7,7 tonnellate di oro fisico: non siamo nella zecca di stato spagnolo della nota serie “Casa De Papel” , ma a casa di Tether Gold (XAUt), in uno dei suoi segreti caveau svizzeri. Il re del mercato stablecoin, vanta una posizione di prestigio anche nel settore della tokenizzazione della materia gialla, dove rappresenta il maggiore fornitore.
Ieri la società degli italiani Paolo Ardoino e Giancarlo Devasini ha pubblicato il suo report indipendente dove attesta le riserve in oro del primo trimestre 2025, oltre ad analizzare l’outlook di mercato. I risultati sono chiari: oltre ad investire in Bitcoin, Titoli di Stato, e quote della Juventus, Tether compra anche lingotti per assecondare la crescente domanda di XAUt da parte degli investitori.
Tether Gold e la stablecoin XAUT
Non tutti forse lo sanno ma Tether Holdings, il più grande emittente di stablecoin con una fornitura di 148 miliardi di USDT, gestisce anche token digitale rappresentativo dell’oro, ovvero XAUt. Non un prodotto di commodities tokenizzato qualunque ma il più diffuso nel mondo crypto, con una capitalizzazione attuale di $818 milioni. Presenta un market share del 52%, con la restante fetta detenuta da PAXG di Paxos.
Ogni token XAUt è garantito in rapporto 1:1 da un’oncia troy di oro fisico, conservata presso una serie di istituti svizzeri di massima sicurezza. Chiaramente la moneta riflette il valore di mercato del suo sottostante, mentre Tether regola di conseguenza le sue riserve in base alle richieste degli investitori. L’azienda acquista tendenzialmente lingotti verificati dalla London Bullion Market Association (LBMA), ergo l’autorità globale del metallo prezioso che ne assicura la qualità e l’autenticità.
Attualmente una moneta XAUt vale $3.321, con una supply circolante pari a 246.520 unità. La domanda degli investitori per questa stablecoin si sta diffondendo mano a mano che emerge l’esigenza di poter accedere digitalmente ad un asset che replica le performance del bene rifugio. In particolare nei Paesi dove vi è un alto tasso di inflazione, XAUt offre una valida alternativa per esporsi alla price action dell’oro tramite la blockchain.
Tether autodichiara riserve in oro per 7,7 tonnellate
Tether ha riportato ieri la sua attestazione per il primo trimestre 2025, dichiarando riserve per 7,7 tonnellata di oro a garanzia della criptovaluta XAUt. In particolare, al 31 marzo l’azienda deteneva 611 lingotti da 12,5kg, 15 da 1kg e 18 da 0.5 kg, per un totale di 246.524 once troy ( 31,1 g). Se per alcuni questa può sembrare una vera e propria fortuna, per Tether rappresenta solo una minuziosa parte delle proprie attività, dove troviamo una miriade di altri asset in cassaforte.
Non tutto l’oro in riserva è però emesso come sottostante di token in circolazione sul mercato. Infatti di tutti i token XAUt mintati, “solo” 180.777 unità sono state acquistate dagli investitori mentre altri 65.747 XAUt sono disponibili per la vendita. In soldoni, parliamo di $564 milioni contro i $205 milioni che devono ancora essere venduti.
È importante sottolineare che questo documento pubblicato da Tether è stato condotto attraverso la partecipazione di un auditor indipendente (BDO). Ad ogni modo non ci sono prove on-chain né meccanismi PoR (Proof of Reserve) ad offrire una garanzia pubblicamente verificabile delle controparti in oro fisico.
Il rally dell’oro guida le richieste di tokenizzazione
Da inizio anno la capitalizzazione di Tether Gold (XAUt) è cresciuta di circa il 28%, aggiungendo $180 milioni. Questo boom è stato trainato in particolar modo dalla crescente domanda sul mercato per l’oro, che ormai si trova in perenne bull market da febbraio 2024. I prezzi dell’oro tradizionale XAU hanno toccato addirittura i $3.500 per oncia durante la scorsa settimana, per poi consolidare appena sopra i $3.310.
In una fase di forte tensione geopolitica, gli investitori hanno preso d’assalto il bene rifugio per eccellenza, facendo registrare nuovi ATH ogni mese. Con lo scoppio della guerra dei dazi nel Q1, ci sono stati tutti i pretesti per confermare l’asset come uno dei migliori strumenti di copertura in fasi di eccessiva volatilità. In un panorama simile l’oro tradizionale ha avuto anche una trazione maggiore della sua controparte digitale, ossia Bitcoin.
Il grafico mensile dell’oro fa una certa impressione: +79% da ottobre 2023 e 12 candele verdi sulle ultime 15 registrate con un drawdown massimo del -8%. ATTENZIONE però all’iperestensione dell’asset in questo momento e alla sua lontananza dalle medie mobili. Nonostante l’outlook positivo, potrebbe segnare dei pullback nelle prossime sessioni.
Nulla togliere al bene fisico più prezioso del mondo, nonché strumento egregio come protezione dall’inflazione. Ricordatevi tuttavia che chi si è esposto speculativamente sull’oro ai massimi di agosto 2011 ha dovuto attendere ben 106 MESI, ergo circa 9 anni, prima di ritornare breakeven a luglio 2020.
I vantaggi della tokenizzazione commodities
Tralasciando la componente speculativa dell’oro, ricordiamo che i prodotti virtuali tokenizzati, come XAUt di Tether offrono concreti vantaggi per chi vuole esporsi a questo asset. Ad oggi chi vuole comprare oro può farlo essenzialmente in 3-4 modi differenti.
Il primo è quello di comprare lingotti fisici, il che richiede un ampio capitale di partenza e il pagamento di una fees per la custodia che solitamente rientra nell’intervallo 5-25 bps all’anno. Il secondo è quello di passare per ETFs, abbassando i requisiti economici iniziali ma alzando le commissioni a 20-40 bps.
Poi ci sono i ponzi e i servizi che offrono magici investimenti in oro che rendono più dell’apprezzamento del sottostante, ma con vincoli di prelievo alquanto ambigui ( chiaramente per giustificare la necessità di arginare i cash-out). Infine ci sono le versioni tokenizzate, ancorate su blockchain ed accessibili in qualsiasi parte del mondo.
i prodotti come XAUt di Tether sono molto più efficienti a livelli di spese e scalabilità: settlement istantaneo 24/7 e requisiti irrisori per l’acquisto, anche minori di $20 dollari potenzialmente. A questo si aggiungono i costi pari a zero delle fees di custodia, compensate con una misera commissione di $1.89 per la tokenizzazione dell’oro, secondo Dune Analytics.