I servizi interni di Israele, Shin Bet – con la collaborazione della polizia israeliana – hanno arrestato un residente di Tel Aviv con l’accusa di spionaggio a favore dell’Iran. Il pagamento per i servizi forniti a Tehran sarebbe avvenuto, secondo quanto riportano i giornali israeliani, in criptovalute. Sempre secondo gli investigatori, l’uomo avrebbe fornito informazioni per più mesi: dalle foto delle abitazioni di ufficiali israeliani fino a informazioni sulle basi militari israeliane.
I pagamenti ammonterebbero a migliaia di dollari – cifra non ulteriormente specificata – avvenuti in criptovalute. Anche qui però non sono stati forniti grandi dettagli né sulle criptovalute utilizzate né sul perché le autorità iraniane avrebbero deciso di pagare servizi ricorrendo a quanto viene offerto dal mondo crypto.
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Israele, Iran e crypto: il grande tema della guerra di oggi
In realtà la guerra tra Israele e Iran si è incrociata con il mondo crypto più volte. Soltanto qualche giorno fa l’exchange Nobitex, iraniano, era stato bucato da sedicenti hacker legati a Israele, per perdite complessive di poco meno di 100 milioni di dollari. Perdite complessive che però non sono risultate in un guadagno diretto da parte del gruppo hacker, dato che quanto sottratto è stato poi burnato.
Secondo le ultime accuse della procura, che sono state indirizzate e che poggiano su quanto raccolto da Shin Bet e dalla polizia israeliana, un uomo di 27 anni residente a Tel Aviv avrebbe raccolto informazioni per conto dell’Iran facendosi pagare proprio in crypto. Non è chiaro per il momento se si sia trattato di Bitcoin o di altra cripovaluta che consentirebbe un livello maggiore di privacy.
Ignote anche le cifre complessive, dato che si parla di migliaia di dollari in controvalore, senza ulteriori specificazioni.
Con ogni probabilità sono stati scelti canali crypto perché meno controllabili, almeno sulla carta, di quelli classici bancari. Un utilizzo che pur essendo semplice e tipico, è in realtà minoritario di questo tipo di circuiti.
L’Iran ha una lunga storia nel mondo crypto: dal mining poi bandito perché la rete elettrica iraniana non è in grado di sostenerlo, all’utilizzo – supposto – di criptovalute per aggirare sanzioni.
Una questione che si fa sempre più politica, nell’anno che almeno negli USA dovrebbe consacrare il mondo crypto anche a livello politico. Le questioni che riguardano la scarsa tracciabilità di certi pagamenti e il semi-anonimato che queste offrono è in realtà uno dei temi principali utilizzati dai detrattori del mondo crypto, ovvero quelli che ne vorrebbero un ban comunque molto difficile da implementare.
Non appena ci saranno aggiornamenti credibili sulla vicenda, compresa la quantità e la tipologia di crypto utilizzate, non mancheremo di aggiornarvi.
Per ora rimane il grande coinvolgimento dei temi crypto all’interno di un conflitto che proprio questa mattina sembrerebbe pronto a invertire la rotta. Un tema crypto che viene però anche sfruttato dai suoi detrattori al fine di rendere l’intero settore colpevole di qualcosa che spesso non ha commesso. Senza dimenticare le grandi teorie del complotto sulla manipolazione dei mercati.