Gli istituzionali stanno facendo le proprie mosse all’interno del mercato crypto. E ci sono 5 scelte molto chiare che grandi fondi, family office, fondi pensione e gestori sembrerebbero aver già fatto. Ne parleremo con in mano i fatti e non generici interessamenti, possibilmente con investimenti già effettuati.
Il tutto con una nota preliminare: in realtà non è detto che abbiano ragione. Perché in realtà non sempre i grandi fanno le scelte giuste e non sempre sono in grado di anticipare certi trend. Tuttavia, dati anche i nomi coinvolti, sarà il caso quantomeno di studiare cosa stanno facendo e di parlare del perché potrebbero darci delle indicazioni interessanti per investire.
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Bitcoin è stato indubbiamente il protagonista di questa stagione, complice anche il debutto degli ETF quotati negli Stati Uniti, che stanno attirando crescenti capitali istituzionali.
I moduli 13F consegnati alla SEC ci dicono ancora relativamente poco: si segnalano però alcuni fondi pensione, hedge fund, e persino investitori della vecchia scuola, con enormi capitali a disposizione. C’è anche un fondo sovrano, quello di Abu Dhabi, che secondo le ultime comunicazioni obbligatorie ha addirittura aumentato la sua esposizione su Bitcoin.
È una conferma di un interesse concreto da parte degli investitori istituzionali, che oggi fanno in un certo senso da controparte a un mercato retail in difficoltà. Secondo questa lettura, chi sta vendendo Bitcoin a prezzi ritenuti “interessanti” dagli istituzionali sono proprio i piccoli investitori, forse meno convinti di una nuova stagione in cui Bitcoin possa tornare ai vertici dei rendimenti, sia rispetto agli asset tradizionali che a quelli alternativi.
Non vanno dimenticate, infine, le società quotate che hanno già investito o che stanno programmando investimenti in Bitcoin. Non sempre hanno ragione, non tutte le operazioni sono trasparenti, ma è chiaro che siamo di fronte a un movimento ampio e strutturato che non può più essere ignorato. Anche questi investimenti rientrano a pieno titolo nella categoria degli investimenti istituzionali nel mondo crypto.
Il discorso su Ethereum è sempre stato più complesso. Lo aveva detto BlackRock al momento del lancio del suo ETF su Bitcoin, sottolineando come fosse molto più difficile far passare una narrativa articolata come quella di Ethereum all’interno delle dinamiche degli investitori istituzionali.
Eppure i numeri raccolti – e pubblicati in un altro nostro speciale uscito oggi – parlano chiaro: esiste un interesse concreto, seppur ancora relativamente modesto in termini di capitali, anche per Ethereum. Un interesse che potrebbe crescere in modo significativo nel caso in cui dovesse arrivare l’approvazione definitiva degli ETF con struttura spot anche su ETH.
La narrativa legata a Ethereum, infatti, è certamente più complessa: non si tratta solo di una riserva di valore come Bitcoin, ma di un ecosistema tecnologico in continua evoluzione, con una componente programmabile, finanziaria e infrastrutturale che richiede una comprensione più profonda. Ma questo non significa che sia inaccessibile agli istituzionali – a patto di estendere l’orizzonte temporale e di uscire dalla logica del breve termine.
Ethereum non può che far parte di questa nostra lista dei cinque investimenti istituzionali più significativi nel mondo crypto, tra quelli già effettuati e quelli che – con ogni probabilità – verranno realizzati nel prossimo futuro.
La terza della nostra lista non può che essere Solana. È ai vertici anche delle classifiche per capitalizzazione, ma non è questo l’elemento che sta attirando l’attenzione degli investitori istituzionali.
A interessare è piuttosto il contesto che si sta creando intorno all’ecosistema Solana. Cantor Fitzgerald, società strettamente legata all’apparato istituzionale statunitense, ha espresso pubblicamente il proprio supporto a Solana. Non solo: la stessa Cantor ha già avviato programmi di prestito con collaterale in Bitcoin e intrattiene rapporti con Tether per una nuova società destinata a investire direttamente in Bitcoin.
C’è poi un ulteriore elemento da considerare. L’exchange Kraken ha scelto proprio Solana come infrastruttura per la commercializzazione delle sue azioni tokenizzate. Un segnale chiaro: Solana è vista come una piattaforma sufficientemente scalabile, efficiente e compatibile con gli standard richiesti da prodotti finanziari destinati anche al pubblico istituzionale.
Certo, per ora gli investimenti diretti da parte degli istituzionali sull’ecosistema Solana restano contenuti, almeno in via diretta. Ma si tratta di una chain da seguire con attenzione. Le premesse ci sono tutte: se Solana dovesse confermarsi come la blockchain più veloce e affidabile anche rispetto a Ethereum, il cielo sarebbe il limite.
Al quarto posto dobbiamo inserire gli investimenti delta-neutrali. Ne abbiamo parlato anche in un nostro recente video su YouTube: si tratta di strategie che non espongono direttamente a una singola criptovaluta, ma che puntano a raccogliere rendimenti stabili, provenienti ad esempio dal mondo della DeFi o dallo scarto nei funding rate tra posizioni short e long.
Sono strategie relativamente avanzate, ma molto apprezzate dagli investitori istituzionali perché non presentano rischio direzionale – ovvero il rischio che l’asset sottostante perda valore. I rischi non scompaiono del tutto: rimane quello di controparte, ma è un rischio che alcuni soggetti riescono a mitigare rivolgendosi a intermediari di alto profilo, molto diversi da quelli cui siamo abituati noi comuni mortali.
Il caso di Hong Kong e della società VMS è emblematico: è partito un investimento da 10 milioni di dollari proprio su questo tipo di strategie delta-neutrali. Un chiaro segnale di quanto il mercato crypto sia, in realtà, molto più maturo di quanto appaia a un osservatore distratto o poco aggiornato sugli sviluppi più recenti del settore.
Il MiCA in Europa ha portato a grandi cambiamenti, che probabilmente dovranno sedimentarsi prima di restituire dei risultati apprezzabili. Proprio di questo parleremo con il BD di Bybit – giovedì sul nostro canale YouTube – per capire anche come hanno impattato certe decisioni in Europa sul mondo crypto.
In America però intanto si corre. Circle sta battendo ogni previsione – data la grande attenzione per il mondo stablecoin – ed è segnale che forse, anche per questo comparto – a dominare la scena saranno gli USA, come avvenuto in passato a tema tech.
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