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PPI NO

Prezzi USA ancora MOLTO ALTI: addio ai tagli che sognano gli investitori in Bitcoin e crypto. Cosa fare ora?

Una situazione complicata. Ma non è detto che sia la peggiore delle situazioni possibili.

Ci sentiamo un po’ tutti come Giovanni Drogo, il tenente intrappolato nella Fortezza Bastiani, in attesa dell’arrivo di un attacco nemico che invece non arriva mai. Vorremmo movimento, vorremmo una soluzione, per buona o cattiva che sia. E invece niente. I dati che arrivano dal PPI – una delle misure dell’andamento dei prezzi negli USA – dicono molto poco. Soltanto a livello Core (che è il più importante), si fa registrare una leggera, troppo leggera discesa. E per i tagli ai tassi che in tanti sognano più della proverbiale lambo, ci sarà da aspettare.

Era già scontato che a fine giugno, quando si riunirà il FOMC, non ci sarebbero stati tagli. È fortemente in dubbio la possibilità che possano esserci a luglio e a settembre, forse, ci toccheranno 25 punti base. Pochi, troppo pochi per chi sogna di tornare a tassi quasi a zero.

Ma è un problema per Bitcoin? È un problema per le crypto? Forse meno di quanto emerge leggendo qui e lì gli analisti dei… social. Prima di passare a dati e numeri – goditi qui 100$ di bonus su Bitget! – è un’offerta dell’exchange esclusiva per i nostri lettori, e rimangono ancora pochi dollari da distribuire. Iscriviti, versa 100$ e ottieni un bonus da 100$.

Che problemi, signore e signori, non sta succedendo nulla

Ci risparmieremo un secondo paragone letterario. La verità è che più di tutto siamo annoiati. I dati sull’inflazione sono statici (e troppo alti) da tempo. E questo non fa che rimandare ancora una volta il redde rationem, la resa dei conti con tassi che sono molto alti da troppo tempo.

I dati del PPI – che non è la misura più importante dell’inflazione ma è comunque importante – parlano di un 3,0% di aumento dei prezzi a livello Core. Poco sotto, a 2,4%, la lettura che invece include anche energetici e alimentari. Tutto sommato un rialzo (almeno per la classica) e un lieve ribasso per la Core. Niente i cui entusiasmarsi, anche se il dollaro ha reagito negativamente, dato che ci si aspettava delle letture… più dure.

  • Cosa cambia?

Il problema per tanti – tra investitori in Bitcoin e crypto – è che non sta cambiando nulla. Stasera avremo modo di parlarne anche all’interno della nostra live su YouTube – che trovi poco sotto. E sarà un’analisi forse più psicologica che finanziaria, perché ciò che ci sta snervando non è il non avere dei tassi bassi, ma piuttosto il fatto che siamo allo stesso punto di qualche mese fa.

Zero progressi, zero aperture e… zero possibilità di tagli. Date le performance recenti però sia di Bitcoin che di un certo mondo alt – viene da ricordare quanto abbiamo già scritto da queste parti tempo fa: è una fase di mercato spinta più da questioni politiche che da dati macro. E anche di questo PPI potremmo, tutto sommato, disinteressarcene.

Ma io voglio i tagli

Come li vogliono tutti. Andiamo a vedere allora cosa stanno prezzando i mercati e perché si dovrà per forza di cose aspettare.

Le probabilità prezzate dai mercati per l’incontro di settembre

Per arrivare all’incontro per il quale è più possibile avere tagli che non averli, bisogna arrivare a settembre. Lì c’è un 58,4% di possibilità che ci troveremo a 25 punti base più in basso di oggi e un ricco 20% di essere addirittura di 50 punti base più in basso, il che vorrebbe dire tagli a luglio e anche a settembre.

Le probabilità prezzate dai mercati per luglio

Tornando indietro, per l’incontro del 30 luglio, è al 28% la possibilità di avere un taglio di 25 punti base e dello 0,7% la possibilità, prezzata dai mercati, di avere un taglio da 50 bps oppure 25+25 (con un taglio dunque a giugno?).

Per l’incontro del 18 giugno le possibilità sono aumentate. Siamo al 2,7%, ma comunque lontani da quelle di 1 mese fa. La possibilità che si tagli, almeno secondo i mercati, è prossima allo zero.

Too late Jerome è in ritardo?

Ci sono pressioni enormi da parte della presidenza USA affinché si intervenga con dei tagli ai tassi al più presto possibile. Si tratta di pressioni politiche e che darebbero – nel caso di successo – una grossa mano ad un governo alle prese con un debito ormai difficile da controllare e rendimenti sullo stesso che iniziano a farsi problematici.

Jerome Powell è in ritardo? Lo scopriremo – diceva una vecchia canzone – solo vivendo. Per ora però sembrerebbe essere più che fermo sulle sue posizioni. Ed è difficile che le cambi da qui al 18 giugno, anche in assenza ormai di dati che certifichino la possibilità di muoversi in questo senso.

Richieste sussidio
Le richieste continuative di sussidio, anno per anno

Tutto questo nonostante il fatto che il mercato del lavoro comincia a mostrare degli evidenti segni di raffreddamento. I sussidi continuativi ai disoccupati sono a livelli massimi dal 2018. E per qualcuno è segno – correttamente – di un mercato del lavoro che fa fatica a assorbire chi ha perso il proprio posto da tempo.

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