Donald Trump non potrà licenziare Jerome Powell. Ieri la Corte Suprema si è espressa su un caso obliquamente collegato alla questione indipendenza della banca centrale americana e pur in assenza di unanimità, ha confermato che il Presidente degli Stati Uniti non è dotato di certi poteri.
Per chi aspettava il caos monetario e legale negli States nella speranza che questo avrebbe favorito Bitcoin e criptovalute, una brutta notizia. Per chi tiene invece allo svolgersi ordinato dei mercati (e della politica), una buona notizia.
Nel frattempo però le difficoltà del dollaro – evidenti sia sul mercato dei bond sia sul mercato dei cambi – sono un assist per altre autorità monetarie. L’ultimo ad esprimersi è stato Yannis Stournaras, che è governatore della banca centrale greca dal 2014. «Si apre l’opportunità per un’altra valuta di sfidare il dominio globale del dollaro». Quella valuta è, almeno nelle intenzioni di Stournaras, l’euro. Cosa significa però il contesto descritto dal governatore per BTC, unica forse tra le criptovalute ad avere uno status potenziale di moneta globale.
Gli errori di Donald Trump sono un assist per l’euro
Ogni errore di Washington è un’occasione per l’Europa, almeno nelle intenzioni di chi governa la politica monetaria dell’area euro. Qualche settimana fa Christine Lagarde aveva aperto le porte ai talenti americani in fuga dall’America di Trump, oggi Yannis Stournaras invece sogna ancora più in grande: la difficoltà del dollaro sulle piazze internazionali e anche internamente può essere l’occasione per vedere l’euro diventare, finalmente aggiunge lui, una valuta di rilievo mondiale.
Per decenni il dollaro ha governato sistema monetario internazionale. È stata la valuta standard per il commercio globale, un porto sicuro in tempi di crisi e la riserva di base per le banche centrali di tutto il mondo. Questo dominio ha dato all’America vantaggi economici enormi. Può operare in deficit e pagare l’afflusso di beni e servizi in eccesso stampando dollari. La forza della valuta ha assicurato che tali dollari si riversassero nei bond USA, riducendo il costo di finanziamento del deficit fiscale americano.
La visione di Stournaras è corretta, e lo è ancora di più quando è completata dal come tale credibilità sia stata ottenuta. Ovvero abbinando gli onori di cui sopra, agli oneri che essere valuta di riserva comporta.
- Politica monetaria credibile;
- Prevedibilità delle istituzioni;
- Impegno per i mercati aperti;
- Accettazione globale della leadership americana.
Sempre secondo Stournaras, questa continuità sarebbe stata interrotta, cosa che apre alla possibilità che ci sia un’alternativa.
Lo yuan cinese? Troppo legato al controllo di stato e a restrizioni sulla circolazione di capitali. L’occasione sarebbe dunque ghiotta per l’euro. Che almeno per i primi due punti avrebbe fatto i compiti a casa, sul terzo dovrebbe integrare di più i propri mercati (soprattutto finanziari) e sul quarto, beh, ci sarà da lavorare.
E se si trattasse di Bitcoin?
Siamo nel campo pieno del wishful thinking: chi vi scrive non ritiene realistico che si guardi a Bitcoin in questo senso, soprattutto perché Bitcoin non offre quel meccanismo eccellentemente illustrato da Stournaras e che piace tanto agli stati, ovvero stampa libera, sfruttamento dell’eventuale predominio politico (e militare) e flow di denaro nel debito pubblico, che ne abbassa il rendimento e dunque i costi di rifinanziamento.
C’è però una questione importante: siamo proprio sicuri che paesi che sono stati subordinati al dominio del dollaro – i BRICS in particolare se ne lamentano da tempo – siano disposti a trovarsi un altro padrone? E soprattutto, siamo sicuri che nel caso l’UE sia in grado di rimpiazzare la pax americana con una pax europea che ha degli enormi costi politici e militari? E ammesso che esista una volontà politica, ci sono poi le capacità necessarie ad esercitare una leadership tanto pervasiva?
C’è poi un altro punto, che Stournaras evita o perché non lo ritiene rilevante o perché farebbe saltare tutto l’eccellente ragionamento: i paesi non allineati o in aperto conflitto con gli Stati Uniti si sono accorti che il sistema dollaro può essere utilizzato come un’arma. Basti guardare all’ansia con la quale la Siria ha atteso l’interruzione delle sanzioni e agli enormi problemi vissuti dalla Russia una volta che l’accesso al sistema dollaro le è stato precluso.
Non si vuole dare qui un giudizio politico sulla questione – che rimettiamo ai liberi intendimenti dei nostri lettori – ma alla conseguenza di certe attività. Il sistema dollaro (così come il sistema euro) difficilmente verranno ritenuti credibili in futuro da chi vuole conservare una certa autonomia politica da Washington (o da Bruxelles, per quel che potrebbe contare).
Bitcoin, di contro, offre:
- Una politica monetaria per forza di cose credibile, perché custodita nel codice e non alterabile da nessuno;
- Binari neutrali: nessuno può precludere a nessuno accesso a questo sistema monetario;
- Credibilità che deriva da 15 anni di attività ininterrotta;
Bitcoin è di tutti ma al tempo stesso di nessuno. E per quanto si potrà stare a contestare l’utilità di una valuta di riserva a inflazione decrescente (no, bitcoin non è deflativo come scrivono in tanti) e che ha un cap massimo a 21 milioni di unità, per i non allineati potrebbe essere una soluzione alternativa di grande utilità.
Per il resto, nel mondo fiat, ci si continuerà a scontrare per un dominio che vale tanto e che costa tanto. Dato che però c’è asimmetria tra chi ne guadagna e chi ne paga i costi, difficile che politicamente si arrivi a una soluzione diversa da quelle che abbiamo avuto fino a oggi.
Se Bitcoin sarà, lo sarà perché incredibilmente migliore, e non perché sostenuto dall’importanza dell’economia che rappresenta (come nel caso degli USA e forse dell’Europa) né dai relativi eserciti.
Intanto la Corte Suprema conferma il dominio americano
La Corte Suprema è intervenuta definendo Federal Reserve:
Federal Reserve è un’entità con una struttura unica e quasi-privata che segue la tradizione storica della First Bank e della Second Bank.
Intendendo che i poteri del presidente e dunque della politica non sono validi quando si tratta di creare sconquassi nell’indipendenza dell’istituto.
Tanto per tornare alla prevedibilità delle istituzioni che è funzionale al dominio globale di una valuta.