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Senato USA: barricate contro le crypto e Bitcoin! Sfida al presidente con BAN: che succede ora?

Ancora scontro sulle crypto al senato USA. Cosa sta succedendo? Trump ora è in un angolo ma...

Si alza lo scontro tra presidenza degli Stati Uniti e democratici al Senato. Ad essere fonte di grande attrito è ancora una volta la questione relativa alla criptovalute e alle prossime leggi che dovranno governarle negli Stati Uniti. C’è in approvazione la legge sulle stablecoin, grande priorità per la Casa Bianca, che però i democratici non hanno alcuna intenzione di far passare se non in cambio di qualcosa.

Quel qualcosa si sta materializzando all’interno del Senato stesso, dove è stata avanzata una proposta di legge, l’ennesima, che servirà per arginare le operazioni crypto legate direttamente al Presidente.

In particolare a infastidire i dem sono i due meme token, $TRUMP e $MELANIA, considerati un veicolo (neanche troppo) potenziale per ogni tipo di malversazione. Opinione che è condivisa in realtà da tanti appassionati crypto sin dal lancio di questi prodotti finanziari. A firmare le leggi sono stati in 20 – e questo potrebbe essere il primo do tu des al fine di far passare leggi assai pressanti per la Presidenza.

Tema forte per il POTUS

Sul tema crypto, Donald Trump ha speso e si è speso molto: ne ha fatto uno dei suoi cardini in campagna elettorale e ha ricevuto anche ingenti donazioni da parte di tanti gruppi del settore.

È questo il contesto dal quale partire alla lettura di quanto sta avvenendo negli USA. Il Presidente e lo zoccolo duro del Partito Repubblicano vorrebbero un’approvazione molto rapida per la legge sulle stablecoin e anche poi in generale sulla struttura del mercato crypto.

Si dovrà passare però da un Senato dove i Repubblicani hanno bisogno del sostegno di almeno 7 voti Democratici, con la necessità pertanto di trovare un accordo, che permetterà ai democratici di avanzare anche qualche richiesta.

Arriva così una proposta di legge che vieterebbe al presidente di lanciare, pubblicizzare, sponsorizzare e anche prestare il nome a progetti crypto di qualunque tipo essi siano. Una legge pressoché speculare a quella che era stata già presentata alla House e che colpirebbe i massimi vertici del governo, i direttori di agenzia e anche chi riceve cariche che necessitano dell’approvazione del Senato o della House.

Un eventuale ban di questo tipo interesserebbe anche i “membri esterni” come Elon Musk, che dovrebbe dunque dire addio a certe uscite su X, per quanto in realtà si siano ridotte anche a tema Dogecoin, per non dire che sono completamente sparite.

Chi la spunterà?

Si dovrà probabilmente trovare un compromesso, perché il rischio sara altrimenti quello di far saltare l’intero piano per una regolamentazione negli USA che è di enorme interesse per il Paese, perché permetterebbe agli USA di conquistare la leadership in un settore che sarà cruciale per il futuro del mondo finanziario.

Trump inoltre dovrà provare a chi lo aveva sostenuto in campagna elettorale di avere quanto serve per far passare leggi – come promesso – nell’interesse del settore stesso. Promessa che ha tutto l’interesse a mantenere anche per i legami del suo governo con diverse aziende top del settore. Legami che non piacciono però al Senato, che almeno dal lato dem sta portando avanti una battaglia per avere più trasparenza anche per valutare certi investimenti in Binance condotti a Dubai e che utilizzeranno la stablecoin USD1, emessa da WLFI, il progetto crypto del figlio di Trump.

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