Immobili e Bitcoin insieme? Una strategia da boomer oppure la sintesi perfetta dei beni durevoli… che durano? A cercare di occupare l’intersezione tra questi due diversi mondi è Cardone Capital, che ha aggiunto 100.000.000 di dollari in Bitcoin alle proprie riserve. L’obiettivo finale è quello di raggiungere 3.000 BTC (a 5.000 unità abitative in più in gestione) prima della fine dell’anno.
Un altro piano che va ad aggiungersi a quello molto ambizioso di MetaPlanet, nonché a quello da 1 miliardo della neonata società di Anthony Pompliano. Una corsa importante che riguarda diverse società quotate e – in questo caso – anche colossi del settore immobiliare. Si tratterebbe, secondo Grant Cardone, della prima società di questo tipo a compiere acquisti di BTC.
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1.000 Bitcoin, così per iniziare. A investire è Cardone Capital, società che normalmente si occupa di settore immobiliare e legata a Grant Cardone, che amministra anche un fondo equity.
Si tratterà pertanto di un ibrido tra Bitcoin e settore immobiliare, in un veicolo che è certamente unico nel suo genere e che farà parte di una sorta di ibrido immobiliare-cripto.
CardoneCapital aggiunge 1.000 Bitcoin alle sue riserve, diventando la prima società ibrida bitcoin/immoibliare, integrando una strategia piena BTC, combinando i due migliori asset che esistono. 14.200 appartamenti più mezzo milione di sq con l’attesa di aggiungere 3.000 Bitcoin e altre 5.000 unità immobiliari per l’anno in corso.
Proclama piuttosto importante, tenendo conto del fatto che di società che stanno comprando Bitcoin, come abbiamo visto nel corso degli ultimi giorni e delle ultime settimane proprio su Criptovaluta.it®, ce ne sono diverse.
Ai prezzi attuali parliamo – a investimento completato – di un’allocazione di oltre 300 milioni di dollari. Cifra certamente importante, ma al tempo stesso sostenibile per un gruppo di quelle dimensioni. Non ci sono ulteriori notizie sulla modalità con la quale la società acquisirà gli altri Bitcoin. Non è chiaro se ricorrerà, come stanno facendo altre società negli USA, in particolare tra quelle quotate.
Rimane questa la cifra distintiva del ciclo che stiamo affrontando. Da un lato mancano ancora i retail, piuttosto timidi negli acquisti e che stanno lasciando ampio spazio alle società più strutturate nel mondo di Bitcoin.
Prezzi che – dicono i maligni – sono a questo punto sostenuti soltanto dalle società di un certo spessore, con i piccoli investitori che non stanno partecipando ad un mercato che ha comunque offerto dei ritorni molto importanti nel corso degli ultimi 2 anni, o meglio, dal minimo toccato dopo il crack di FTX, intorno ai 16.000$.
Una visione però probabilmente solo parziale: è vero che questo ciclo non è al traino dei piccoli retail, ma è altrettanto vero che ci sono tanti investitori normali in più tra quelli che operano su Bitcoin, complici anche gli ETF lanciati negli USA.
In tanti, dato che Bitcoin viaggia ormai ad un multiplo dell’ultimo minimo, credono che sia troppo tardi per bagnarsi i piedi in un mare ancora sconosciuto – e forse più avido di soddisfazioni rispetto a qualche anno fa.
Tuttavia la grande corsa delle società quotate (o comunque di una certa importanza in termini strutturali e di capitali) indicherebbe il contrario. C’è un afflusso di capitali che è – almeno dagli annunci – destinato a distribuirsi nel tempo. E dunque a esercitare pressioni sul prezzo su un orizzonte temporale più ampio.
Vedremo se i retail coglieranno la palla al balzo ed eviteranno di rimanere a piedi per quella che sembrerebbe essere una nuova fase della vita di Bitcoin. Una nuova fase che vede partecipare investitori che forse mai avremmo sognato di vedere da queste parti, quelle di un asset nato dal basso, nato tra pochi e che per anni in altrettanto pochi sono stati in grado di apprezzare.
I nostri complimenti a Grant Cardone – che data la sua rilevanza nel mercato di riferimento – potrebbe fare da guida per altre società del medesimo livello e della medesima struttura nel mondo di Bitcoin.
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