ESCLUSIVA CRIPTOVALUTA.IT – Ci sono da tempo iniziative in Svizzera per spingere SNB, la banca centrale, ad aggiungere Bitcoin alle proprie riserve. Tra queste iniziative c’è quella di Yves Bennaïm, della quale avevamo già parlato con lui in un’altra intervista. Di tempo ne è passato poco, ma c’è stato un altro nein da parte dell’autorità monetaria massima della Confederazione.
Le criptovalute non hanno i requisiti necessari per fare da riserva, con sommo rammarico per chi – come i nostri lettori – aveva preso le parti di Bennaïm e dei bitcoiner svizzeri. Si è persa una battaglia? Si è persa una guerra? Dobbiamo metterci l’anima in pace?
Siamo andati a parlarne proprio con Yves Bennaïm. Eravamo partiti con l’intenzione di consolarlo e di riconoscergli l’onore delle armi e invece è stato lui a consolare noi. In realtà dietro l’ennesimo no c’è un cambio di paradigma e di linguaggio. E se lo sprint non ha funzionato, sarà la maratona delle volontà dei bitcoiner ad avere la meglio.
Si cambia, ma lentamente
Il primo punto di vista interessante che Yves ha condiviso con noi riguarda le motivazioni del no. In passato infatti la Banca Nazionale Svizzera si era tenuta a distanza da Bitcoin citando, tra le motivazioni, la sua natura di software. O per dirla come il presidente di CONSOB Paolo Savona… una piramide di bit. Obiezione facilmente confutata da Yves Bennaïm e che infatti è sparita dalla lista di motivazioni citate da SNB.
Quello che sta cambiando lentamente è il perché Bitcoin non soddisferebbe i requisiti. La Banca Nazionale Svizzera (SNB) è preoccupata in via ufficiale per la liquidità e la volatilità e, in misura minore, per il fatto che si tratta interamente di software, il che implica la possibilità di “bug”.
Ho avuto personalmente una conversazione informale faccia a faccia con il signor Schlegel [è Martin Schlegel, nuovo governatore di SNB, NDR] dopo l’assemblea generale, durante la quale abbiamo discusso proprio di questo ultimo punto, e di come oggi il 90% dei franchi svizzeri esista solo in forma digitale, senza che ciò sia un problema per nessuno.
Credo che la conversazione sia stata utile, dato che il signor Schlegel non ha menzionato questo terzo punto quando ha parlato dell’Iniziativa Bitcoin al Point Zero Forum all’inizio di questo mese.
Un passo avanti, che a chi vive il frenetico mondo delle criptovalute sembrerà poca cosa, ma che nel contesto delle banche centrali e dei loro atteggiamenti non è certamente poca cosa.
La battaglia tra le cose continua anche sul fronte dell’iniziativa popolare – il referendum alla svizzera, decisamente più potente di quello italiano.
[Schlegel] utilizza ancora la terminologia “criptovalute” e non si riferisce specificamente a “Bitcoin”, ed è per questo che è importante avviare ufficialmente l’iniziativa popolare, affinché il testo ufficiale divenga chiaro e non modificabile.Comprendiamo naturalmente che le stablecoin e le valute digitali delle banche centrali (CBDC) siano concetti accettabili e desiderabili per le banche centrali in generale, e per la Banca Nazionale Svizzera in particolare, mentre Bitcoin è ancora un tabù. Per questo motivo siamo pazienti e non ci aspettiamo una risposta positiva subito da SNB. Ci vorrà tempo, proprio come è stato per le istituzioni, le banche e i singoli individui.
DI tempo ne abbiamo a sufficienza, tra le altre cose. Un cambiamento di questo tipo, aggiunge chi vi scrive, sarebbe epocale, perché vedrebbe Bitcoin entrare nelle riserve della banca centrale più credibile del mondo. Un riferimento per tutti, un riferimento tra le altre cose irraggiungibile per noi comuni mortali che viviamo fuori dai confini della Confederazione.
In realtà SNB è già esposta verso Bitcoin
Anche se in modo indiretto, SNB ha investimenti in aziende direttamente collegate a Bitcoin. Ci racconta Bennaïm:
La Banca Nazionale Svizzera detiene azioni di diverse aziende che hanno Bitcoin nei loro bilanci, tra cui titoli di MicroStrategy e di varie società di mining di Bitcoin. Tenendo conto dell’attuale situazione globale con gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le rispettive valute, siamo convinti che sia solo una questione di tempo prima che SNB si renda conto che è davvero nel suo interesse effettuare un piccolo investimento di prova in Bitcoin. Come dichiarato dall’ex presidente Jordan nel 2022, non ci sarebbero problemi né tecnici né legali qualora si decidesse di farlo.
Si tratterebbe però di un messaggio anche politico, che non è nelle corde di SNB:
Comprendiamo perfettamente che potrebbe rappresentare un segnale politico forte, che la Banca Nazionale Svizzera preferirebbe evitare, almeno per il momento.
Proprio per questo il nostro messaggio ufficiale nei loro confronti è (ed è sempre stato) che siamo sempre disponibili e a loro completa disposizione per qualsiasi consulenza o supporto di cui possano avere bisogno, quando sarà il momento.
Come sopra, calma, gesso e pazienza, soprattutto in una situazione turbolenta che, per un’istituzione che ha fatto della stabilità la sua cifra distintiva, invita più alla prudenza che al all-in su nuove idee.
Ok, ma quando?
Sappiamo che i nostri lettori – così come il grosso degli investitori e appassionati di criptovaluta – hanno mille qualità ma non quella della pazienza. Sarete in tanti a chiedervi ora il quando. Quant’è che si dovrebbe aspettare? Ancora una volta, dalla viva voce di Yves Bennaïm:
Abbiamo iniziato a preparare questa iniziativa nel 2021 e ci aspettiamo che il voto abbia luogo non prima del 2028-2030. Non è certamente uno sprint, ma una maratona.
Tuttavia, dato che oggi vediamo sempre più grandi istituzioni, Stati nazionali e perfino singoli Stati americani prendere la decisione di detenere una riserva in Bitcoin, non escludiamo la possibilità che anche la Banca Nazionale Svizzera inizi ad aggiungere una piccola allocazione in Bitcoin alle proprie riserve già prima che l’iniziativa arrivi alla sua scadenza.
C’è dunque ottimismo, perché tra chi fa e non chiacchiera soltanto sui social, ogni segnale positivo è tale e così deve essere interpretato.
E per chi dovesse essere risentito dal no di SNB (momentaneo), c’è sempre da pensare all’atteggiamento di ECB/BCE, che continua a dare ogniqualvolta ce ne sia l’occasione dei delinquenti a chi detiene Bitcoin o criptovalute.