Chi sostiene la libertà ed i principi trustless delle blockchain decentralizzate, inclusa quella costruita su Base, deve necessariamente accettare anche queste cose: rug, manipolazioni, attività da insiders, hack e persino truffatori. Come diceva a tal riguardo Ben Parker ( lo zio di Spiderman) “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Ovviamente la libertà di poter operare all’interno di un ecosistema aperto e libero a tutti, dove chiunque può creare il proprio mercato, è subordinata al rischio di incontrare controparti poco oneste. In questa storia, la presunta controparte “cattiva” non è un anonimo sviluppatore da 4 soldi, ma l’account X ufficiale legato a Base.
Cosa è successo di preciso? Lo vediamo di seguito.
Base annuncia lancio di un messaggio tokenizzato su Zora: rug spietato dopo pochi minuti
Tutto ha inizio nella giornata di ieri quando Base, dal proprio account X, pubblica un tweet con il messaggio “Base is for everyone”, focalizzato sul fatto che la sua blockchain è effettivamente aperta a tutti. Lo stesso post è stato condiviso su Zora, una piattaforma on chain social, che ha automaticamente trasformato il messaggio in token. Per chi non lo sapesse, Zora è un’applicazione costruita all’interno dell’omonimo layer-2 che tokenizza contenuti condivisi dagli utenti.
Immediatamente è stato lanciato il token ispirato al tweet postato da Base, raggiungendo in breve tempo una capitalizzazione di circa $16 milioni. Chiaramente la risorsa non ha un vero e proprio valore economico, se non quello che deriva dalla cultura del meme e del collezionismo digitale. Ad ogni modo, gli utenti hanno iniziato a comprare in massa il token, vista la partecipazione di un colosso come Base, gestito a sua volta dall’immenso exchange Coinbase.
Il problema di questa vicenda è che dopo circa un’ora dal lancio lo stesso token è precipitato al ribasso, perdendo il -90% in soli 5 minuti di contrattazioni. Un rug eseguito in piena regola, che ha fatto scalpore vista lo “shilling” effettuato dall’account ufficiale di Base, dove il contenuto tokenizzato era stato presentato al pubblico. Ma chi è stato a tirare il tappeto?
I dati on-chain rivelano attività da sniper poco prima del lancio
Dopo il rug del token shillato da Base, sono intervenute subito le prime indagini on-chain per capire chi avesse guadagnato da tale crollo. L’account X “Lookokchain” ha mostrato che 3 indirizzi in particolare hanno registrato un profitto complessivo di $666.000 da svariate operazioni di trading sulla moneta. Tutti hanno acquistato nei primi minuti e venduto al picco.
Ancora più scioccante però è la testimonianza di un altro utente X, “dethective”, che ha evidenziato come uno dei 3 indirizzi coinvolti abbia effettivamente acquistato il token appena un minuto prima che Base pubblicasse il tweet. Questo ha comprato con 1,5 ETH quando ancora nessuno aveva letto il post su X, acquisendo un grande vantaggio rispetto alla massa. Da lì in poi ha iniziato a vendere poco per volta il token, finchè non è arrivata la candelozza rossa da rugpull.
In molti hanno subito parlato di un rug organizzato e della complicità di Base, che volontariamente ha diffuso il link per accedere al trading di questa risorsa. Difatti sembra essere stata una vera e propria promozione da parte dell’account, che senza spiegare inizialmente di cosa si trattasse, ha implicitamente invitato la community a partecipare.
In che modo Base è responsabile dell’incidente?
In realtà Base ha subito negato il proprio coinvolgimento nel rug, affermando ( a posteriori) che era solo un esperimento sociale volto a portare il mondo dei contenuti on-chain. Ad essere onesti non ci sono prove che possano linkare i 3 indirizzi sopra citati ai wallet in possesso di Base o di Coinbase. Sembra quantomeno lecito ipotizzare che, visto il successo di Farcaster, Zora e di altre applicazioni social simili, l’intento fosse di natura divulgativa e non speculativa.
A sostegno della non complicità di Base c’è anche da considerare che l’attività di trading si è svolta su Zora e non sulla propria infrastruttura, dunque più difficilmente manipolabile. D’altronde pare altresì strano pensare che una società controllata dal gigante Coinbase, che nei suoi bilanci di dicembre 2024 citava $1,29 miliardi di utile netto, possa sporcarsi le mani con “pochi spiccioli”. Piuttosto, se proprio avessero voluto guadagnare in modo molto più consistente, avrebbero lanciato una memecoin o un token sul proprio layer, giovando di molteplici fattori di early-investiment.
Tutto è bene quel che finisce bene
Nonostante rimangono ancora dubbi e perplessità riguardo l’attività poco trasparente nel lancio del token, specialmente vista la marchetta di Base, c’è comunque un lieto fine. Dopo il rug, i traders hanno iniziato a comprare facendo recuperare parte del terreno perso. L’evento è stato visto come una sorta di “dev sold” del mondo memecoin, dove la vendita dello sviluppatore triggera le condizioni per una partenza al rialzo.
Clamorosamente il token si è ripreso ed ha superato addirittura i suoi precedenti massimi precedenti. Stamattina ha raggiunto addirittura la capitalizzazione di $22 milioni, salendo praticamente del 22X dal bottom del rug, il tutto in poche ore. Al momento della stesura è scambiato a $16,8 milioni.
Questo non è chiaramente un consiglio finanziario: queste monete sono soggette ad estrema volatilità e potrebbero muoversi in modo totalmente inaspettato. Inoltre come accennato prima, il fatto che siano “contenuti tokenizzati” dovrebbero far riflettere sui rischi intrinseci che presentano, visto il valore fittizio come cultura dei meme.