Sono soft data, ovvero dati che vengono ricavati dalle aspettative, che non sono dati reali e che non sempre vengono rispettate. Tuttavia, ci insegna la teoria economica, è proprio in base alle aspettative che si muovono gli operatori economici. E il dato, per quanto soft, che arriva è di quelli da salutare con grande entusiasmo.
Parliamo delle aspettative delle attività commerciali e industriali per quanto riguarda l’inflazione futura. Si scende a +2,4%, dal 2,5% di maggio, mentre in realtà quanto ci hanno raccontato i giornali parlava di disastro, soprattutto a causa dei dazi. Ora che il grosso delle preoccupazioni sui dazi sono rientrate, è il momento dunque di respirare un po’, cosa che emerge appunto anche dai dati che commenteremo nel corso di questo approfondimento.
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È un dato positivo, e per i più ottimisti potrebbe anticipare una Federal Reserve più cauta nell’appuntamento di questa sera, dove per cauta si intende maggiormente aperta alla possibilità di tagli ai tassi di interesse, per quanto più avanti.
Il dato è quello delle aspettative sull’inflazione dei business che vengono raccolte da Atlanta Fed. Per il mese di giugno siamo a +2,4%, ancor lontani dal target del 2%, ma comunque in discesa ormai secca da qualche rilevazione a questa parte.
È il più tipico dei soft data, ovvero di quei dati che vengono ricavati dalle aspettative che maturano gli operatori di mercato. È dunque ciò che ci si aspetta – che non è necessariamente corretto. La cosa interessa comunque anche i mercati come Bitcoin e crypto, dato che un’inflazione più bassa aprirà le porte a tagli ai tassi di interesse che i mercati, in particolare quelli risk on, si aspettano.
Nel complesso dunque una buona notizia, che dovrà però poi essere supportata dai dati e che dovrà necessariamente trovare riscontro anche nelle prossime letture di CPI, PPI, PCE. Letture che comunque difficilmente vedranno un riavvicinamento repentino al target.
No, questa lettura difficilmente impatterà su quanto Jerome Powell finirà per pronunciare in pubblico stasera alle 20:30 ora italiana. In diversi però si aspettano un Jerome Powell il più possibile dovish, ovvero aperto alla possibilità futura di tagliare i tassi.
Ci sarà un doppio ostacolo di cui tenere conto: alle 20:00 insieme alla decisione sui tassi saranno pubblicati anche i dot plot, ovvero il grafico che raccoglie le previsioni dei membri del FOMC sui tassi. Sarà quello il primo scossone, in positivo o in negativo, per i mercati.
E poi ci sarà da fare l’esegesi sulle parole di Powell, che dovrà cercare di fare l’equilibrista tra dati macro che ancora non garantiscono alcun tipo di apertura ai tagli e le pressioni della Casa Bianca, infuriata perché i tassi negli USA sono ancora sensibilmente più alti che in Europa.
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