Le borse americane saranno chiuse oggi per il Good Friday, quello che dalle nostre parti chiamiamo il Venerdì Santo. Potrebbe essere occasione per Bitcoin e per il mondo crypto di tirare un po’ i remi in barca e godersi un weekend lungo di relativa tranquillità. Le principali preoccupazioni e i principali attacchi al prezzo in questi ultimi tempi sono infatti tutti arrivati durante la sessione americana, in una situazione che ricorda molto da vicino il periodo post lancio ETF.
Un periodo dove l’Asia teneva tutto sommato a galla il prezzo di Bitcoin, mentre da New York arrivavano vendite importanti che ne comprimevano il prezzo. È più che normale però che in questo periodo a dominare la narrativa siano le questioni americane.
Ci sono almeno 5 questioni che dovranno risolversi, in un modo o nell’altro, prima di tornare a un sentiment definitivamente bullish. Al contrario però di quanto leggiamo in giro – vuoi perché si deve fare del sensazionalismo o del doomerismo, vuoi perché è più facile scrivere che capire quanto avviene sui mercati – non è tutto perduto.
Le questioni sono almeno cinque e stanno lavorando insieme per comprimere i prezzi di tutti gli asset risk on. Non c’è però nessun complotto: è semplicemente la concomitanza di diversi fattori, che hanno tutti o quasi origine alla Casa Bianca, che continuano a remare contro la ripresa del settore.
È certamente ottimismo, ma se i dazi ora sospesi per 90 giorni (tranne che verso la Cina) dovessero rimanere, il commercio internazionale diventerebbe impossibile o quasi. È una situazione potenzialmente insostenibile non solo per i paesi che ne verranno colpiti, ma anche per gli Stati Uniti (il commercio si fa a mutuo beneficio, e non per sport).
Si tornerà indietro, si limerà, qualcosa salterà completamente. I mercati potranno così smettere di preoccuparsi. E anche gli effetti dei dazi su inflazione e crescita saranno enormemente ridotti.
Bitcoin si è comportato meglio degli indici azionari. Durante le sessioni asiatiche, durante le sessioni europee e anche durante le peggiori sessioni USA. È una dimostrazione di forza importante, anche se dipende probabilmente da altre questioni.
Non crediamo che sia ancora completamente cambiata la considerazione di Bitcoin in termini di tipologia di asset (no, non è ancora neanche alla lontana come l’oro). Ma c’è qualche segnale interessante.
Le ultime due mode sui social sono parlare – spesso senza cognizione alcuna – dei rischi per chi fa basis trade e chi fa carry trade con lo yen giapponese. Rivendichiamo di averne parlato prima di tutti, ma rivendichiamo allo stesso tempo di ritenere la questione meno grave di ciò come appare sui social.
Non c’è niente di più utile quando la politica parte per la tangente di vedere i mercati rispondere colpo su colpo. In particolare è il mercato dei bond ad aver mandato dei segnali importanti e far tornare tutti a consigli invero più miti.
La politica urla? I mercati puniscono. Per quanto in tanti ci vedano una sorta di superamento del processo democratico, è in realtà un altro dei check and balances che impediscono al mondo di precipitare nella follia e nei deliri di onnipotenza di chi si presenta sui palcoscenici importanti forte di milioni di voti.
Ok la volontà politica, ma i perimetro continua a essere fissato dai mercati, che quando si dicono o si fanno stupidaggini o quando la boria cerca di andare fuori controllo, sono lì a ricordare che l’economia è pur sempre l’economia.
Per quanto le indagini che guardano al futuro parlino di un periodo di lacrime e sangue, i dati concreti continuano a segnalare un’economia USA in buona salute. È così in forze da poter contrastare dazi e eventuali screzi tra Trump e Powell?.
Non possiamo saperlo. Ma sappiamo che soltanto pochi mesi fa avremmo firmato con il sangue per essere in una situazione come quella di oggi, in relazione ai dati macro.
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