Ormai è un fiume in piena. Tra qualche settimana, se questi dovessero essere i ritmi ai quali nuove società annunceranno piani per investire in crypto, si farà fatica a trovare una che… non li ha annunciati. Ora tocca a Webus International, società cinese ma che è quotata negli States, che ha inviato un form 6-K (una comunicazione obbligatoria) a SEC indicando il piano di raccogliere 300 milioni di dollari per poi investirli in XRP di Ripple.
Non è la prima società a farlo e non è neanche la prima società a farlo in ambito Ripple. Ieri ne abbiamo parlato qui sul Magazine e il discorso fondamentalmente non cambia. Rimangono forti perplessità sulle motivazioni che portano almeno certe società ad annunciare certi piani.
Nel caso di Webus International – qui si può leggere il comunicato stampa inviato a SEC – avrebbe siglato un accordo con Samara Alpha per la potenziale gestione di altrettanto potenziali investimenti in XRP di Ripple. Il cap massimo dell’investimento è di 300 milioni di dollari, anche se è agli avverbi che si deve guardare per capire cosa sta succedendo davvero.
Sono stati già acquistati?
Sembrerebbe di no: secondo un comunicato stampa precedente, del 29 maggio, il gruppo avrebbe intenzione di raccogliere fino a 300 milioni di dollari per una riserva di XRP, al fine di sostenere pagamenti transnazionali senza ostacoli, che sarebbe poi il core business di Ripple.
Rimangono però delle perplessità, almeno da parte di chi vi scrive, che andremo ad elencare in breve, salvo poi rimandare la discussione ad ulteriori speciali e anche al nostro Canale Telegram Ufficiale:
- Come saranno raccolti questi fondi? Si tratta di fondi che valgono 6 volte la capitalizzazione complessiva di Webus?
- Perché proprio XRP? È necessario avere 300 milioni di dollari in una valuta che, anche per utilizzare il network di Ripple, non è necessaria in queste quantità?
- Si tratta di pubblicità gratuita, che attirerà appassionati di Ripple e di altre criptovalute, proponendosi al mondo come società aperta al mondo crypto?
Sono dubbi legittimi, che qualcuna delle società che sta investendo in crypto (o che come nel caso di Webus ha annunciato di farlo) riuscirà a sciogliere e che altre invece non riusciranno a chiarire in alcun modo.
Rischi elevati
Ricordiamo ai nostri lettori che si tratta comunque di rischi enormi, dato che stiamo investendo nel caso in azioni small cap di aziende che hanno ricavi modesti e che hanno piani industriali altrettanto modesti.
E che potrebbero avere tesorerie in crypto che valgono fino a 6 volte la loro capitalizzazione di mercato e che hanno ricavi assolutamente modesti. Titoli che spesso sono andati a picco più volte nel corso della loro storia e che hanno uno storico tutto fuorché solido.