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Bitcoin: nelle RISERVE STATALI a TAIWAN? Arriva la proposta di un parlamentare. Al via la discussione!

A Taiwan ci si muove per una riserva nazionale in Bitcoin. Perché, come e quando dell'ennesima proposta.

Il parlamentare di Taiwan Ko Ju-Chun ha proposto di creare una piccola riserva statale in Bitcoinqui puoi attivare un PAC per comprarlo! – al fine di tutelare sul lungo periodo la tenuta finanziaria del suo paese. La proposta arriva in un momento di grande stress per diverse delle valute del Lontano Oriente, in paesi con economie con forte vocazione all’export.

Quello di Ko Ju-Chun non è un interesse improvvisato per la causa di Bitcoin e del mondo crypto in generale. Il politico – che siede nella più importante delle assemblee legislative di Taiwan – è da tempo che si interessa al tema, con partecipazioni anche alle più importanti kermesse dedicate al comparto in Asia.

È un’ennesima proposta che arriva da politici di alto rango, in tutto il mondo. Negli Stati Uniti si continua infatti con il percorso legislativo in diversi stati, mentre proposte simili arrivano anche da altre economie e altre giurisdizioni. Effetto valanga dopo l’interesse degli USA, ma anche affezione genuina per un asset finalmente considerato, anche dalla generalità dell’opinione pubblica, come potenzialmente monetario.

Intanto Bitcoin prosegue la sua fase di forza straordinaria – qui l’analisi settimanale firmata da Alex Lavarello.

La proposta: una piccola riserva

Che sarebbe però significativa. Ko Ju-Chun vorrebbe vedere a Taiwan Bitcoin inserito in una più ampia strategia di diversificazione delle riserve valutarie. La proposta è stata fatta ieri alla National Conference, indicando appunto nel rischi globali e in particolari funzionalità di Bitcoin (hedge) le motivazioni a sostegno della sua tesi.

Non è chiaro per il momento su che tipo di sostegno potrà contare Ko Ju-Chun presso l’assemblea – ma si tratta comunque di un potenziale passo avanti anche in termini di dibattito e discussione per l’opinione pubblica.

Onda arancione

Il movimento cresce, anche se forse chiamarlo così è eccessivo, dato che non esiste un coordinamento a livello internazionale e dato che ciascuno dei proponenti ha in realtà diversi obiettivi e anche diverse ragioni per proporre questioni del genere al proprio parlamento.

Il cammino non è stato sempre agevole, anche negli States, dove in Arizona c’è stato poi il veto della governatrice Katie Hobbs alla proposta passata dal parlamento locale per acquistare BTC per la riserva. È stata successivamente accettata una più modesta proposta per conservare Bitcoin e crypto ottenute per abbandono da parte del proprietario.

Anche in altri stati USA – fatta eccezione per il New Hampshire – le cose sono andate avanti con enormi difficoltà, segno che le resistenze a scelte di questo tipo sono per il momento ancora molto importanti.

Mutismo e rassegnazione in Europa, dove c’è solo una proposta in Repubblica Ceca discussa dalla Banca Centrale (è stata proposta dal governatore) ma anche in quella circostanza con grandissime resistenze.

Non esattamente il miglior clima possibile. C’è da dire però che anche per Bitcoin vale il purché se ne parli – e da certe proposte guadagneremo sicuramente qualche interessato in più. Ci guadagneremo anche dei nemici? Pazienza, ci siamo abituati, e suddetta schiera è già numerosa a sufficienza. Non è riuscita a sconfiggere Bitcoin fino a oggi, non ci riuscirà neanche domani.

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