Tra gli addetti ai lavori dell’ecosistema Ethereum si parla ormai sempre di più del fattore gas limit, e della necessità di accrescere questa componente per puntare alla vera scalabilità a medio termine della rete. Lo stesso Vitalik è sceso poche ora fa in trincea per trattare questo argomento, spiegando le conseguenze sistemiche di un approccio tale. In particolare, scalare il gas limit potrebbe portare ad alcune difficoltà nella gestione di un nodo completo da parte dei singoli utenti che devono scaricare l’intero stato della blockchain
Questo non va bene: chiunque deve essere in grado di leggere la catena in modo tutto sommato semplice, senza requisiti hardware eccessivamente costosi. Ecco perché il magnate dell’Ethereum Foundation ha proposto la sua soluzione. Vediamo tutto nei dettagli di seguito.
In un post pubblicato nel forum “ethresear.ch”, il co-fondatore di Etherem Vitalik Buterin ha parlato della roadmap di scalabilità del proprio ecosistema decentralizzato. Al fine di sostenere i prossimi aggiornamenti della rete, si discute ormai da tempo di aumentare il gas limit per blocco, in modo da sostenere un possibile aumento di throughput nelle transazioni.
Per fare un breve ripasso: il gas limit rappresenta la quantità massima di gas (espressa in unità di gas) che ogni singolo blocco può sostenere. In pratica rappresenta il tetto massimo di “energia computazionale” che Ethereum può ospitare. Più il gas limit è alto, più tx potenzialmente possono essere incluse ad un blocco, aumentando la scalabilità di Ethereum. Attualmente la rete è in grado di sostenere un numero pari a 36 milioni di unità.
Questa è la vera sfida di Ethereum per rendere il L1 può funzionale, ed evitare quelle congestioni tipiche portano conseguentemente il prezzo del gas a tariffe impossibili da pagare per i comuni mortali. Purtroppo però, aumentare il gas limit significa anche aumentare il carico per i singoli nodi che devono scaricare tutto lo stato della blockchain.
Più il gas limit aumenta, più i blocchi diventano grandi e quindi difficili ( in termini di hardware) da scaricare ed archiviare. Dunque secondo Vitalik andrebbe trovata una soluzione a questa problematica, visto che i nodi completi sono ESSENZIALI affinché Ethereum possa essere resistente alla censura, e gli utenti possano avere uno sbocco di privacy.
Ecco che entra in gioco Vitalik con la sua proposta per sostenere il processo di scalabilità di Ethereum, che ovviamente deve ancora essere formalizzata dalla community. Attualmente per eseguire un nodo e scaricare i client di esecuzione e consenso ( non parliamo del client da validatore), servono specifiche di SSD e RAM elevate. Con l’aumento del gas limit questi requisiti diventeranno sempre più difficile da soddisfare, soprattutto per un pubblico “domestico”
Vitalik propone di evolvere i nodi completi ad una sorta di “partial stateless nodes”, ovvero client in grado di verificare i blocchi di Ethereum senza conservare l’intero stato del network, solo alcune porzioni rilevanti. Si tratta di un compromesso tra necessità di scalare, e mantenere Ethereum realmente decentralizzata. Questo, secondo quanto riferito dalla community ( da verificare) potrebbe ridurre lo spazio di archiviazione richiesto di addirittura 25 volte.
Senza scendere troppo nei dettagli tecnici, ci limitiamo a dire che questo nuovo nodo leggero potrà rispondere solo alle richieste RPC compreso in quel sottoinsieme di stato verificato. Altre richieste dovranno essere avanzate ad una soluzione esterna, potenzialmente meno decentralizzata
Poter contare su un ampio numero di nodi completi è fondamentale affinché Ethereum possa essere realmente decentralizzata e combattere i rischi di censura, ( vale anche per Bitcoin). Infatti gli utenti che utilizzano wallet come Metamask, Rabby ed altri simili, quando si connettono ad Ethereum, si agganciano a servizi RPC esterni come Infura ed Alchemy.
Nulla contro gli RPC provider, ma un proprio nodo può aumentare la possibilità di gestire le proprie transazioni in autonomia, senza affidarsi a potenziali point of failure esterni. Pensate ad esempio a quando alcune infrastrutture hanno bloccato le interazioni con Tornado Cash dopo le sanzioni OFAC: con un proprio nodi si può continuare ad utilizzare la DApp liberamente, senza dover avere il permesso di nessuno. Questo offre ovviamente anche un elevatissimo grado di privacy, da non sottovalutare per come evolve il mondo della finanza.
Ad oggi l’ecosistema Ethereum conta circa 16.508 nodi sparsi in tutto il mondo, di cui 7643 del versante esecuzione ed 8865 della parte del consenso. Attenzione a non confondere questi nodi con i validatori, che rappresentano un’entità diversa: ogni nodo completo può infatti ospitare uno o più validatori, i quali gestiscono il software necessario per partecipare attivamente al consenso Proof of Stake, ma non sono la stessa cosa.
I nodi validatori devono necessariamente mettere in stake un minimo di 32 ETH per poter appunto validare blocchi di Ethereum. I nodi completi invece non hanno requisiti economici, se non di hardware, e servono solo a verificare lo stato della blockchain ed interagire con il network senza intermediari
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