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DOWN MARKET SEGNALI

4 SEGNALI di TERRORE dai mercati. Paura anche per BITCOIN e crypto? Bond USA, oro e banche centrali

Segnali preoccupanti dai mercati: e ora? Ecco verità, contro-verità e qualche preoccupazione eccessiva.

È ancora tutto tranquillo, giurano dalle regie delle principali banche centrali mondiali. Fed, BCE, ma anche il Tesoro USA si sono affannati a comparire in TV, a reti quasi unificate, per dirci che non dobbiamo preoccuparci di nulla. E che se le cose dovessero mettersi male, ci sarebbero pur sempre loro, con una potenza di fuoco che noi uomini della strada non possiamo neanche immaginare.

Chi ha vissuto le precedenti crisi avvertirà quel fastidioso senso di déjà vu. Dato che però vogliamo anche vedere il bicchiere mezzo pieno, andremo a spulciare tra i dati e i numeri e le sentenze dell’unico giudice che conta in questo contesto, ovvero il mercato. E cercheremo di capire anche quanto la cosa potrebbe impattare su Bitcoin e crypto – che sono ormai asset con una propria dignità e che vengono scambiati anche sulle principali piazze internazionali.

È tutto finito? O siamo finalmente tornati? Perché tutti ci dicono che non c’è bisogno di preoccuparsi di nulla? Quali sono i rischi? Cosa ci stanno dicendo i mercati? Ci sono almeno QUATTRO segnali di stress che possiamo però – ci dicono ancora una volta le banche centrali – ignorare. Perché al nostro benessere ci penseranno, ancora una volta, loro.

Fin qui tutto bene

Per i più pessimisti c’è la vecchia storiella dell’uomo che, buttatosi dal cinquantesimo piano, continua a ripetersi durante la discesa che fino a qui tutto bene.

Una storiella ricca di colore – e che viene tirata fuori ogni volta che ci sono dei segnali di stress sui mercati finanziari che le banche centrali indicano come momentanei. La situazione, tra il 50esimo piano e il piano terra, è tutto sommato tranquilla.

Dall’altro lato abbiamo i profeti di sventura, gli YouTuber e gli analisti della domenica che predicano l’arrivo della recessione da esattamente 3 anni, senza che questa si sia palesata. Tra chi vede il bicchiere completamente pieno e chi invece lo vede ormai vuoto, probabilmente la verità è nel mezzo, ed è quello che cercheremo di verificare dati alla mano.

Primo segnale di stress: il rendimento dei bond USA

C’è un primo importante segnale di stress. I rendimenti dei bond americani a 10 anni e 30 anni sono in salita. Questo segnala – da ché mondo è mondo – stress sui mercati finanziari e anche una mancanza di fiducia nel ruolo degli USA anche in campo economico.

BOND USA 30y
Il rendimento dei bond trentennali USA

FATTO: è assolutamente vero che i rendimenti stanno crescendo. I movimenti sono molto rapidi e la volatilità è su livelli che abbiamo visto poche volte nel corso della storia recente.

NON FATTO: non vedevamo certi rendimenti dalla crisi del 2008. È tecnicamente vero, ma non è segnale di assolutamente nulla.

RISPOSTA DELLE AUTORITÀ: Scott Bessent, Segretario del Tesoro USA, ha affermato sui giornali che il Tesoro USA è pronto a intervenire se dovesse essercene la necessità. Secondo Amundi, il livello di intervento sarebbe a 5,25% per i trentennali e a 5,00% per i decennali. Siamo ancora relativamente lontani da quelle soglie.

Secondo segnale di stress: oro verso i 3.700$?

L’oro viene da una performance incredibile nel corso del 2024. Continua a essere molto pimpante sui mercati e a ricordare a tutti che quando il gioco si fa duro, è lui l’unico porto sicuro, nonostante sia – lo ricorderete dalle lezioni delle medie – un materiale duttile e malleabile. Goldman Sachs vede possibili i 3.700$ l’oncia per il 2025. Segnale non bellissimo.

FATTO: l’oro continua a essere pimpante. Una parte rilevante dei movimenti è stato causato anche dagli acquisti di diverse banche centrali, nel tempo e prima di questa “crisi”, vedi Cina.

NON FATTO: le previsioni di Goldman Sachs non sono le Tavole della Legge. Di proiezioni e di previsioni se ne vanno tante, poche vanno a segno.

Terzo segnale di stress: azionario ha corretto in modo importante

E per alcuni indici è anche entrato nel cosiddetto bear market. Ancora una volta però a guardare i numeri troppo da vicino, si rischia di perdere il quadro che sarebbe più chiaro da un punto di osservazione più lontano.

FATTO: Non stiamo affermando che gli indici americani non siano in crisi o che ci siano state delle correzioni importanti anche sulle principali piazze asiatiche. Tuttavia lo scarico è arrivato in larga parte per questioni più strettamente politiche.

NON FATTO: prima di parlare di bear market, sarà il caso di valutare l’effettivo impatto dei dazi e anche la forma e la quantità che saranno scelte definitivamente dal governo USA. La nostra sensazione – per carità, ottimistica – è che in realtà ci sarà spazio per valutare cosa succederà, senza che il trend negativo sia per forza di cose confermato.

Quarto segnale di stress: Bitcoin tiene

È un quarto segnale molto particolare, perché Bitcoin molto raramente si era comportato come asset rifugio. Non lo ha fatto in realtà neanche questa volta, ma ha tenuto più delle borse americane.

FATTO: il problema è per ora locale e relativo principalmente alla questione dei dazi, che potrebbe anche evolvere in senso positivo.

NON FATTO: le locuzioni bear market, correzione e compagnia sono in larga parte strumenti spuntati per capire davvero cosa sta succedendo al mercato. Utilizzarli come se fossero i binari disegnati direttamente da Dio è forse eccessivo.

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