Sei sicuro di informarti da gente che ne sa davvero? Se sei da tempo nel mondo crypto, saprai che certe narrative non hanno senso e vengono spacciate dai cosiddetti influencer soltanto per fare click o per farti comprare questo o quel token.
Se invece sei arrivato da poco, con ogni probabilità il mondo delle crypto ti sembrerà un po’ come Disneyland: solo grande divertimento, solo torte con le quali abbuffarsi, solo belle cose e bei sentimenti.
Non è assolutamente così: purtroppo si incrociano due tipi di problemi. Il primo è che la formazione di chi spaccia tante idee crypto non è sempre al top. Il secondo è che il pubblico è – nelle crypto come altrove – molto suggestionabile. Dato che siamo in una fase clou di mercato, vogliamo approfittarne per fissare quattro bugie dalle quali dovresti cercare di proteggerti con tutte le tue forze.
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È la più comune. Ti propongono una nuova crypto, dicono che sarà il prossimo Bitcoin. Le tecniche utilizzate sono sempre le stesse. Si indicano:
Ci sono stati casi certamente più articolati in questo senso, basti pensare alle peripezie di Bitcoin SV o di altri che ne scimiottavano anche il nome.
Statistica: delle decine, se non centinaia, di nuovi Bitcoin proposti, nessuno ha mai scalzato il re dal suo trono. E non succederà mai. O comunque certamente non accadrà con l’ultimo token proposto da questo o quel guru.
È possibile, almeno in parte, tant’è che anche VanEck si accinge a lanciare un mercato proprio di asset da collezione tokenizzati. Tuttavia – e i numeri parlano chiaro – la tokenizzazione è interessante per due categorie di asset:
Mentre c’è chi continua a parlare di catasto onchain, della possibilità di comprare case tokenizzate e compagnia, i soldi veri si muovono sulle questioni 1 e 2 di cui sopra.
Questo perché sfuggono a tanti commentatori delle vicende del mondo RWA diverse questioni:
Non stiamo dicendo che non succederà – ma si stanno invertendo sia le importanze relative, sia gli interessi di chi i mercati li governa davvero.
Si è parlato di tante ISO e di altri arzigogolati sistemi onchain per permettere pagamenti efficienti. Il punto, qui, è che la tecnologia che ha vinto è quella delle stablecoin. Tecnologia che è già agnostica – ovvero può girare praticamente su qualunque chain.
I fan di Ripple saranno pronti a inalberarsi, dimenticando che Ripple, in senso stretto, esiste per un solo caso d’uso della moneta: quello dei pagamenti transnazionali.
Quindi, quando vi viene messo davanti questo o quel network che risolverà il problema di come pagare il chewing gum, ricordate loro che la tecnologia esiste già, ed è quella che stanno già implementando i grandi dei pagamenti come Visa, Mastercard o PayPal.
Un problema già risolto difficilmente si può risolvere di nuovo con tecnologie che hanno perso (le chain specializzate in pagamenti).
L’idea è nobile: basta con i mercati azionari che chiedono documenti, che ostacolano l’accesso a questo o quello per via di nazionalità o trascorsi. Vogliamo un mondo libero, dove le azioni siano emesse altrettanto liberamente, dove si scambiano su DEX come Uniswap.
Tutto molto bello, ma non accadrà. Le borse continueranno a dover rispondere a certe regolamentazioni, anche se le azioni saranno emesse onchain. Ci sarà qualche parziale apertura, ma per ora immaginare un mondo dove le azioni $TESLA vengono scambiate tramite gli stessi canali di $PEPE non è possibile.
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