Anche il caso TikTok si tinge di crypto. Sono arrivate accuse molto pesanti da parte di Brad Sherman, democratico californiano della Camera dei Rappresentanti. Sherman, mai morbido nei confronti del mondo crypto – ha accusato l’attuale dirigenza di TikTok di voler acquistare 300 milioni di dollari in token $TRUMP per ammorbidire le posizioni della Casa Bianca su una delle vicende che tengono di più sulle spine il mondo tech.
Si tratterebbe, secondo quanto afferma con sicumera Sherman, di un caso di corruzione bella e buona. Se non fosse che sembra che dietro le accuse di Sherman ci sia in realtà il più classico dei quid pro quo. Ovvero uno scambio di identità – tipico della commedia latina e anche di quella poi medievale – e a quanto pare anche del Congresso odierno.
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Il lancio di una criptovaluta da parte del Presidente degli Stati Uniti è fatto tanto inusuale da lasciare il campo alle più fervide immaginazioni. E tra queste sembrerebbe sia da arruolare quella di Brad Sherman, membro della Camera dei Rappresentanti USA, che ha accusato ByteDance, società che controlla TikTok, di aver acquistato o promesso di acquistare 300 milioni di dollari in token $TRUMP per avere qualche piccolo favore dalla Casa Bianca.
Il caso è quello che tutti conoscono: TikTok è al centro di una diatriba politica, con la precedente amministrazione USA che voleva imporne la cessione a gruppi di imprenditori americani. Decisione che però è stata rimandata più volte da Trump, secondo Brad Sherman contro la legge, che permetterebbe un solo rinvio.
Il perché? È presto detto: ByteDance, l’attuale proprietà di TikTok, avrebbe promesso un acquisto da 300 milioni di dollari in token $TRUMP, una criptovaluta meme che è stata emessa dal presidente degli Stati Uniti a ridosso delle elezioni.
Peccato che in realtà la compagnia che ha promesso tali acquisti (che con ogni probabilità non porterà mai a termine), sia GD Culture Group, società che non sembrerebbe essere in alcun modo legata a TikTok. E le cui promesse sono state già oggetto di dubbi più che fondati da parte di tutti i maggiori analisti crypto.
Sembrerebbe dunque essere il più classico dei fraintendimenti, ancora una volta con le crypto al centro.
È certamente irrituale, come abbiamo detto sopra, vedere il Presidente degli Stati Uniti d’America emettere una propria criptovaluta. Ed è altrettanto irrituale avere, tramite questa criptovaluta, rapporti con soggetti (sì, Justin Sun, stiamo parlando di te), che sono usciti da un’impasse legale importante dopo questi… rapporti.
Tuttavia sembrerebbe che questa volta non ci sia nulla di losco. Almeno fino alla prossima accusa. Il token $TRUMP e la sua gestione da parte della famiglia presidenziale ha infatti offerto il fianco ad accuse più o meno fondate che hanno infiammato il discorso politico negli USA, in particolare quando si sono discusse normative riguardanti il comparto.
Come il GENIUS Act, che andrà a normare il settore stablecoin. Trump continua a spingere, anche oggi, verso un’approvazione il più possibile rapida. In ballo, dicono dalla regia, c’è il futuro digitale dell’America (e anche una montagna di debito pubblico che tali stablecoin possono comprare e già comprano).
Per i 300 milioni in token $TRUMP, sarà probabilmente per la prossima. Perché almeno a questo giro, non sembra ci sia nessuno in grado di comprarli.
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