del dollaro e dell’euro. Basti pensare alla Russia, che ha fatto delle crypto in più occasioni la sua arma per scavalcare le sanzioni internazionali, riuscendo a commerciare senza blocchi in tutto il mondo.
Nel mezzo di questa corsa all’oro digitale, Cina e USA competono silenziosamente a chi detiene più unità di Bitcoin chiuse a chiave nei propri wallet. In questo momento, secondo i dati del sito “Bitcoin Treasuries”, entrambi possiedono quasi le stesse quote della materia arancione. Gli Stati Uniti sono in vantaggio, ma di poco.
Più nel dettaglio, gli USA possiedono 198.012 BTC, pari ad un controvalore di $18,3 miliardi, corrispondente all’1% circa della supply circolante di Bitcoin. la Cina invece vanta scorte per 190.000 BTC, pari ad un controvalore di $17,6 miliardi, ovvero quasi lo 0,96% della rifornimento attuale della criptovaluta.
Gli americani hanno accumulato il tesoro grazie a vari sequestri giudiziari legati ad hack e truffe informatiche, in cui erano coinvolti molti Bitcoin. Il più noto di tutti è quello relativo al marketplace di droga online Silk Road, con cui sono stati sequestrati ben 69.370 BTC
Invece la Cina ha messo mano a tutte quelle coins tramite la chiusura di alcune mining farm non autorizzate nel Paese e con alcuni crack down su piattaforme di scambio cinesi. Ad esempio nel 2020 il governo cinese ha sequestrato svariati miliardi di dollari in crypto dallo schema Ponzi PlusToken.
Da sottolineare però come gli USA “possiedano” anche il controllo indiretto su circa $106 miliardi con gli ETF Bitcoin spot statunitensi. Sebbene questi non siano formalmente in mano al governo, contribuiscono comunque all’influenza economica in campo crypto.
Allo stesso tempo non sappiamo se le due potenze abbiano segretamente accumulato Bitcoin tramite wallet non tracciati pubblicamente. Sulla carta abbiano una bilancia che pesa leggermente a favore degli Stati Uniti ma in realtà gli equilibri potrebbero essere sensibilmente diversi.
Ovviamente Cina e USA non sono gli unici ad aver compreso il potenziale economico e geopolitico di Bitcoin. Il Regno Unito ad esempio è riuscito ad accumulare ben 61.245 BTC, pari a $5,6 miliardi grazie ad alcune operazioni di sequestro da attività illecite. Tra le varie figurano frodi fiscali, traffico di stupefacenti e crimini informatici, tutti prontamente smascherati dalle unità anticrimine anglosassoni.
L’Ucraina invece possiede 46.351 BTC, per un valore di $4,3 miliardi, prettamente ricevuti da campagne di donazioni durante la guerra contro la Russia nel 2022. Subito dietro troviamo la Corea del Nord, che grazie al gruppo spietato di hacker “Lazarus Group” è riuscita ad sottrarre circa 13.562 BTC, per un valore di $1,2 miliardi. A questi dati vanno aggiunte verosimilmente anche altre monete provenienti da recenti colpi come quello a danno dell’exchange Bybit.
Anche Buthan ed El Salvador presentano custodie importanti di Bitcoin. il primo vanta 7.486BTC per un valore di $690 milioni, di cui la maggior parte ottenuti grazie ad attività segrete di mining, solo recentemente scoperte. El Salvador invece ha acquistato 6.155 BTC, pari a $570 milioni con i propri fondi statali.
Chiudono la classifica Venezuela, Finlandia e Georgia, con poche unità di Bitcoin ciascuno. Dell’Italia non se ne vede neanche l’ombra, d’altronde prevedibile visto l’approccio contrarian alle tecnologie emergenti.
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