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Sanzioni su un wallet Tron: Dipartimento Tesoro USA colpisce indirizzo crypto. Cosa possono fare… ti stupirà

Il Tesoro USA mette sotto sanzioni un wallet crypto su rete Tron. Ma cosa significa?

Il Dipartimento del Tesoro USA ha incluso un wallet su rete Tron nella lista di sanzionati OFAC. L’inclusione in questa lista comporta l’impossibilità di scambiare denaro con chiunque non voglia avere problemi con la giustizia statunitense.

Il wallet in questione sembrerebbero essere collegati a Aeza Group – servizio di hosting dalle caratteristiche “particolari” – che secondo il Dipartimento del Tesoro USA sarebbe collegato a diversi casi di attacchi ransomware e di traffico di droga. Questo – appunto – secondo le accuse mosse dal Dipartimento. La notizia è stata riportata da Chainalysis qui ed è l’inequivocabile segnale della crescente attenzione da parte delle autorità nei confronti degli scambi su blockchain.

Nel wallet al momento c’è proprio davvero poco. Ci sono soltanto $TRX per poco più di 100$ di controvalore. Dallo stesso indirizzo sarebbero passati fondi per oltre 350.000$ in passato.

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Cosa significa inserire un indirizzo nella lista OFAC di entità sanzionate?

La lista OFAC è una lista nella quale vengono iscritti soggetti sottoposti a sanzioni economiche legate in genere a crimini particolarmente gravi. Può includere privati e soprattutto può includere anche indirizzi su blockchain. Una volta che l’indirizzo è stato incluso, nessun exchange che tema l’intervento della giustizia USA accetterà trasferimenti da quel wallet.

È un metodo relativamente efficace per isolare fondi – che nel caso in cui siano in stablecoin possono essere anche congelati a distanza. Non sembrerebbe però essere questo il caso.

  • Non si può intervenire direttamente su blockchain

Rimane il fatto che le sanzioni non possono intervenire direttamente su blockchain, ovvero nessuno della giustizia USA può presentarsi da Tron o da altre chain chiedendo di sequestrare asset. Il modo più pratico per queste entità di intervenire è quello dell’inserimento dell’indirizzo nella lista dei sanzionati, cercando appunto di fargli terra bruciata intorno.

Un problema per le autorità?

In realtà la trasparenza delle transazioni onchain si è dimostrata essere più volte d’aiuto per gli investigatori. La questione Bitcoin e crypto per il riciclaggio, per quanto Bitcoin non sia stato questa volta coinvolto, rimane di importanza assolutamente secondaria, anche per volumi.

Un tema più politico che reale – e che viene agitato da chi vorrebbe restringere l’uso di queste tecnologie. Operazioni che per ora non sono andate a buon fine e che tutto sommato hanno lasciato il tempo che hanno trovato.

Cosa succederà ora?

Vedremo: non sembra ci siano fondi in stablecoin che possono essere sequestrati, quindi l’inserimento nella lista OFAC avrà come effetto principale quello di impedire l’accesso a exchange in qualche modo regolamentati.

Nessuno infatti correrebbe il rischio, a fronte del pagamento di commissioni comunque minime, di mettersi contro il più formidabile apparato di giustizia del mondo, anche in campo digitale e blockchain.

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