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Yuan Digitale: il vero nemico delle criptovalute made in PRC

3 anni fa
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Dello Yuan Digitale ne avevamo già parlato, segnalando le truffe che circolano su Facebook e che inviterebbero ad investire in questa sorta di ibrido tra una moneta virtuale e una criptovaluta. Oggi la notizia che vi riportiamo è che una fascia della popolazione cinese può ottenere portafogli digitali per conservare questa valuta e spenderla, in quello che dovrebbe essere una sorta di progetto pilota, per verificarne le potenzialità.

Non siamo gli unici a nutrire dubbi sullo Yuan Digitale e le sue ripercussioni

Tutto questo dopo una fase di test alpha, durante la quale si poteva avere accesso alla tecnologia – e alla “criptovaluta di stato” – soltanto tramite la vittoria in lotterie specifiche o tramite invito. Cosa sta succedendo in Cina? Quello del governo della Repubblica Popolare è un passo importantissimo, ma non ha assolutamente nulla a che vedere con il mondo delle criptovalute, anzi, ne è la sua negazione più assoluta. Niente a che spartire non solo con Bitcoin, ma anche con progetti più centralizzati come Ripple.

Sei banche statali ora possono attivare i wallet

Sono sei le banche, tutte di proprietà dello stato, che da ieri possono attivare, nelle città di Pechino e di Shanghai i wallet, anche se riservati per adesso ad una non meglio precisata fascia di giovani utenti. Le sei banche coinvolte sarebbero Commercial Bank of China, China Construction Bank, Agricultural Bank, Bank of China, Postal Savings Bank e anche Bank of Communications. In soldoni, tutto l’apparato di banking retail che opera sul territorio cinese e controllato direttamente dallo stato.

Sarà inoltre necessario, come da tradizione cinese, un ulteriore livello di approvazione, da parte di non meglio precisati uffici governativi, per permettere l’attivazione definitiva del wallet digitale e il suo conseguente utilizzo. I criteri della selezione sono completamente segreti e non è chiaro se sia coinvolto anche il noto sistema a punti utilizzato per categorizzare i cittadini della Repubblica Popolare.

Nel frattempo aumentano i punti vendita presso i quali è possibile utilizzare lo Yuan Digitale, soprattutto a Shanghai: tra centri commerciali, ospedali e ristoranti si starebbe diffondendo a macchia d’olio l’infrastruttura in grado di accettare pagamenti con il nuovo sistema.

No, non è una criptovaluta e non lo sarà mai

C’è il più grande riserbo sulla tecnologia utilizzata dal governo cinese per l’implementazione di questo sistema, che in realtà è guardato con grande curiosità anche da BCE, sebbene i lavori procedano molto a rilento. Non siamo però neanche lontanamente all’interno del campo di applicazione delle criptovalute.

  • Non vi è una blockchain

Non c’è una blockchain, neanche di tipo centralizzato come possiamo vedere in progetti come XRP di Ripple. Il ledger non è liberamente consultabile e non si può partecipare in alcun modo in qualità di nodi.

  • Non vi è alcuna orizzontalità

Tutt’altro. Si tratta di un sistema che potrà decretare la morte finanziaria di un qualunque cittadino cinese in un solo click. Un sistema che, una volta che sarà implementato con tutta la forza di cui ha bisogno, potrà espellere un qualunque soggetto dalla vita economica in men che non si dica.

  • Non vi è nulla di innovativo

Non siamo davanti neanche ad un progetto di finanza decentralizzata. Perché non vi è nulla di decentralizzato, ma soltanto una gestione rapida di quello che possiamo già fare tramite i nostri conti corrente. Non ci sono operazioni automatiche, non si possono utilizzare smart contract e non si può avere accesso alla rete tramite API. Questo tipo di servizi, se mai esisteranno, saranno implementati dai singoli istituti.

Perché gli appassionati di criptovalute non devono farsi abbindolare

Non vogliamo prendere una posizione politica sulle pagine di Criptovaluta.it, ma essendo ormai da anni uno dei siti che si occupano verticalmente di blockchain in Italia e in Europa, pensiamo di conoscere i presupposti dai quali è nato il movimento dei cryptolovers. E sappiamo che decentralizzazione e indipendenza, per un mondo anche bancario diverso, sono tra questi ideali che tutti o quasi condividono.

Il nostro invito è a guardare con estremo sospetto qualunque iniziativa di questo tipo, anche se dovesse un giorno arrivare verso lidi più democratici e trasparenti, come potrebbero essere quelli di Francoforte. Le valute digitali statali sono letteralmente la morte di tutto quello che le criptovalute rappresentano e nonostante qualche pubblicità ingannevole che continua a circolare online, non dovrebbero essere mai confuse con progetti come Bitcoin, ma anche come Polkadot o Terra Luna. Tanto per citare due componenti fondamentali del banking libero che possiamo oggi ottenere tramite criptovalute.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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